Inaugurazione della mostra “Gemmy Tarini, fotografie 1936-1961”
Giovedì 12 dicembre alle ore 18.00 al Palazzetto Baviera
Nel 1943 esce il prestigioso testo “FOTOGRAFIA – prima rassegna dell’attività fotografica In Italia”, a cura di. Ermanno Federico Scopinich con Alfredo Ornano e Albe Steiner, Ed. Gruppo Editoriale Domus. 114 Autori per una raccolta di immagini selezionate tra migliaia in tutt’Italia che aprirà la strada alla ricerca fotografica italiana.
Nelle Marche vengono selezionati tre fotografi con unità d’intenti nella direzione di una nuova cultura fotografica: Giuseppe Cavalli, 1904-1961, nato a Lucera ma trasferitosi nel 1939 a Senigallia; Gemmy Tarini, 1894-1968, nato a Fermo (città che con Luigi Crocenzi e Eriberto Guidi e Mario Dondero ha fornito preziosi contributi alla cultura fotografica italiana), ma vissuto a Senigallia e Mario Carafoli, 1902-1985, di Corinaldo.
Senigallia Città della Fotografia non può non tenere conto degli albori della propria origine e dell’alba della ragione storica della fotografia italiana moderna che potremo collocare intorno agli anni ‘40 del Novecento.
E’ fondamentale il ruolo di Giuseppe Cavalli, che nell’estate del 1939 si trasferisce per una serie di opportunità a Senigallia, non ultima anche quella di avervi trovato Gemmy Tarini, un fotografo di razza, sensibile ai mutamenti della fotografia e titolare di un qualificato ingrosso di materiale e apparecchiature fotografiche conosciuto in tutto il Centro Italia.
Cavalli e Tarini si frequentano e condividono alcuni work-shop sul ritratto, anche se fotograficamente su lunghezze d’onda diverse: Cavalli chiarista, calligrafo, crociano e Tarini intimista, soggettivo, neorealista, anche se dall’analisi di alcune fotografie scattate nel periodo 1939- 1940 tra Cavalli e Tarini emergono complicità, al punto che è lecito domandarsi: “chi ha influenzato chi?”
Gemmy Tarini è stato uno dei precursori del nuovo corso della fotografia: il primo fotografo senigalliese artistico degli anni ‘40. Le vicende della vita, la sua naturale ritrosia, la decisione e necessità di isolare la sua ricerca contemplativa, lo hanno distolto dalle competizioni ma le sue opere testimoniano la sua consapevolezza sul valore artistico della fotografia e il contributo che ha fornito alla fotografia senigalliese tra gli anni ‘35 e ‘60 del secolo scorso.
Gemmy Tarini nasce a Fermo il 19 dicembre 1894 e muore il 15 novembre 1968 a Senigallia. Così lo ricorda la nipote dr.ssa Marella Tarini: “Gemmy era un ricercatore autonomo del processo fotografico, capace di coniugare la conoscenza teorica e tecnica dell’esecuzione e della macchina con l’intuizione estetica e la attitudine alla cattura o alla costruzione della immagine: inviava alle mostre i suoi scatti e le sue stampe che gli piacevano maggiormente, vinceva anche dei premi e guadagnava citazioni; condivideva, amando peraltro più di tutto il resto la sua autonomia di pensiero e di azione, esperienze, saperi, concetti ed elaborazioni con altri appassionati, a cominciare da Giuseppe Cavalli, che lì si ritrovavano per discutere e misurarsi: lì si vendeva e comprava materiale fotografico, ma si costruiva anche, nel confronto e nel dissenso, l’ inizio della storia della fotografia a Senigallia”.
(Enzo Carli)
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