Il viaggio di Anpi Senigallia a Casa Matteotti
Nel ricordo del deputato di Fratta Polesine
Alle 6:09 del mattino di domenica 20 ottobre 2024, già in autostrada, dal parabrezza largo del pullman si vedeva la strada asfaltata – un catrame tamburellato e drenante scuro della carreggiata, la terza corsia con le linee bianche di mezzeria, la striscia continua a destra e quella discontinua a sinistra (curiosa assonanza alla situazione politica, ma è il pensiero assonnato delle 6 di mattina) – sfilare metodicamente.
È catartico e soporifero, come quando si guarda il fuoco ardere dentro un camino: non si smetterebbe mai.
Siamo l’ANPI di Senigallia.
Abbiamo una programmazione culturale varia tra cui ANPIinVIAGGIO che organizza la nostra Stefania Olivi. In questo 2024 abbiamo deciso due appuntamenti, uno in primavera e l’altro in autunno, che racchiudessero anniversari importanti e necessari: gli 80 anni dall’eccidio delle Fosse Ardeatine e la visita al Museo della Liberazione di via Tasso a Roma e i 100 anni dall’omicidio dell’Onorevole Giacomo Matteotti perpetrato da sicari fascisti su mandato di Mussolini.
E’ un autunno grigio: grigio di sensazioni, perché il tempo intervallato da piogge e drammatiche alluvioni cicliche (a Senigallia e nei borghi limitrofi se non esondano i fiumi Misa e Nevola, sono i tombini e i fossi ad allagare le case) è comunque di temperatura gradevole.
Il programma del viaggio, raccontato da Stefania dopo la prima e unica pausa dell’andata, vede la Casa Museo Matteotti a Fratta Polesine, deposizione fiori al cimitero presso la cappella della Famiglia Matteotti, pranzo al sacco nell’ACLI di Fratta, visita alla Casa del Barbiere, luogo della memoria e dell’eccidio di 43 partigiani e civili a Villamarzana, cimitero della stessa località per le lapidi dei giovani uomini.
Fratta Polesine, il Polesine, lo racconta così Antonio Scurati, nel volume 1 della sua saga “M”:
“I contadini del Polesine sono tra i più disgraziati d’Italia. Hanno vissuto per secoli una vita da bestie, inebetiti dall’aria mefitica, sempre febbricitanti, condannati a morire giovani, cresciuti in casotti stipati di genitori, figli, fratelli, nonni, sorelle, in una convivenza raccapricciante di uomini, polli, suini che disputano il cibo e l’ossigeno ai loro padroni.
Un mondo degradato, tarato, denutrito, dove gli incesti sono frequenti, gli organismi sempre debilitati, le malattie sempre croniche, dove si piange la morte della vacca rassegnandosi a quella della moglie. A causa di questa quotidiana apocalisse, di questo infarto sociale, infarto lento, l’onorevole Giacomo Matteotti – nipote di Matteo, commerciante in ferro e rame, figlio di Girolamo, grande proprietario terriero sospettato di prestare denaro a usura – è il traditore della sua gente. I suoi nemici lo accusano di essere il possidente passato con i proletari, l’agrario che ha rinnegato la sua classe, il “socialista impellicciato”, il figlio dello strozzino che si atteggia a moralista. Suo padre lo accusa di aver disertato il campo assegnatogli dal destino.
Ma chi è la sua gente? Lui ha scelto.
La sua gente non sono suo padre e suo nonno, sono questi contadini squallidi, questi bambini lividi per il freddo, queste madri di vent’anni che ne dimostrano quaranta. Il suo Polesine non è la terra del rimorso ma quella della riscossa, il pantano solcato da 500 corpi idrici tra fiumi, canali, collettori, fossati, in cui negli ultimi vent’anni si sono eseguite migliaia di bonifiche, si sono istituite le leghe, curate le malattie, affermati i diritti della povera gente, il Polesine che alle elezioni del novembre precedente ha mandato Giacomo Matteotti in Parlamento insieme ad altri cinque deputati socialisti diventando la provincia più rossa d’Italia insieme a quella di Ferrara, la terra che lui ha scelto per sé abdicando a quella paterna.
Il Polesine del futuro in cui adesso i socialisti stanno trionfando anche alle elezioni amministrative. Si vota da inizio ottobre con turni elettorali distribuiti lungo tutto il mese. I primi dati sono entusiasmanti: fino a questo momento, i figli della pellagra hanno vinto in tutti e 25 i comuni già scrutinati. Ne rimangono 38, compreso Fratta, il paese natale di Giacomo, dove Palladio progettò la sua prima villa con il pronao e il frontone in facciata, dove c’è la più grande necropoli d’Europa dell’Età del bronzo. I compagni socialisti vinceranno anche lì – tutto lo lascia sperare – e il partito avrà il controllo totale della provincia.
Sarà l’inizio di un nuovo mondo […].”
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