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Intervento di Italia Nostra sulla questione del nuovo ponte Garibaldi

"Non si tratta semplicemente di estetica, ma di alterazione dell’immagine storica della città"

Presentazione del nuovo ponte Garibaldi

A distanza di quattro anni si ripropone il dibattito sulla soluzione migliore per il ponte sul Misa in area urbana; allora si trattava del ponte 2 GIUGNO, oggi del ponte GARIBALDI. Nel 2020 il dibattito partiva da un intervento dell’arch. Bacchiocchi, che per evitare un impatto disastroso sul paesaggio urbano storico proponeva un ponte sollevabile. Naturalmente la proposta non veniva adottata e si ricorreva ad una soluzione di ripiego con i risultati che tutti conosciamo e con la prospettiva di dover ricorrere ad un nuovo progetto per un nuovo ponte.

Questo giustifica la diffusa diffidenza verso le scelte della pubblica amministrazione di fronte a problematiche complesse, che richiedono un ampio confronto di idee e un approccio multidisciplinare. Anche in questo caso infatti sarebbe stato estremamente opportuno, direi necessario, oltre che politicamente corretto aprire un confronto pubblico, coinvolgendo esperienze e professionalità. E invece dopo mesi (anni?) di silenzi, reticenze, rimpalli si impone una soluzione calata dall’alto senza un congruo spazio di tempo per permettere una riflessione e una discussione.

Il risultato è un ponte sopraelevato ad arco con ingombranti rampe di accesso, senza tenere in nessun conto l’impatto devastante che una struttura di queste dimensioni avrebbe sul paesaggio urbano del centro storico, cui vanno aggiunti gli effetti negativi sulla viabilità cittadina già abbastanza tormentata. Infatti un ponte elevato sopra i parapetti del fiume inserito sullo sfondo dei portici, del Foro Annonario e della limitata altezza delle abitazioni che fiancheggiano il porto canale rappresenta una lacerazione della prospettiva architettonica di questa parte della città storica da qualunque parte la si guardi. Le dimensioni fuori scala rispetto al contesto falsano l’equilibrio dei volumi e mettono in secondo piano il paesaggio urbano retrostante. Lo stile architettonico del manufatto più adatto per un contesto urbano moderno contrasta violentemente con l’architettura storica del lungofiume, alterando il paesaggio urbano scaturito dalle ampliazioni della seconda metà del ‘700, quando vennero costruiti i portici, il ponte con la porta di accesso alla città e alla piazza del duomo (Porta Cappuccina o della Posta). Infine con lo spostamento più a monte del nuovo ponte verrebbe meno l’asse con Porta Mazzini (già porta della Maddalena o Porta Colonna), eliminando contestualmente l’originaria prospettiva visiva lungo via Cavallotti.

Ce n’è abbastanza per rimanere perplessi di fronte alla superficialità con cui viene licenziato, anche dalle superiori autorità di tutela, un progetto del genere con la semplicistica e pigra, per non dire cinica, giustificazione del sindaco Olivetti che “l’aspetto della sicurezza è prioritario rispetto a quello estetico”, ignorando che qui non si tratta semplicemente di estetica, ma di alterazione dell’immagine storica della città e che la sicurezza della città, che fin qui è stata palesemente poco tutelata, richiede sempre un approccio complesso altamente culturale e tecnologico, sia intervenendo a monte nel territorio, sia adottando soluzioni più congrue con il delicato tessuto storico di una città. E’ stata suggerita da professionisti quella del sollevamento della struttura con i martinetti già sperimentata altrove; forse ne esistono altre. Con un approccio più problematico e dialogico al problema forse se ne potrebbero individuare anche altre, soprattutto se si tenesse sempre conto che la città storica è un bene monumentale collettivo e nemmeno l’amministrazione pubblica ne può disporre con superficialità e arbitrarietà.

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