“Il rapporto tra attività libero professionale e attività istituzionale deve essere pari”
Comitato Difesa Ospedale Senigallia: "copiamo l'Abruzzo!"
Il Piano nazionale dice che il rapporto tra attività libero professionale e attività istituzionale deve essere pari. Per ogni visita in intramoenia (a pagamento) il medico ne deve erogare una nel pubblico.
La legge che vieta la chiusura delle agende di prenotazione per viste ed esami (n.266/2005) e quella che da diritto ad un rimborso per la prestazione effettuata a pagamento (n.124/1998) sono completamente inapplicate e il cittadino, in balia degli eventi e senza risorse per una sanità a pagamento, rinuncia anche alle cure (il 10% dei marchigiani).
Fatto gravissimo in generale ma ancor più se fatto dalle Istituzioni e che penalizza soprattutto i pazienti che non hanno risposte in tempi certi.
Ma nella vicina Regione Abruzzo è stata trovata una soluzione.
Un emendamento, votato a maggioranza, dice che qualora i tempi di esecuzione siano troppo lunghi e troppo distanti da quelli indicati dal codice di priorità della ricetta del medico di base della Asl (nelle Marche la AST Provinciale) si possono bloccare le attività libero professionali degli specialisti.
E allora basta copiare!!
Vale a dire che vengono prima le prestazioni nell’ospedale in cui i sanitari lavorano e una volta azzerate le liste da’attesa si può ripristinare la libera professione intramoenia.
E con l’aiuto delle strutture sanitarie private convenzionate
Un concetto semplice: se le liste d’attesa sono troppo lunghe non deve essere possibile fare l’attività a pagamento dentro l’Ospedale. Oltretutto sarebbe un vantaggio perchè dando spazio a prestazioni all’interno del servizio pubblico La Regione vedrebbe ridotta, quasi azzerata, la mobilità passiva.
In questo modo la Regione Marche raggiungerebbe 2 obiettivi.
Il primo, quello del Piano sanitario, che garantirebbe le prestazioni secondo le priorità del piano Nazionale: urgenti entro 72 ore, le brevi entro dieci giorni, le differibili entro 30 giorni (visite) o 60 (esami) e le programmabili entro 120 giorni.
Il secondo, ma non certo per importanza, di soddisfare finalmente le esigenze dei pazienti.
Una solidarietà nei confronti dei cittadini a fatti e non a parole che non rinuncerebbero più alle cure (il 10% dei marchigiani lo fa) e che potrebbero curarsi nella propria provincia.
I marchigiani si aspettano un emendamento simile dalla Regione Marche.
Da
Comitato Difesa Ospedale Senigallia
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