“Lasciate in pace i fiumi”
La coalizione di centro sinistra commenta l'evento promosso a Senigallia da GIS e Caritas con Mario Tozzi
Il convegno di venerdì 10 maggio, svoltosi al “Gabbiano” e promosso dal Gruppo Imprenditori Senigalliesi e dalla Fondazione Caritas con forte partecipazione di cittadini e di imprese sul tema complesso “Rischi Imprese Prevenzione Sviluppo” è stato importante, anzi, secondo noi, molto importante.
La presenza e l’intervento di Mario Tozzi, geologo, Primo ricercatore CNR e divulgatore scientifico molto apprezzato, hanno portato finalmente anche qui da noi ossigeno culturale europeo e nazionale, certamente raro.
Lo scenario è presto detto: saluto istituzionale del Sindaco Olivetti, che comunica di doversi assentare brevemente per i soliti “improrogabili impegni ufficiali”. Invece non si è più visto! Un assessore o almeno un consigliere della maggioranza erano in sala? Forse che sì forse che no; faranno sapere: nel caso, si tratta comunque di inopportunità grave, secondo noi.
Segue l’ing. Babini, Regione Marche, il vero Commissario straordinario per il post-alluvione. Dopo parole in libertà su opere ciclopiche, che neanche i Faraoni d’Egitto avrebbero pensato, vengono descritti i procedimenti in atto, da cui possiamo estrarre per brevità una sola nuova informazione importante: il 16 maggio in Regione due Università e la Fondazione CIMA (soggetti tecnico-scientifici) illustreranno indagini e studi ed un sistema di proposte per la riduzione del rischio. Non è chiaro: idee – un piano organico – programmi – progetti o cosa? Comunque ci segniamo in agenda la data e chiederemo-valuteremo la documentazione finalmente in arrivo sul tavolo del Commissario. Per il resto, non una parola sui ponti a Senigallia e in tutta la valle, né sul cantiere quasi fermo della vasca di Bettolelle-Brugnetto!
Poi Mario Tozzi. “Lasciate in pace i fiumi” questo il principio generale, scientificamente documentato, da cui partire per ridurre il rischio idrogeologico in zone molto e male urbanizzate come sono valli e versanti italiani; la valle del Misa-Nevola non fa eccezione, pur non arrivando agli estremi della pianura padana o di certe isole molto turistiche. Le vittime ed i danni anche recenti lo dimostrano, purtroppo.
Qui, dopo oltre dieci milioni di euro spesi per interventi in “somma urgenza”, (se continua così , finirà chissà quando!) e grazie agli “scienziati da tastiera”, ma soprattutto al populismo senza freni di Regione Marche, Commissario Straordinario e Comune di Senigallia dobbiamo purtroppo dire che la sicurezza del territorio è diminuita, non aumentata! Di fumo negli occhi della gente per stupire e “far vedere di fare” ne è stato prodotto tanto. L’esito, per ora, è il seguente: alvei larghi e canalizzati, sfregio della biodiversità e dei paesaggi fluviali, sabbie e limi depositati come capita (vedi casello A14), aumento della velocità e della quantità delle acque di piena in arrivo in città, dove la capacità di deflusso è di circa 300mc/s a fronte di una portata massima di 590 mc/s nell’alluvione del 2014. Se poi disgraziatamente la crisi climatica recasse un’altra tempesta simile a quella del settembre 2022, la situazione sarebbe ancora più grave.
Che non accada mai più è un’umana speranza di tutti noi, ma non basta.
Si dovrebbero quindi “rinaturalizzare i fiumi”, studiare e riprodurre gli esempi molto concreti e ben più complessi già realizzati in Germania, Francia e altrove. Si dovrebbero realizzare in pochi mesi – un anno le prime vasche di espansione; non “i cinque anni per dormire sonni tranquilli” di una famosa incredibile dichiarazione dell’ing. Babini di qualche mese fa. Ripetiamo ancora una volta che il ponte San Giorgio di Genova è stato realizzato in 15 mesi, tutto compreso! Ogni riferimento non è affatto casuale.
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