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Lettera alla Befana in piazza Roma per sensibilizzare sul tema alluvione

"Abbiamo bisogno di chiarezza e trasparenza"

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Lettera alla Befana in piazza Roma

Cara Befana Natale, per questo 6 gennaio vorremmo che i 400 milioni stanziati per la nostra Regione non venissero utilizzati per ripristinare lo stato d’incuria e malagestione che ha caratterizzato l’amministrazione della nostra Valle fino ad ora.

Vorremmo che si potesse parlare chiaramente di come la realizzazione della seconda vasca di espansione, approvata nel lontano 2016, non sia sufficiente alla riduzione del rischio idrogeologico, né ad evitare l’ennesima tragica corsa ai piani alti. Come illustrato dall’Ing. Babini, vicecommissario per il post-alluvione, nell’incontro di presentazione del piano d’interventi strutturali al cinema Gabbiano, lo strumento della vasca di espansione può definirsi efficace se inquadrato in un sistema d’interventi complementari.

L’esperienza degli abitanti di Brugnetto, che hanno atteso circa 30 anni per toccare con mano gli effetti disastrosi di un intervento isolato qual è la vasca di espansione in fase di realizzazione nell’omonima frazione, sembra non essere servita alla P.A. per addrizzare la rotta. La Regione Marche annuncia l’approvazione dell’ordinanza 1001 che permetterà di snellire ulteriormente le procedure di affidamento diretto dei lavori.

Peccato che la deregolamentazione dei meccanismi di controllo pubblico sugli appalti non garantisca l’approvazione del piano progettuale da parte dell’Autorità di Bacino così come la realizzazione degli interventi. Nel 2016 l’Autorità di Bacino si era, infatti, già espressa ma la maggior parte degli interventi programmati non sono stati mai attuati. Si sono piuttosto susseguiti anni e anni d’interventi tampone (non strutturali) di enorme impatto ambientale e con ripercussioni pesanti sulla stessa popolazione abitante .

Invece di agire sulle condizioni strutturali che rendono il nostro territorio altamente vulnerabile, continuiamo ad impegnare finanziamenti a pioggia per ricostruire tutto “dov’era, com’era”. Non “meglio di com’era”! Più di 15 ponti sono stati gravemente danneggiati il 15 settembre 2022 e la scelta politica, non tecnica come invece vorrebbero farci credere, è nella maggior parte dei casi di restitutio ad integrum. Poco importa se proprio le caratteristiche di quei ponti hanno impedito il deflusso dell’acqua in prossimità del tratto urbano quella notte: i fondi sono vincolati al ripristino, ma quale ripristino?

Cara Befana, questo è il paradosso della ricostruzione in Italia, confermato dalla visione politica di un governo liberista e spregiudicato che consapevolmente continua a negare la crisi climatica in atto nonostante quanto accaduto nelle Marche, in Emilia Romagna, e in Toscana (solo per citare gli eventi più recenti). Nonostante il dolore e la rabbia delle persone private di tutto.

Ed è così che il nostro commissario straordinario Acquaroli si riempie d’orgoglio per la realizzazione d’interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, che dovevano essere già stati portati a compimento mesi e mesi fa. In continuità con quanto non svolto dall’Amministrazione Ceriscioli, di nuovo, il problema del dissesto idrogeologico della valle si affronta in maniera frammentaria e “in emergenza”, senza ascoltare la voce e l’esperienza di chi vive e lavora sul territorio, di chi conosce gli effetti di un’alluvione, e di chi conosce i tempi dei soccorsi.

Caro Befana, forse i tredici decessi del 2022, i tre del 2014, gli incalcolabili danni a livello lavorativo, abitativo, personale, sociale, non hanno ancora dimostrato l’urgenza di ripensare completamente le modalità d’intervento pre- e post-? Abbiamo bisogno di pianificare e programmare “a sistema” e su “ampia scala” adeguate azioni di mitigazione del rischio, con l’obiettivo di ridurne le cause e, contemporaneamente, garantire la tutela e la salvaguardia dell’ecosistema fiume.

Abbiamo bisogno di rendere gli abitanti partecipi di questo complesso processo, coniugando sapere locale e scientifico, unendo l’esperienza di chi abita la valle allo sguardo di chi progetta e amministra. Non una tantum, come si è visto nel percorso frastagliato e spesso escludente del Contratto di Fiume, ma in maniera aperta e continuativa per prenderci cura del territorio nel breve, medio e lungo periodo.

Abbiamo bisogno di chiarezza e trasparenza cara Befana, così come di un’assunzione di responsabilità a più livelli da parte delle amministrazioni cittadine, regionali e nazionali, da parte della Protezione Civile così come delle aziende chiamate ad operare a tutela della valle e non del proprio profitto.

Tante possono essere le azioni da mettere in campo per sostenere e ridurre l’isolamento e l’incertezza di chi un secondo piano o un’alternativa non ce l’ha. La nostra esperienza di volontarie e volontari ci ha fatto conoscere la solitudine e la vulnerabilità di tante e tanti di fronte al fango ostinato di chi antepone gli interessi di pochi, alle necessità e ragioni di tutte e tutti.

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