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Giornata contro la violenza sulle donne, intervento della Rete per la Pace subito

"Lo stupro è un’arma di guerra e un crimine di guerra"

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Violenza sulle donne, Giornata contro la violenza sulle donne

Sabato 25 novembre è la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Questa giornata riguarda tutti e anche noi del presidio per la pace subito. Non si può dimenticare che gli eventi drammatici da cui trae origine accadono sempre nei paesi in guerra, perché vi è come un filo macchiato di sangue che accomuna la violenza contro le donne ovunque sia perpetrata.

Nel nostro Paese, nel 2023 abbiamo assistito ad una serie pesantissima di femminicidi: a oggi sono 105. Una realtà che per metà della popolazione italiana, le donne, è tutt’altro che rassicurante. Queste 105 donne, ammazzate per lo più da uomini con cui condividevano un legame affettivo o una famiglia, sono il tragico segno del peso del potere maschilista, originato da un patriarcato millenario e ancora vivo, che si scarica sulle donne ritenute roba di poco conto, come fossero un possesso legittimato da un amore mistificato, un oggetto da eliminare se non risponde alle esigenze maschili.

Si tratta di comportamenti aberranti che si intonano con la permanente e generalizzata subordinazione sociale della figura femminile (non compensata dalla presenza di singole donne in alcune posizioni di vertice), con la svalutazione del loro lavoro, con l’uso del loro corpo per fini pubblicitari o di spettacolo oppure come ostentazione del potere maschile, addirittura sbandierato ai quattro venti non molti anni fa da chi deteneva il potere pubblico ai più alti gradi.

Tanta la retorica in circolo in questi giorni, con la consueta, misera, ricaduta nella ennesima attività educativa a carico della scuola, mentre i modelli di pensiero e di comportamento si apprendono in primo luogo in famiglia, vengono diffusi da mezzi di informazione sempre più pervasivi, si ripropongono nei servizi pubblici e nel mondo del lavoro dove, tra l’altro, vige ancora il licenziamento delle donne in stato di gravidanza.

Ma cosa succede alle donne durante la guerra? I fatti ci mostrano che sono le prime vittime, anche nei conflitti in corso, sebbene estranee a logiche di guerra e colpevoli solamente di vivere in quelle particolari zone del mondo. Perdono la vita e la perdono i loro bambini.

Per anni la violenza dei militari contro le donne, gli stupri, sono stati cinicamente considerati un sottoprodotto inevitabile o una forma di danno collaterale al di fuori del controllo dei comandi militari. Negli anni però sono emerse prove che in molti conflitti la violenza sessuale è stata pianificata e orchestrata da leader politici e militari.

Nella seconda metà del XX secolo, sono stati documentati casi di stupro in più di 20 conflitti. Negli anni ’90, lo stupro è stato utilizzato come strumento di pulizia etnica nell’ex Jugoslavia e come mezzo di genocidio in Ruanda. Nel primo caso, donne appartenenti a gruppi etnici sottomessi sono state intenzionalmente ingravidate attraverso lo stupro da parte di soldati nemici; nel secondo caso, donne appartenenti all’etnia tutsi sono state sistematicamente violentate da uomini sieropositivi reclutati e organizzati dal governo a guida hutu.

Nel 2008 il Consiglio di sicurezza dell’ONU ha approvato la risoluzione “Donne, pace e sicurezza” che riconosce l’uso della violenza sessuale come un’arma di guerra e un crimine di guerra: le violenze contro donne e bambini minano la stabilità sociale, distruggendo famiglie e comunità; la paura della violenza sessuale frena la mobilità delle donne, le costringe a ritirarsi dal lavoro e, se giovani, a restare a casa rinunciando alla scuola.

Ad aggravare la violenza fisica (che non di rado prelude a esecuzioni sommarie), si aggiunge spesso il trauma psicologico che accompagna chi l’ha subita, lo stigma sociale verso “la gravidanza del nemico”, talvolta legato anche alla religiosità delle comunità delle vittime. Il risultato sono vite spezzate come donne e come genitrici, perché ridotte a strumento per umiliare il nemico in una logica proprietaria tutta maschile e nazionalista.

Nella Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne tutto questo non può essere sminuito o accantonato. Tali brutalità accadono anche in quelle guerre che i governi considerano giuste. Dobbiamo pretendere che l’ONU, la UE e gli altri organismi sovranazionali intervengano per impedire questi strazi.

 

da: Rete per la pace subito – Senigallia

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