Lettera aperta ai concittadini di Senigallia: “Così si distrugge il patrimonio”
"Cosa lasceremo alle future generazioni? Una città invivibile all'esterno e brutta; centri commerciali e appartamenti"
Non è una vittoria questa, come qualcuno cerca di far credere. E’ una foto che ritrae la vergognosa distruzione di un quartiere. Sembra uno scenario post atomico. Una gazza sta gridando forse perché non trova più il suo habitat. Da quando la distruzione è una vittoria?
Gli alberi non sono né di destra né di sinistra, anche se alcuni ci inducono a far pensare così. Non sono gli “ambientalisti”, detto quasi come una parolaccia, che si oppongono, ma comuni cittadini preoccupati per la rapida scomparsa del verde dalla città. Ci sono state generazioni nel passato che hanno creato, costruito il giusto e cercato di abbellire il paesaggio.
In questi anni si distrugge il patrimonio che i nostri nonni e padri ci hanno lasciato, si permette di eliminare edifici storici, per costruire sempre di più, la città ne risulta impoverita. Cosa lasceremo alle future generazioni? Una città invivibile all’esterno e brutta; centri commerciali e appartamenti. E anche un debito da restituire: metà dei fondi PNRR sbandierati, sono da restituire, non dimentichiamolo!
Un consiglio: leggete cosa scrivono autorevoli esperti sulla fondamentale importanza degli alberi, non il commentatore di turno spesso guidato da altri. Spargere il terrore dell’albero che cade è una tecnica nota, messa in atto da tempo a Senigallia; confrontate le statistiche: gli incidenti domestici sono mille volte di più per non parlare di quelli stradali.
Guardatevi intorno, chiedetevi dove vi piace passeggiare o anche parcheggiare l’auto: non cercate il riparo degli alberi? Esistono metodi per sistemare strade con alberi. Qui non ne vogliono sapere. Proteggiamo il patrimonio ambientale e culturale, perché è nostro, dei cittadini; rimaniamo gli unici custodi, nessun altro è dalla nostra parte.
Una cittadina di Senigallia
per la città serve anzitutto misurare il grado di inquinamento dell aria e poi, se necessario , trovare delle soluzioni in merito al traffico , creando ad es. parcheggi fuori dalle zone centrali e collegando le periferie e le numerose frazioni con delle navette. però se proprio si vogliono mettere , bisogna scegliere piante che radicano verso il basso e non rasoterra e che sporchino poco. a questo scopo a me piacerebbe avere dei cipressi ( ma probabilmente lei mi direbbe che la sua non è la via che porta al cimitero ).
servono proposte concrete in linea con i tempi non rimpianti degli anni passati .
quindi prima cosa chiediamo i risultati dell inquinamento dell aria , questo ovviamente sempre che in città siano stati investiti soldi, oltre che per i t-red , anche per le centraline di rilevamento .
“Il pino è inadatto alla città”: invece c’è sempre stato nelle città (dall’epoca dell’impero romano ad oggi) e sempre ripiantato, dati i suoi comprovati effetti benefici per la respirazione, per la qualità dell’aria, la salute, la resistenza, l’ombra, la bellezza e i pregi paesaggistici.
“Sono pini marittimi, devono stare al mare”: invece sono pini domestici, Pinus pinea, (detta poi italica) domestico dal latino “domus”: casa, per cui hanno sviluppato specifiche caratteristiche di addomesticamento e convivenza con il tessuto urbano.
“I Pini non hanno il fittone centrale, ma solo radici superficiali”: invece hanno il fittone centrale e radici che scalzano l’asfalto solo se viene loro asfaltata l’aiuola o vengono soffocate da materiali che ne impediscono la respirazione. Una rapida osservazione tra pino con aiuola o senza, lo conferma a chiunque.
“I pini hanno la chioma che non resiste al vento”: invece è congegnata in modo aerodinamico per adattarsi al vento, anche forte. Per questo i pini non vanno potati se non di rami secchi, ritorti o pericolanti, altrimenti si indeboliscono. I pini domestici resistono perfino alla bora che soffia violenta a Trieste per molti giorni all’anno.
“I Pini non sono adatti al cambiamento climatico”, invece sono tra i migliori perché fanno più ombra di tutti, mitigano l’eccesso di calore abbassando la temperatura urbana di diversi gradi; d’inverno lasciano penetrare la luce e continuano a trasformare CO2 mentre i caducifoglie si spogliano e riducono la loro attività.
“I pini sono pericolosi”: solo se compromessi da lavori stradali, cemento e asfalto che soffocano le radici, non monitorati per mancanza di giardinieri comunali, agronomi arboricoltori competenti e specializzati nella cura degli alberi nei territori dei quartieri, esistenti prima che smantellassero l’Ufficio comunale per il verde pubblico ed esternalizzassero a ditte con costi al ribasso.
“I pini sono nocivi”: chi lo afferma? Hanno invece proprietà benefiche quali l’alfa pinene contro le malattie respiratorie e contrastano lo smog, causa di morte prematura, dando ossigeno e aria pulita.
“I pini devono essere potati”: ma sono proprio potature errate che possono renderli instabili, insicuri e malati.
“I pini sono inadatti per la neve”: in parte vero, in parte no, considerata la diffusa presenza di pini in zona montana, ma nella nostra città quanti giorni di neve all’anno abbiamo? L’inverno si sta accorciando e mitigando, le estati si prolungano e aumentano di calore. Dove vengono tolti, si creano isole di calore per decenni, che attirano fenomeni estremi. Le sostituzioni di alberelli sono precarie e gli alberelli sono spesso stenti e troppo presto defunti. Si possono fare azione di controllo nei pochi giorni di neve, con la quale gli esperti conoscitori di pini, dicono scherzando, che “il pino gioca”. I pini se lo meritano e anche noi ci meritiamo la loro presenza di alberi domestici.
“I pini sono assassini”: da cosa si evince? Nelle statistiche dei decessi non vengono contemplati fra le cause di morte, mentre si muore soprattutto per incidenti stradali, smog, tumori e malattie cardiovascolari e respiratorie dovute all’eccesso di calore e polveri sottili. I pini sono dei capolavori d’arte della natura che caratterizzano i nostri paesaggi, la nostra identità e le nostre città.
Tutto il mondo ammira i nostri pini. Anziché abbatterli, dovremmo investire in tecnologie di messa in sicurezza, riduzione ed evitamento del rischio in caso di fenomeni estremi. Questo ha un costo, ma ne va della salute e della qualità della vita dei cittadini in città.
Un dato e’ certo: se una città non è più adatta agli alberi, lo è ancor meno per gli esseri umani.
RIPIANTEREMO TUTTI I NOSTRI PINI SIA IN CITTA' CHE FUORI
Senigallia ha bisogno di teste nuove e di una nuova visione di sviluppo per la città, teste che purtroppo non abbiamo ne tra i cittadini ne tra la cerchia che gravita intorno alla sfera istituzionale che ormai ha più volte evidenziato l’assoluta incapacità di governare questa città.
Quello che è certo è che la guerra è appena iniziata, condivido appieno quando dice “RIPIANTEREMO TUTTI I NOSTRI PINI SIA IN CITTÀ’ CHE FUORI” più alberi mono imbecillità!
piacerebbe a tutti vivere nel verde ma la realtà dei fatti non lo permette .
le città di oggi hanno bisogno di essere efficienti ma soprattutto efficaci .
gli alberi piantiamoli creando parchi ai margini della città ! li il terreno non manca di sicuro .
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