Apposta un’epigrafe dell’alluvione del 15-16 settembre 2022 al Molino della Marazzana
Livello massimo più basso rispetto a quello del 1897, ma i danni sono stati maggiori. Formiconi e Santoni: "A causa di due fattori"
Sabato 16 settembre 2023 ad un anno dalla tragedia che ha investito le valli del Misa e del Nevola, è stata apposta al Molino della Marazzana alla presenza di pochi intimi, tra cui l’attuale proprietario Sig. Lamberto Olivi, l’epigrafe dell’alluvione del 15-16 settembre 2022 con l’indicazione del livello massimo raggiunto dall’acqua.
L’epigrafe è identica quella già apposta allo stipite degli ex Magazzini Generali a Senigallia il 16 maggio scorso e vuole riprendere una vecchia tradizione di lasciare memoria epigrafica del tragico evento.
Il Molino della Marazzana è molto antico (esisteva già nel 1600) ed è stato in funzione fino al 1977. Dal 1920 è di proprietà della famiglia Olivi del Vallone. Figurava già nel catasto gregoriano del 1818 e prendeva l’acqua da un vallato che aveva inizio sotto Villa Castracane a Brugnetto, circa 3 km e 600 m più a monte di dove è situato l’edificio. L’altezza raggiunta dall’acqua in quel punto è stata misurata da Learco Perini in cm 120,5, più bassa di 25 centimetri rispetto a quella del 22 ottobre 1897 (come è scritto nell’antica epigrafe superiore presente sul muro del mulino).
Perché una piena di quantità inferiore abbia provocato più danni di altre alluvioni recenti (2014, 1976, 1955 (2 alluvioni), 1949 (2 alluvioni), 1940, 1939) si spiega con due fattori.
Primo: il precedente lungo periodo di siccità ha reso secchi e friabili gli argini, che sono stati erosi con facilità dalle acque, facendo precipitare nella corrente una grande quantità di fango e di alberi, alcuni già secchi, altri ancora verdi e frondosi.
La notevole quantità di tronchi, rami e altra vegetazione ha intasato la luce dei ponti. Fino a quando la forza dell’acqua non è riuscita a sfondare “il tappo” creatosi in prossimità degli stessi, si è accumulata a dismisura allagando le zone circostanti. Una volta sfondata la diga momentaneamente creatasi, la corrente ha acquistato maggiore irruenza e velocità, devastando il territorio a valle, fino al successivo ponte/tappo, e così via fino al mare. Per cui la fiumana è stata più veloce e impetuosa di quanto ci si aspettasse in base a precedenti esperienze.
Secondo: la straordinaria precipitazione (temporale autorigenerante) ha insistito per diverse ore sulla stessa zona senza spostarsi, con una intensità di pioggia veramente considerevole. Nell’arco di 4 ore – dalle 15,30 alle 19,30 circa – ha accumulato sul terreno circa 220/230 millimetri di acqua per metro quadrato. Da considerare che in precedenti eventi è piovuto per più giorni di seguito, mentre in questa alluvione le precipitazioni sono state limitate all’arco temporale di 4 ore circa e che a Senigallia è piovuto pochissimo, mentre è piovuto moltissimo soprattutto sulle alte colline dell’entroterra.
I danni maggiori provocati dall’alluvione del 2022 sono stati apportati nelle zone dove di recente si è costruito, dalla metà del Novecento ai nostri giorni, in particolare dagli anni 70 in poi, all’interno dell’area che normalmente viene invasa in fase di piena dall’acqua fluviale della vallata da Arcevia a Senigallia. In conclusione, si è costruito dove non si doveva. La colpa di quanto successo non è del fiume, ma dell’uomo.
Paolo Formiconi e Giuseppe Santoni
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