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Petizione per impedire la demolizione di Villa Torlonia a Senigallia

"L’odierna normativa concede al sindaco di annullare o sospendere l’efficacia di titoli edilizi concessi sulla base di atti fallaci"

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Villa Torlonia

I sottoscritti firmatari, con riferimento alla programmata imminente demolizione della cosiddetta Villa Torlonia di Senigallia, dal nome dei proprietari della seconda metà dell’Ottocento, accertata, tramite il confronto delle allegate foto d’epoca con le attuali, l’evidenza di un intervento di restauro conservativo nello stesso complesso architettonico seguito al disastroso sisma del 1930, tale da preservarne sostanzialmente la struttura d’inizio ‘900, cioè quella appartenuta a Leopoldo Torlonia, sindaco di Roma, uomo della “destra storica” e primo cittadino onorario di Senigallia e Pesaro, il cui fratello Marino era consuocero del re Alfonso XIII di Spagna;

constatata la rilevanza per la stessa storia europea di tale edificio, già definito correntemente “Villa Luciana” avendo ospitato Luciano Bonaparte, principe di Canino, fratello minore di Napoleone – protagonista della prima rivoluzione francese, con il nome di ‘Bruto’, quindi presidente del Consiglio dei Cinquecento, ministro repubblicano dell’ Interno, ambasciatore in Spagna e senatore dell’Impero, che di fatto aprì sostanzialmente le porte del potere assoluto al “Grande Corso” –, nonché la facoltosa moglie, la nobile francese Alexandrine de Bleschamp, morta di colera a Senigallia nel 1855, poco dopo essersi trasferita ormai malata con il suo seguito in tale “casino della Marina” onde respirarne la benefica aria, per la cui eredità si accese una disputa coinvolgente anche il nipote Napoleone III, imperatore di Francia; appurata la consistenza nel territorio di Senigallia e nei dintorni – zona propulsiva dei Moti del 1831– di beni dei Napoleonidi ereditati dall’appannaggio del viceré d’Italia Eugenio Beauharnais, già espropriati agli enti religiosi e in seguito riscattati dal papa Pio IX per donarli alla sua città natale onde crearvi l’ente assistenziale “Opera Pia Mastai Ferretti” ancora esistente; esaminati gli studi di Flavio e Gabriela Solazzi, “Luciano e Alessandrina: le abitazioni di Senigallia”, pubblicato nell’aprile 2006 in “Canino 2008. Trimestrale dell’Associazione Culturale ‘Luciano Bonaparte, principe di Canino’”, “Caccia alla corrispondenza privata di Luciano e Alessandrina Bonaparte, 1855 – Intrigo internazionale a Senigallia”, in ‘Eco’ (ottobre 2008), nonché di Giuseppe Santoni, “Note inedite su Alexandrine Bleschamp in Bonaparte e sulla figlia Maria Bonaparte in Valentini. Alessandrina Bleschamp e l’acquisto di Porta Colonna a Senigallia”, apparso nel 2022 nella collana on line della Biblioteca Antonelliana di Senigallia “Libri senza carta” e già pubblicato nella rivista “Marca/Marche”; constatata l’accoglienza riservata alla ritardata divulgazione della prossima distruzione dello storico edificio, nel febbraio scorso, da circa 15.000 lettori dei giornali senigalliesi on line, dalle cui statistiche risultava la contrarietà del 75% dei fruitori; rilevate le circa duecento sottoscrizioni alla petizione on line su ‘Change’, promossa da una studentessa e indirizzata al sindaco di Senigallia per tutelare tale bene architettonico (https://chng.it/DF7tQxPvn5), nonché le centinaia di lettori di un analogo messaggio inviato ai media da un suo collega e di utenti della trasmissione on line sull’argomento in “Storie delle Marche-24”, nel sito “Adesso Web” (https://www.youtube.com/watch?v=eVz6SoiLFUw&t=218s), chiedono, anche e soprattutto in concomitanza della candidatura di Senigallia a capitale italiana della cultura, di prendere in esame la possibilità che l’odierna normativa concede al sindaco di annullare o sospendere, in autotutela, l’efficacia di titoli edilizi concessi sulla base di atti fallaci – come nel caso in questione potrebbe essere il parere della Soprintendenza, riportato nell’autorizzazione della Commissione Regionale per il Patrimonio (n. 117, 3-10-2018, on line nel sito https://marche.beniculturali.it/getFile.php?id=571), ossia “l’edificio fu però gravemente danneggiato dal sisma del 1930 e i lavori che ne seguirono compromisero radicalmente la struttura architettonica originale” –, allo scopo di coinvolgere le parti in causa nella ricerca di una soluzione compromissoria che salvaguardi quanto meno la parte centrale dell’edificio riconducibile alla residenza napoleonide, destinandola a sede dirigenziale, convegnistica, di rappresentanza o museale, anche in considerazione della carenza di un museo civico locale, per scopi culturali e turistici altresì nel contesto di itinerari storico-paesaggistici, anche attingendo ai contributi pubblici statali o europei, collegati ai fondi del PNRR, come ad esempio già avvenuto per la villa Aldini di Bologna.

All’uopo e in attesa di una risposta, i firmatari della presente petizione, nel comunicare di aver reso nota tale questione al Presidente e all’Assessore alla Cultura della Regione Marche, al Consolato Generale di Francia per l’Italia Centrale nonché alle dirigenze del Museo Napoleonico di Palazzo Primoli di Roma e dell’Associazione Culturale “Luciano Bonaparte, principe di Canino” dell’omonimo comune viterbese, dichiarano di essere disponibili a collaborare, nel modo che si riterrà più opportuno, onde giungere ad una soluzione che tuteli il luogo della memoria e i legittimi interessi della proprietà privata.

Distinti saluti.

Leonardo Badioli
Ettore Baldetti
Nino Bucci
Gabriela Osti Solazzi
Franco Porcelli

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