Campanile conferma: “Residenza Protetta non in progetto del Commissario Canafoglia”
"Non si può proporre un piano che stravolge completamente operatività della Fondazione senza informarne prima i proprietari"
I politici e gli amministratori della destra senigalliese devono essere andati a scuola dalla stessa maestra in base al tenore solito delle riposte alle critiche che ricevono. Vittimismo, complesso di lesa maestà, elusione dei problemi sollevati, linguaggio muscoloso e a volte perfino un po’ intimidatorio, verità parziali.
Non fa eccezione quanto i senigalliesi leggono sulla stampa in questi giorni a proposito della Fondazione Città di Senigallia. Amo Senigallia ha relazionato alla cittadinanza la sintesi della documentazione ricevuta dal Commissario, nulla di più e nulla di meno.
In compenso le repliche sono state superficiali o in parte omissive. Il Commissario Canafoglia “ha dimenticato” di ricordare che la proposta di accordo con l’Opera Pia prevede una nuova società mista che gestisca i 40 posti “di cure intermedie”, che la Fondazione Mastai Ferretti gestisca il “controllo di gestione e servizio amministrativo“, che alla nuova struttura è assegnato “il personale sanitario rispondente ai requisiti richiesti” (quindi non necessariamente tutto il personale) della Fondazione Città di Senigallia. La Residenza Protetta non è più prevista. Punto, esattamente quello che è stato scritto. In che cosa consisterebbe la denigrazione? Vi sembra un cambiamento da poco?
E veniamo agli aspetti politici. Bene hanno fatto i partiti ed i gruppi civici della minoranza a non partecipare alla conferenza stampa di mercoledì. Il Commissario Canafoglia non può proporre un piano che stravolge completamente l’operatività della Fondazione senza informarne “prima” i proprietari, che sarebbero la Città di Senigallia e quindi i suoi rappresentanti consiliari. L’incarico glielo ha conferito la Regione per la parte gestionale ma non ci ha messo neanche un euro sopra. E non basta chiedere aiuto al Sindaco senza coinvolgere il Consiglio Comunale. Censurabile anche il comportamento del Presidente del Consiglio Bello che non ha rivendicato il ruolo dell’istituzione che presiede.
La Fondazione cambierà pelle liberandosi delle responsabilità operative, aprendo al sociale (e che fine farà la parte culturale, assente totalmente dalle relazioni e dai comunicati di appoggio)? E’ il Consiglio (= i senigalliesi) che dice sì o no, non Canafoglia.
E qui veniamo al problema di fondo della destra senigalliese, poco incline a metabolizzare i meccanismi democratici quando raggiunge il potere per rappresentanza o per conferimento di incarico. Si comporta come se fosse padrona dell’istituzione e non gestore temporaneo. Le istituzioni cittadine sono tutte lì ma svuotate completamente del loro ruolo: basta vedere che cosa sia diventato il Consiglio Comunale e le Commissioni per rendersi conto che la democrazia è una questione di DNA.
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