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“Contratto di Fiume Misa. Chi l’ha visto?”

Se lo chiede la Rete civica per il Verde

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Cuochi Ancona
Passeggiate lungo il fiume Misa

Abbiamo partecipato con vivo interesse al Convegno sul Misa, organizzato da Diritti al Futuro, giovedì pomeriggio, ed apprezzato la qualità e la competenza dei relatori e l’approfondita disamina dei fatti relativi all’ultima alluvione. Tuttavia ci aspettavamo qualcosa di diverso.

Non tanto per le soluzioni proposte quanto per la mancata attenzione verso alcuni portatori d’interesse che si occupano del fiume, tra cui alcune componenti della società civile. Queste componenti, oltre a quella tecnico-scientifica ed istituzionale, sono presenti all’interno del Contratto di fiume Misa (da ora CFM) che, giusto a titolo di inquadramento, non è “filosofia”, perché rappresenta uno degli strumenti operativi e di indirizzo principali per raggiungere gli obiettivi delle Direttive Europee sulle Acque (2000/60/CE) e sulle Alluvioni (2007/60/CE), supportando e promuovendo politiche e iniziative volte a consolidare comunità fluviali resilienti, riparando e mitigando, almeno in parte, le pressioni dovute a decenni di urbanizzazione sregolata. Il CFM, inoltre, come riportato nell’Articolo 68 bis del Codice dell’ambiente (D. Lgs. 152/06), ha un ruolo fondamentale nella gestione del territorio perché concorre “alla definizione e all’attuazione degli strumenti di pianificazione di distretto a livello di bacino e sottobacino idrografico”. Ovvero, costituisce sì, uno strumento volontario, ma può divenire la base per la gestione strategica di un territorio/bacino nel lungo periodo.

Ebbene, a questo Contratto è stato fatto cenno solo marginalmente, come di uno strumento che c’è ma irrilevante dato che, dopo quello che è successo il 15 settembre, la parola ora è passata al cordone della borsa delle Istituzioni. Eppure, vi sono degli obiettivi ben precisi che coinvolgono le popolazioni non solo come destinatarie degli interventi ma come protagoniste attive e decisive alla soluzione del problema delle esondazioni. Si chiamano ‘obiettivi non strutturali’ e sono descritti all’interno del documento strategico del CFM, di cui facciamo breve sintesi.

L’Obiettivo (A) è riassumibile nella “Realizzazione di una funzione di protezione civile associata”, che passa attraverso l’attualizzazione urgente e il coordinamento tra tutti i piani di emergenza comunali di tutti i comuni lungo le aste del Misa e del Nevola, con riferimento alle zone allagabili sia
urbanizzate che scarsamente urbanizzate. A questo si aggiunge l’educazione e il coinvolgimento di tutte le comunità a convivere con i rischi dei fenomeni alluvionali;

L’Obiettivo (C), invece, riguarda l’attuazione di una manutenzione ordinaria costante, programmata e permanente lungo tutto il reticolo idrografico, con il coinvolgimento dei cittadini residenti, dell’associazionismo e degli imprenditori agricoli, che diventano ‘custodi adottivi’ di tratti di fiume, con patti e regole che individuino con chiarezza i trattamenti da realizzare e i soggetti pubblici e privati competenti e responsabili da coinvolgere.

Al momento questi obiettivi richiedono azioni urgenti, al fine di:
1) recuperare l’interesse e l’attenzione delle popolazioni nei riguardi dello strumento del Contratto di Fiume riscoprendone i valori e le azioni;
2) spostare significativamente l’equilibrio culturale dall’attendismo-assistenzialista ad un meccanismo proattivo, consapevole e organizzato che permetta di ridurre al minimo gli effetti dell’evento (cd resilienza);
3) riprendere il dialogo al momento critico tra cittadini ed istituzioni nell’ottica di una spinta ‘collaborativa regolamentata’ tra cittadini motivati e competenti e Comuni (es. Regolamenti di Amministrazione condivisa e Patti di collaborazione).

Passeggiate lungo il fiume MisaRimandiamo al documento redatto dalla Rete civica del Verde (Associazioni Bellanca, Gruppo della Pastorale sociale e del Lavoro, Senanova, Stracomunitari, Fidapa, Legambiente) in cui vengono riportati i punti salienti del documento strategico del CFM, inclusi i risultati attesi dagli interventi ‘non strutturali’ (https://bit.ly/Contrattodifiume).

Diversi esponenti delle Amministrazioni Comunali ed alcune associazioni di categoria sostengono questo orientamento; finché le opere non saranno compiute non potremo fare altro che agire su una corretta informazione ed educazione delle popolazioni sui fenomeni alluvionali in collaborazione con Protezione civile ed Amministrazioni. Come pure l’attivazione di Patti di collaborazione tra cittadini e PA sulla manutenzione del fiume ci sembra del tutto opportuna e praticabile in tempi brevi. 

Andremo quindi avanti con queste convinzioni, che vogliono riportare in auge il Contratto di fiume
soprattutto perché rilancia il dialogo tra le sue tre componenti, la cui interazione risulta oggi limitata e poco inclusiva.

da Rete Civica per il Verde
Associazioni Bellanca, Gruppo della Pastorale sociale e del Lavoro, Senanova, Stracomunitari, Fidapa, Legambiente

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