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Sicurezza dei fiumi, le proposte di GSA Senigallia e Pro Natura

A quasi due mesi dalle esondazioni

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Vigili del Fuoco: rimozione fango da strade dopo alluvione del 15 settembre 2022

I drammatici eventi alluvionali accaduti recentemente lungo la Vallata del fiume Misa e nell’area del Monte Catria con l’esondazione dei fiumi Cesano, Candigliano, Misa e altri corsi minori, hanno richiesto una giornata di riflessione e approfondimento tra le Associazioni Marchigiane della Federazione Nazionale Pro Natura.

Alla giornata hanno partecipato esperti di vari settori al
fine di cercare, non solo di comprendere l’accaduto, ma anche di confrontarsi sugli interventi in grado, se non escludere, quanto meno limitare le tragedie purtroppo, anche se non con la stessa gravità, ricorrenti.
Hanno partecipato le Associazioni GSA, Gruppo Società e Ambiente di Senigallia, che ci ha ospitati, gli Amici della Foce del Fiume Cesano,

L’Argonauta di Fano e AIACE (Associazione
Italiana per l’Ambiente, la Cultura e le Emergenze) che opera nella provincia di Macerata, in particolare nelle aree del cratere sismico.

Ospiti, invitati a fornirci informazioni utili sono stati il Prof. Fabio Taffetani, docente di botanica presso l’Università Politecnica delle Marche e il Dott. Andrea Dignani, geologo.

Pur non entrando nello specifico degli interventi, possiamo riassumere che quanto accaduto nella serata del 15 di Settembre si inserisce all’interno di eventi che si susseguono con una certa ricorrenza. Le documentazioni storiche rilevano già da diversi secoli, un susseguirsi di eventi a pochi anni di distanza l’uno dall’altro.

Dunque, pur trattandosi di un evento estremo per l’intensità,
difficilmente può considerarsi isolato soprattutto della Valle del Misa e Nevola. L’accentuazione dei cambiamenti climatici a cui stiamo andando incontro lasciano presagire che a periodi di siccità, si alternino eventi alluvionali con una ricorrenza addirittura superiore rispetto al passato.

Alla luce di questa consapevolezza, le strategie che si dovranno adottare non possono essere altre che una saggia gestione del territorio che non si focalizzino su interventi massicci lungo il corso principale dell’asta fluviale ma che si estendano con interventi minuti e puntuali sull’intero
reticolo idrografico.

Purtroppo in questi anni si è operato in modo diametralmente opposto, intervenendo massicciamente lungo il fiume e abbandonando completamente la gestione e manutenzione minuta di piccoli affluenti, fossi e campi coltivati.

A ciò si aggiunga che in questi decenni si è operato, in termini urbanistici, con la presunzione che la tecnologia di cui si dispone fosse in grado non solo di prevedere eventi estremi, ma anche di gestirli.

I fatti dimostrano esattamente il contrario e oggi si scontano drammaticamente con lutti e danni economici, scelte errate come quelle di urbanizzare, a fini residenziali e produttivi, aree di stretta pertinenza fluviale.
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L’idea prevalente di questi anni è stata una gestione ingegneristica dei corsi d’acqua, finalizzata a far defluire nel minor tempo possibile l’acqua lungo il suo corso, rimuovendo gli ostacoli naturali costituiti dalla vegetazione e rettificando meandri e imbrigliando i naturali movimenti del fiume.

Questi elementi naturali, al contrario, rallentandone il deflusso già a monte impediscono che l’acqua nei momenti di piena acquisisca energia travolgente consentendone una dispersione lungo tutto il suo corso, attenuando la sua forza distruttiva.

Il Dott. Dignani ha anche affrontato la questione della casse di espansione, di cui si è molto discusso in queste settimane, per altro adducendo pretestuosamente le colpe ai soliti ambientalisti che vi si sarebbero opposti. Non sembra che queste nel contesto morfologico dei nostri fiumi siano
in grado di contenere oltre certi limiti le ondate di piena, possono, pur con molte incertezze,
limitare marginalmente qualche effetto a valle, nulla di più.

Il fiume non può essere gestito come avvenuto in questi decenni trattando e rendendo il suo percorso simile ad un canale artificiale; al contrario il fiume è un ecosistema complesso la cui gestione va fatta già nella aree a monte e su tutto il suo reticolo idrografico.

Tutti ricordano il soddisfacimento degli amministratori immortalati lungo il fiume privato della sua vegetazione naturale, privandolo, pertanto, non solo della sua capacità di rallentarne il flusso ma anche della capacità filtrante offerta dalla vegetazione.

E’ semplice comprendere come, nei casi in cui la pioggia cada violentemente e in breve tempo su aree impermeabilizzate e con un reticolo idrografico privato della sua vegetazione, le acque si riversino altrettanto rapidamente lungo l’asta fluviale principale, facendo acquisire al fiume un’energia irresistibile per qualsiasi tipo di manufatto ne pretenda il contenimento.

Non è l’artificiosità a cui bisogna tendere quanto piuttosto una maggiore naturalità. E’ proprio la visione puramente ingegneristica, idraulica che sarà necessario contrastare. Come i fatti purtroppo e drammaticamente dimostrano, l’artificiosità dei corsi d’acqua, a fronte di investimenti economici ingenti, non sono stati in grado di rispondere né alle esigenze di sicurezza dei manufatti e neppure all’incolumità delle persone che vivono lungo i fiumi.
PRO NATURA MARCHE – GRUPPO SOCIETÀ E AMBIENTE

Commenti
Solo un commento
favi umberto 2022-11-12 08:03:12
Bene ... e allora? come sempre comunicato del tutto inutile.
ATTENZIONE!
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