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“Consiglio ai Senigalliesi: tenere a portata di mano stivali e badile per spalare il fango”

Il prof. Santoni: "I muraglioni che proteggono la città dalle piene del Misa sono più bassi delle piene straordinarie del fiume"

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Asta idrometrica a fianco del Ponte degli Angeli dell’8 dicembre 2018

Oggi propongo ai lettori di Senigallia Notizie l’osservazione di due immagini.

La prima è l’asta idrometrica posta a fianco del Ponte degli Angeli dell’8 dicembre 2018, in precedenza Ponte del Corso. Come si può notare nella foto scattata da Paolo Formiconi quando il nuovo ponte era stato già costruito ma non ancora completato, il livello dei muraglioni che proteggono la città dalle inondazioni giunge solo a 3 metri. Se le piene sono maggiori dell’altezza di m 3, l’acqua fuoriesce dalle sponde e allaga le parti basse della città. Quindi fino a 3 m di altezza le piene del Misa si possono considerare piene ordinarie e possono essere contenute.

Se invece l’acqua degli eventi meteorologici supera i tre metri di altezza si deve parlare di piene straordinarie o eccezionali, e questo è il caso della recente alluvione del 15-16 settembre scorso.

Progetto del Ponte del Corso precedente al 1886Ora propongo l’osservazione della seconda immagine: un ritaglio del progettato del Ponte del Corso che doveva essere costruito in legno poco prima del 1886, ma che fu sostituito da un ponte in ferro. Il progetto completo è riprodotto alle pagg. 82-83 del libro di Paolo Formiconi e Gianluca Quaglia, Senigallia: storia e immagini del ponte del Corso, edito da Archivio Storico Quaglia, Senigallia 2022 (disponibile presso le librerie Iobook e Ubik).

Il dettaglio della tavola permette di rendersi conto che la piena del 1855, che fu considerata la massima piena fino a quella del 22 ottobre 1897, raggiunse la quota di m. 4,10 rispetto allo zero idrometrico, cioè rispetto al livello del mare.

Quando l’ing. Mederico Perilli progettò i muraglioni che dovevano proteggere dalle piene del Misa si era pertanto a conoscenza che non avrebbero protetto dalle piene eccezionali. Perché furono lo stesso costruiti più bassi rispetto ai livelli più alti delle piene straordinarie delle alluvioni lo spiega lo stesso valente ingegnere Mederico Perilli: “Non lo si volle, solo perché imprigionava la città entro muri altissimi lungo il canale” (Consorzio per la sistemazione del Misa, Relazione sul progetto definitivo dell’Ing. Cav. Mederico Perilli, Stabilimento Puccini e Massa, 27 giugno 1908, pag. 2).

Si tratta dunque di scelte già fatte dagli amministratori senigalliesi del passato. Penso che i cittadini non accetterebbero nemmeno oggi di avere il Misa imprigionato dentro la città fra muri di contenimento dell’altezza di almeno m. 2,50 rispetto al piano stradale attuale (non rispetto allo zero idrometrico), che non permetterebbero la visuale tra le due sponde, senza considerare che sarebbero necessarie delle rampe più alte di accesso ai ponti per permetterne l’attraversamento. Ponti che permetterebbero comunque il riversamento delle acque di piena sulle sedi stradali e sui caseggiati vicini se non venissero anch’essi protetti da alti muraglioni.

In conclusione, non mi resta che condividere con i lettori quanto già scritto dall’indimenticato Sergio Anselmi: “Il fatto è che Senigallia è edificata in un luogo sbagliato, lungo un fiume a carattere torrentizio, con modestissima portata costante e feroci fiumane post alluvionali che alzano il fondo. Ma da secoli esiste così e non si vede come potrebbe essere spostata. […] dal XV secolo non si è fatto altro che scavare, allungare, banchinare, alzare parapetti, allargare, restringere, allargare di nuovo. Forse non c’era e non c’è altro da fare…” (Sergio Anselmi – Sergio Gaiolini, Disegni progetti e mappe del porto-canale di Senigallia, 1487-1982, con notizie sulla attività marinara e sulla fiera, Gli amici del molo di ponente, Senigallia 1982, p.40).

Non rimane perciò che dare questo consiglio ai Senigalliesi: tenere sempre a portata di mano gli stivali e un badile per spalare il fango.

Commenti
Ci sono 5 commenti
leofax 2022-10-07 09:40:41
Professor Santoni, se chi di dovere, si mettesse in testa di scavare l'alveo almeno di un paio di metri dal Ponte Portone alla foce, non credo che ci sia bisogno di alzare gli argini. Aggiungo che all'altezza dei ponti con le pile in alveo se si inventassero dei cunei in pietra come facevano gli antichi romani sui loro ponti, si andrebbe a diversificare le piene, in caso di grossi tronchi e simili, lasciando che l'acqua non vada a bloccare il normale deflusso tra le pile.
Leonardo Maria Conti
francesco1949 2022-10-07 14:01:08
Leonardo, ma se abbassiamo di 2 metri l'alveo del fiume non credi che invece di uscire l'acqua del fiume entrerebbe l'acqua del mare fino ad almeno il ponte Portone?
melgaco 2022-10-07 23:46:20
Quindi nel diciannovesimo secolo ci furono due alluvioni più disastrose di quelle del ventunesimo secolo...dedicato a quelli secondo cui ogni fenomeno è dovuto ai cambiamenti climatici.
favi umberto 2022-10-08 07:58:44
Tutto condivisibile se riferito al centro città, ma metà della cittò verso il piano regolatore è stata invasa da acque provenienti dai bassi argini di Borgo Bicchia e la parte di via Tevere e Stradone Misa è stata invasa da acque fuoriuscite dall'alveo all'argine sinistro del fiume nella parte che precede il ponte Zavatti ove sono pressocchè inesistenti!!!!!
Michele- 2022-10-08 09:30:17
Una ricerca interessante, corredata di considerazioni condivisibili. Peccato per il finale: un’altra voce che si unisce alla già folta schiera degli epigoni dell’ineluttabile?
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