I Consiglieri visionano il bilancio consuntivo della Fondazione Città di Senigallia
Pd Senigallia: "Miracolosamente il patrimonio torna a 49 milioni, che rispetto ai 17 di ottobre, indica una situazione sana"
A febbraio 2021 a Senigallia è iniziata la soap opera “Fondazione Città di Senigallia”, con protagonista l’avvocato Canafoglia, sceneggiatore il presidente Bello, con ausilio del suo partito, sotto la sapiente regia di Olivetti sindaco. Come in tutte le Soap Opera che si rispettino c’è un antefatto, la sconfitta elettorale del protagonista alle elezioni regionali.
Primo atto, normale amministrazione, la nomina del CDA con Canafoglia presidente. Ma subito, dopo appena due mesi, c’è il primo colpo di scena, la pantomima organizzata dal presidente Bello di una audizione della fondazione in Consiglio comunale, cosa anomala visto che le audizioni si fanno in conferenza dei capigruppo. Ma la sapiente regia aveva previsto la spettacolarizzazione dell’evento in diretta streaming, in cui il protagonista, esaltato dal palcoscenico, si esibisce in una arringa degna di un Perry Mason ma di periferia. Oggetto della relazione lo stato finanziario catastrofico lasciato dalla precedente amministrazione e la “solitudine” in cui lavora il nuovo CDA.
Passano pochi mesi di apparente silenzio ed ecco il nuovo colpo di scena, le improvvise dimissioni del protagonista Canafoglia, senza alcuna condivisione con il resto del Consiglio né, tanto meno, con chi l’aveva nominato, ovvero il Consiglio comunale. Di lì a pochi giorni tutto il consiglio di amministrazione si dimette, ma, con un gesto magistrale, il sindaco, di sua iniziativa, congela il CDA dimissionario fino a nuove disposizioni.
Altri due mesi di stallo e silenzio finché arriva la tanto attesa relazione finale che motiva le dimissioni. Ma come in tutte le rappresentazioni che si rispettino, la produzione della soap, in un crescendo di tensione emotiva, ci propone uscite mediatiche quotidiane di frammenti della relazione atti a screditare la precedente amministrazione e ad esaltare la bravura del CDA dimissionario. Il tutto, chiaramente costruito con sapienza a tavolino dal regista con i suoi esperti “occulti”.
Si giunge così al momento di maggior pathos, la relazione di fronte alla commissione dei capigruppo. Qua il protagonista, principe del foro, dà il meglio di sé, con una rappresentazione che strappa applausi a scena aperta, fino in certi momenti a strappare anche qualche lacrima. I consiglieri dimissionari sono i migliori che la città poteva esprimere, hanno lavorato bene, sono riusciti a migliorare il bilancio, per il 2023 si prevede la chiusura in pareggio, ma la situazione, che non è a rischio di default, non è più gestibile e, apice di questo climax oratorio, il salvatore può essere solo un commissario.
Invio quindi delle carte in procura (non si capisce il perché) e all’organo di controllo regionale per richiedere la nomina di un commissario ad acta. Nodo cruciale di tutto questo percorso il grave dissesto finanziario con la dichiarazione di un valore patrimoniale della Fondazione stimato da un ente certificatore nel 2011 di 50 milioni di euro e alla data odierna valutato, secondo una stima richiesta dal presidente protagonista ad un ente non certificatore, 17 milioni di euro. Tutto il pubblico rimane impressionato e allarmato da questi dati così drammatici. Ma ci avviamo all’epilogo.
Nei successivi mesi di silenzio, il presidente del precedente CDA produce una relazione in cui spiega e contraddice gran parte della relazione del protagonista Canafoglia, senza però alcun riscontro da parte della regia della soap, troppo preso a preparare l’ultimo capitolo.
Ed ecco che, a marzo, la regione, con un atto discutibile usando riferimenti di legge errati, nomina come commissario ad acta, udite udite, proprio il nostro presidente dimissionario, protagonista e principe del foro, avvocato Canafoglia. Proprio così, quello che si era dimesso dichiarando che non era in grado di affrontare la situazione finanziaria dell’ente e di sentirsi “solo”. Ora improvvisamente diventa il salvatore della fondazione, non è più in compagnia dei membri del consiglio, quindi ancora più solo, ma, in compenso, ha una retribuzione il cui onere la regione attribuisce proprio alle casse della fondazione.
Pare che si possa mettere la parola “the end” a questa sceneggiata, ma c’è ancora una chicca ed è la novità di questi ultimi giorni. I consiglieri comunali vengono resi partecipi del bilancio consuntivo della fondazione, votato dal CDA dimissionario il 22 febbraio, tenuto nel cassetto fino alla nomina del commissario. Il perché è intuibile dalle prime righe del bilancio, dove il patrimonio della fondazione, miracolosamente, torna ad essere di 49 milioni di euro, che rispetto ai 17 indicati dalla relazione di ottobre, indica una situazione patrimoniale sana ed in grado di gestire con tranquillità tutte le attività dell’ente.
Finalmente siamo alla fine, gli attori hanno preso i loro applausi e i registi palesi ed occulti, hanno raggiunto il loro obiettivo; dare un contentino economico e di visibilità allo sconfitto alle elezioni regionali, denigrare il precedente CDA, creare una gestione autarchica dell’ente senza controllo da parte del comune ed estromettere l’opposizione dalla verifica sull’andamento dell’ente.
Il percorso di questa destra di governo si manifesta sempre più scandaloso e irrispettoso delle più elementari regole democratiche. Per concludere, ricordando l’affinità del sindaco Olivetti con le favole, da lui usate per umiliare una consigliera di minoranza, con una desolante caduta di stile, si può dire che qua ci troviamo di fronte a tanti Pinocchio, con la differenza che l’eroe di Collodi era in fondo simpatico e le sue bugie erano innocenti, qua assistiamo ad una favola disgustosa dagli esiti pericolosi per la Fondazione e per la città.
É questa la cosa che dovete spiegare. La vostra posizione, non si capisce.
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