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Allievi IIS Corinaldesi-Padovano ricordano Nella Montefiori, Vittoria Nenni e Alda Renzi

L'occasione è stata una visita alla Politecnica delle Marche

Allievi IIS Corinaldesi-Padovano hanno ricordato Nella Montefiori, Vittoria Nenni, Alda Renzi

Fare memoria mentre si pensa al futuro. È accaduto a un gruppo di studenti dell’IIS Corinaldesi-Padovano in visita ad Ancona per le giornate di orientamento dell’Università Politecnica delle Marche.

Transitando da una facoltà all’altra, nei dintorni di Villarey i ragazzi si sono imbattuti in una pietra d’inciampo, una delle tante disseminate per l’Europa allo scopo di ricordare le vittime della deportazione nazista. Riuniti in cerchio intorno a quel tassello, allievi e docenti hanno intrapreso un breve, ma intenso, viaggio a ritroso nel tempo; come tappe le date che hanno accomunato il destino di Nella Montefiori – maestra anconetana un tempo residente nel luogo dov’è incastonata la pietra – a quello di tanti altri connazionali di origine ebraica: vite sconvolte dal regime discriminatorio del 1938 e poi letteralmente braccate a partire dall’autunno 1943.

Infatti Nella, già colpita delle leggi razziali, si trovava da qualche anno a Roma, quando venne catturata durante il famigerato rastrellamento del 16 ottobre 1943. Fu quindi incarcerata, caricata sul convoglio per Auschwitz e – dopo uno di quei viaggi che Primo Levi ha così efficacemente narrato – inviata alle camere a gas. Una vicenda terribile che ha richiamato alla memoria quella di Vittoria Nenni, terzogenita di Pietro nata durante la grande guerra proprio nel capoluogo dorico, che, oltre a una pietra d’inciampo, le ha meritoriamente dedicato una strada. Vivà, com’era affettuosamente chiamata, venne arrestata in Francia, dov’era attiva nella Resistenza insieme al marito; benché la nazionalità italiana potesse riservarle una via d’uscita, decise di condividere fino in fondo l’amara sorte dei suoi compagni. Deportata, morì di stenti ad Auschwitz nel 1943 senza mostrare alcun rimpianto.

Da storie che parlano di umanità brutalmente calpestata a una storia che parla di salvezza, protagonista, ancora una volta, una donna. La visita all’ex caserma Villarey, oggi sede della facoltà di Economia, ha fornito l’opportunità per ricordare l’eroica impresa di Alda Renzi, sarta resa vedova dalla Spagnola che, dopo l’occupazione tedesca della città, escogitò un’ingegnosa quanto efficace operazione di salvataggio. Coadiuvata dalle colleghe e dagli abitanti del quartiere circostante, permise la fuga di moltissimi militari rinchiusi nella caserma dove lavorava, consentendo loro di scampare alla deportazione. Purtroppo il destino non le avrebbe riservato alcuna ricompensa rivelandosi, anzi, piuttosto cinico: Alda e una parte della famiglia caddero nel bombardamento alleato che il 1° novembre 1943 annientò in un solo colpo più di 700 anconitani. Anche a fronte di questo ingiusto epilogo, viene da chiedersi perché una simile figura ancora non benefici, come da più parti richiesto, di un segno che nel tessuto cittadino ne presidi la memoria. Sarebbe bello se ai giovani che quotidianamente animano la zona venisse offerta l’opportunità di imbattersi nel nome di una donna che ha salvato tante vite a rischio della propria.

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