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“Fondazione Città di Senigallia: la politica come servizio non è per tutti”

Le considerazioni di Gennaro Campanile (Amo Senigallia) dopo la lettura della relazione del CdA dimissionario

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Gennaro Campanile

Nei giorni scorsi ai Consiglieri Comunali è stata recapitata la relazione del CdA dimissionario promessa al momento delle dimissioni. La relazione è scritta in stile forense, utilizza spesso il “noi”, contiene molti dati ma anche nebulosità, non sempre è distaccata e, soprattutto, non contestualizza gli accadimenti.

Quante volte “con il senno del poi” non riusciamo a capire certe scelte che al momento della decisione ci sembravano le più giuste in base alla situazione? La mancanza di “tutte” le informazioni e del contesto può far giungere a conclusioni errate infatti. A volte si è avuta l’impressione che lo stile e la narrazione usati risentano anche influenze di politica cittadina.

Amo Senigallia ha trovato conferma delle considerazioni svolte nelle settimane passate, sia in termini di analisi che di decisioni da prendere.

La situazione può essere sintetizzata così: la gestione corrente della Fondazione perde soldi che i risparmi perseguiti dal CdA dimissionario hanno ridotto (rispetto allo scorso anno) ma che determinano per il 2021 una perdita di circa 700.000. La gestione è in perdita perché è stata creata una struttura per un numero di ospiti aggiuntivi di Cure Intermedie che non si è verificato. Le economie della gestione oculata non bastano ed occorre aumentare i ricavi (=ospiti) oppure ridimensionarsi mettendo in discussione l’utilizzo di entrambe le palazzine.

Con Autostrade è stato aperta una partita per l’equo indennizzo dei terreni espropriati per la realizzazione della terza corsia. Si è cantato vittoria prima che la partita finisse. Una parte del risarcimento provvisorio (perché sono tre i gradi di giudizio) dato da Autostrade alla Fondazione è stato speso ed ora, forse, occorrerà ridarlo indietro. Se l’esito finale sarà a favore, la Fondazione si ritroverà circa 3,5 milioni in più in banca, in caso contrario dovrà tirarne fuori circa 5,0 che non ha (sono possibili anche situazioni intermedie) e quindi dovrà vendere qualche proprietà.

Le proprietà da vendere ci sarebbero, sia immobili che terreni, ma dei primi non è dichiarato quanti siano indispensabili all’attività economica esistente e quindi non alienabili. Il valore di realizzo dipende poi da quanta fretta si ha di vendere. Alienare una parte del patrimonio per coprire buchi di gestione può essere doloroso ma necessario, farlo per finanziare investimenti (a volte immobiliari) e creare una struttura adeguata non è la stessa cosa.

Ci sono poi altre questioni, importanti certamente ma non determinanti quanto la gestione economica e la vertenza Autostrade (Musinf, Orti del Vescovo, monoblocco ospedaliero).

Il CdA dimissionario non ha nulla a che fare con le precedenti gestioni, ha compiuto una ricognizione necessaria, non è costituito da incompetenti e quindi non si capisce proprio che cosa voglia dire che le dimissioni “sono un atto dovuto di fronte alle tante problematiche descritte e allo stato dell’ente” e tanto meno che “intendono segnare una netta demarcazione tra il nostro operato e le precedenti gestioni anche ai fini di eventuali responsabilità …”. Non si capiscono a meno di pensare che siano una ammissione di non adeguatezza oppure, con un po’ di malizia, che tante “carapelle” non erano previste al momento dell’incarico e la contropartita dare/avere non è equilibrata.

A suo tempo Amo Senigallia aveva indicato l’opportunità di separare l’individuazione del passato (tramite una apposita Commissione) rispetto alla gestione (commissariale) del presente. Anche i relatori sembrano arrivare alle stesse conclusioni là dove scrivono “una gestione straordinaria dell’ente potrebbe avere maggiori possibilità di addivenire ad una transazione vantaggiosa per la Fondazione proprio con Autostrade, piuttosto che una gestione ordinaria”. Invero che “necessita di un intervento radicale, che coinvolga tutti gli Enti coinvolti (…) con un preciso mandato a ristrutturare l’ente”. Naturalmente sarebbe auspicabile che una gestione straordinaria non sia legata a politici e questo comporta che difficilmente sarà espressione di volontariato civico.

Al termine della lettura della relazione si pongono alcune domande per il Presidente dimissionario che, ci auguriamo, possano riferire in aula consiliare: quante volte (rimanendo nello stile della relazione) l’Avv. Canafoglia è andato a Roma per sbloccare l’accordo che avrebbe chiuso la vertenza Autostrade in modo positivo per la Fondazione secondo lo schema definito dal suo predecessore? Come mai non è stato revocato al precedente Presidente l’incarico gratuito di Direttore Sanitario dopo averglielo chiesto? Come è possibile che una gestione così criticata abbia avuto l’onore della stampa nazionale (L’Espresso) come esempio virtuoso per come è stata affrontata l’emergenza covid nelle RSA? Prima di avviare la ristrutturazione e poi al termine dei lavori, quale era la qualità dei servizi erogati e la corrispondenza normativa della struttura al compito assistenziale?

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