“Facciamo il punto sulle terapie per la Covid-19”: i medici USCA non saranno al dibattito
Volpini: "Dopo confronto con colleghi abbiamo declinato l'invito". Ecco le motivazioni. Marchionni presente a titolo personale
“Sono stato contattato in qualità di coordinatore dell’Usca a partecipare a questa ‘Manifestazione’. Dopo un confronto con i colleghi dell Usca abbiamo deciso di non partecipare e abbiamo così comunicato agli organizzatori le nostre motivazioni con una mail inviata in data 18 settembre 2021.”
E’ quanto si legge sul profilo Facebook di Fabrizio Volpini, coordinatore dell’USCA (Unità Speciali di Continuità Assistenziale) del territorio di Senigallia, il quale poi invita a leggere le motivazioni del declino dell’invito al dibattito, organizzato dall’associazione Novum, che intende “fare il punto sulle terapie per la Covid-19” attraverso un incontro fissato per il 2 ottobre alle ore 16 presso il Circolo Arci di Vallone di Senigallia.
All’appuntamento sono stati invitati, oltre al moderatore-giornalista Sandro Galli, il Dr. Fabrizio Volpini con i medici dell’USCA, che come detto non saranno presenti, il Dr. Enzo D’Addesa, medico d’emergenza sul territorio dell’Area Vasta 2, il Dr. Maurizio Marchionni, coordinatore MMG Senigallia, il quale ha annunciato che, in seguito a un confronto con i suoi colleghi, non parteciperà a nome dei medici di base, ma solo a titolo personale, il Dr. Claudio Piersimoni, microbiologo dell’A.P.S. Novum, e un medico dell’associazione IppocrateOrg.
Di seguito riportiamo le motivazioni con le quali i medici USCA hanno rifiutato l’invito dell’A.P.S. Novum.
“Gentile Sig. Giorgio Sartini, Con il dovuto rispetto riservato a Lei e ai Suoi collaboratori, siamo qui a declinare l’invito al dibattito sulle ‘terapie domiciliari precoci’. Crediamo fermamente che la nostra attività clinica quotidiana non possa che muoversi nell’ambito della Evidence Based Medicine, i cui contenuti sono condivisi e discussi dalla Comunità Scientifica secondo processi rigorosi e trasparenti. Per questa ragione riteniamo che non sia possibile, né risulterebbe proficuo, un dibattito rispetto a procedure terapeutiche attualmente molto discusse che si fondano su singole esperienze e che traggono legittimazione da discussioni di piazza piuttosto che da un reale confronto scientifico. Per altro avvallare un parallelismo tra questi due modi di agire rischierebbe di disorientare i cittadini, creando false aspettative in un contesto già complesso ed andando a minare il prezioso rapporto di fiducia tra medico e paziente.
Ne è conferma l’ambiguità che va delineandosi rispetto alla campagna vaccinale, laddove a volte tali approcci terapeutici vengono erroneamente proposti quale alternativa alla vaccinazione, strumento che consideriamo invece fondamentale nel contrastare l’attuale pandemia. Fin dall’esordio della pandemia siamo impegnati, ogni giorno, al fine di garantire la migliore gestione clinico-terapeutica possibile, che non può a nostro avviso prescindere da una accurata e tempestiva valutazione domiciliare del paziente, con adeguata strumentazione diagnostica, coadiuvata da confronto specialistico e constante monitoraggio dell’evoluzione clinica. Solo in questo modo è possibile offrire un approccio terapeutico appropriato che vada a soppesare adeguatamente i rischi ad esso connessi, in soggetti spesso complessi per età anagrafica o comorbidità preesistenti (pazienti con pluripatologie croniche, oncologici, fragili ecc.).
Seppur con tutti i limiti legati alla difficoltà di fornire cure per una patologia per cui, dati alla mano, il trattamento si limita ad una variegata terapia di supporto che va dagli antiinfiammatori fino ad arrivare all’ossigeno-terapia (con la sola eccezione rappresentata dagli anticorpi monoclonali, opportunamente adottati nell’ambito XD del nostro distretto), non possiamo non sottolineare come, grazie alla sinergia tra la nostra attività e quella dei MMG/PLS del nostro territorio, sia stato possibile arginare in modo significativo la pressione sulle strutture ospedaliere nei periodi di maggior picco delle ondate pandemiche. Elemento questo che ci è spesso stato riconosciuto dai pazienti che ci sono stati affidati, e che ci rende particolarmente orgogliosi.”
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