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“Sul tetto delle Marche come Davide contro Golia”

Il Dt Roberto Paradisi commenta l'esaltante stagione dell'US Pallavolo Senigallia - Intervista

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Roberto Paradisi

Al termine di una stagione esaltante (ed estenuante) intervistiamo come ogni anno il nostro Direttore Tecnico Roberto Paradisi.


Nel 2018 la US si era laureata, per numero di iscritti e campionati giovanili svolti, come 16° società italiana di pallavolo, seconda nelle Marche e prima in Provincia di Ancona. Ora è arrivato anche un risultato storico: campioni provinciali under 17 e finale regionale con uno splendido secondo posto. Siamo arrivati sul tetto delle Marche. Grandi numeri e altissimo livello qualitativo. Emozioni allo stato puro?

Parafrasando un gigante risponderei “chiamale se vuoi emozioni”. Ma non sono solo quelle. E’ prima di tutto la conferma del nostro credo che predichiamo da un ventennio. E’ una filosofia dello sport che si impone e dimostra tutta la sua validità: è Davide che sfida e gareggia alla pari con Golia. Mi spiego: noi abbiamo il settore giovanile femminile più vasto in assoluto della regione. Le nostre squadre, compresa l’under 17 che ci ha regalato una “favola” a lieto fine, sono formazioni allestite esclusivamente con il frutto del nostro lavoro, della nostra programmazione e dei nostri sacrifici. Noi non siamo assemblatori di giocatrici prese o predate qua e là. Non bussiamo alle porte altrui. Perché rispettiamo il lavoro degli altri. Noi (come tante altre società che lavorano sotto traccia e che alimentano il movimento) gli atleti li formiamo in casa. E abbiamo dimostrato di farlo bene.

Come si è arrivati ad avere un gruppo con così tanto talento come quello di questa under 17?
Esattamente seguendo la filosofia sportiva e culturale di cui parlavo: abbiamo selezionato nel nostro enorme vivaio le ragazze di quella fascia di età non già talentuose in sé e per sé, ma che avevano predisposizione al sacrificio e che erano pronte ad affrontare un percorso in salita: mentale, fisico e tecnico. Si sono sottoposte per due anni anche a cinque allenamenti settimanali in alcune fasi dell’anno. Si sono allenate in pieno agosto. Loro erano in palestra mentre molte coetanee facevano aperitivi. Loro hanno creduto nello spirito di maglia e nello stemma che abbiamo sul petto. Hanno cementificato un rapporto unico, come sorelle unite da un unico obiettivo: superare i propri limiti verso l’alto. Non abbiamo cercato vittorie facili. Abbiamo cercato di scalare vette difficili: si chiama agonismo verticale.

Sbaglia quindi chi ricorre al mercato e assembla squadre con giocatori provenienti dalle più disparate realtà?

Si tratta di scelte. Legittime quando si fanno accordi con altri sodalizi e si agisce con correttezza. Immorali e stigmatizzabili quando si predano giocatori altrui rappresentando loro, con mezzi infidi, prospettazioni evanescenti di gloria futura, magari dopo aver acquistato sul mercato una serie superiore. Su questo secondo atteggiamento voglio sorvolare, perché è una pallavolo drogata che non ci piace. Noi stessi abbiamo pagato pegno a questa immoralità sportiva, rinunciando gioco-forza a giocatrici che noi avevamo formato. E magari ce le siamo trovate contro. Quando invece si ricorre ad accordi alla luce del sole, chi lo fa non sbaglia ed ha tutto il nostro rispetto ma non è la nostra politica. Di fatto non esiste più un confronto puro tra scuole di pallavolo.

Ma questa volta gli altri si sono dovuto confrontare con la scuola di pallavolo senigalliese …
Certamente. E’ per questo che evoco Davide che gareggia alla pari con Golia. La nostra scuola ha gareggiato e si è confrontata con filosofie diverse dello sport, arrivando sul tetto delle Marche e vincendo il titolo provinciale dopo oltre 30 anni. Abbiamo giocato, e vinto, contro squadre allestite con modalità completamente diverse dalla nostra. E abbiamo dimostrato di poter arrivare dove sognavamo di fare. Senza bramosia isterica di vittoria a tutti i costi. Prima di ogni partita ho chiesto alle ragazze di fare un passo in più verso l’alto, senza preoccuparsi di dimostrarsi migliori di chi era dall’altra parte della rete. Occorreva essere migliori di se stesse. Questo si chiama agonismo sano. Era quello degli atleti greci alle Olimpiadi antiche.

E’ per questo che, dopo la vittoria netta nella finale provinciale, le ragazze avevano in mano il libro del ventennale “La nostra pallavolo”?
Assolutamente si: le immagini e i simboli sono più forti dei discorsi. Abbiamo voluto ricordare al mondo della pallavolo – esibendo il libro che spiega la filosofia della nostra scuola – che si può tornare ad un concetto più sano ed educativo dello sport ottenendo grandi risultati agonistici. Noi ne siamo la prova. Abbiamo voluto dare voce alle tante scuole virtuose che sono la linfa del nostro movimento e che faticano ad arrivare alle fasi finali proprio perché attingono solo ai loro vivai.
Ora qualcuno potrebbe bussare alla porta della US … queste ragazze hanno avuto addosso gli occhi non solo delle Marche …
Bussassero tranquillamente. Più che di giocatrici qualcuno avrebbe bisogno di ritrovare una filosofia sana dello sport. Siamo pronti a spiegarla ai futuri “bussatori”.
Resta un po’ di amarezza per la finale giocata solo nei primi due set? Una partita che poteva andare diversamente …
Noi dobbiamo guardare la montagna infinita che abbiamo scalato e non l’ultimo pezzettino che abbiamo lasciato. Voltiamoci indietro: il cammino in salita fatto fa venire le vertigini. Due anni di ascesa, partita dopo partita, punto dopo punto. Noi venivamo da due partite mentalmente durissime giocate in meno di 6 giorni. Da un punto di vista fisico non avevano problemi, grazie anche al lavoro perfetto del nostro Alessandro Frezza. Ma era difficile mantenere quella concentrazione altissima così a lungo. Comprendo il pianto finale delle ragazze e l’amarezza, sono lacrime sane. Sapremo trasformarle in nuova linfa per crescere ancora. Le nostre avversarie hanno meritato la vittoria e l’amico Daniele Capriotti è forse l’allenatore che più di tutti meritava il titolo. Onore a lui e alle vincitrici. Anche se noi ci sentiamo vincitori allo stesso modo. Quell’argento io lo vedo dorato.
Queste ragazze rappresentano il futuro della prima squadra, ma già quest’anno hanno giocato con continuità ed hanno sorpreso tutti in serie C anche battendo squadre attrezzatissime. È troppo sognare entro i prossimi 2-3 anni la promozione in B2 con questo gruppo? E vedremo ancora le “anziane” in rosa?
Non voglio parlare di tempi. Ma queste ragazze meritano la “B”. E la meritano con l’aquila al petto. Una ragazza speciale un giorno mi ha scritto che la pallavolo è la sua casa, il suo posto sicuro, il suo rifugio. E questo rifugio lo ha costruito qui, con noi. Ed è qui che vuole crescere. Perché per noi la pallavolo non è solo tecnicismo e medaglie da appendere al collo. Non è l’ambizione di una stagione di successi effimeri. E’ crescere con i propri compagni a fianco tutelandoli e ricevendo tutela e stimolo. E’ limitare l’impulso individualista. E’ allenamento e palestra di vita. E’ vita. Le “anziane”? Sono le sorelle maggiori, attente e premurose, del nostro vivaio. Non vedo un futuro di un albero rigoglioso senza la radici più solide e profonde. E senza di loro al mio e al nostro fianco non sarebbe la US che vogliamo.
Il risultato dell’under 17 è stata la punta dell’iceberg, ma anche altre squadre hanno raggiunto le fasi finali provinciali. Il settore giovanile continua a produrre molto…
Alle finali regionali abbiamo chiesto e ricevuto due medaglie in più per Andrea Mazzoli e Stefano Paradisi che, prima di me e dell’ottimo Michele Badioli, avevano allenato con risultati evidentissimi le ragazze under 17. Il nostro lavoro è corale, è una vittoria di un modo di vivere il settore giovanile. Con un supervisore, Michele Rotondo, che ci mette anima e competenza. Questo lavoro coordinato e seguito ha dato tantissimi risultati: penso alla stessa under 13 di Michele alla quale solo per un’applicazione farlocca del regolamento non è stato permesso di giocare la semifinale provinciale; alle finali provinciali a cui è arrivata la prima divisione, alle fasi finali maschili a cui sono arrivate l’under 15 (dovutasi ritirare perché in quarantena) e l’under 13 di Carlos Camus, all’under 15 femminile di Andrea Mazzoli … .

Si veniva da un anno di inattività, almeno agonistica. Quanto ha influito nella crescita tecnica e psicologica di ragazzi e ragazze?
Da un punto di vista di crescita tecnica, abbiamo peso mesi preziosi. Da un punto di vista mentale, direi nulla. Anzi: forse è stato un motivo di stimolo, anche perché siamo stati (come ha scritto la Gazzetta dello sport) la prima società italiana di pallavolo a riprendere gli allenamenti indoor. Ragazzi e genitori lo hanno vissuto, insieme a noi, come motivo di legittimo orgoglio. Di fatto non ci siamo mai fermati: anche nel momento del lockdown più grigio i nostri ragazzi si sono allenati davanti al computer con gli allenatori che li seguivano a distanza.
Quanto è stata dura per la società “sopravvivere” in questo anno?
Durissima, e non solo da un punto di vista economico. Ma come spiegavo la pallavolo è palestra di vita. E’ servito, e tanto, anche questo. Approfitto per ringraziare i nostri impareggiabili covid manager Alessandro Rota e Ivanka Kristic che, con la collaborazione di tanti genitori che ci hanno supportato, hanno garantito la sicurezza dei ragazzi e il rispetto maniacale dei protocolli anti-covid. Senza di loro, sarebbe stato impossiibile.
Sperando che la prossima stagione possa avere un calendario “normale” con quali ambizioni l’Us Pallavolo Senigallia affronterà serie C femminile, serie D maschile e i vari tornei giovanili?
Con lo spirito di sempre ma nella consapevolezza che quello che abbiamo seminato per 20 anni sta iniziando a dare i frutti a lungo sognati. Stupiremo ancora il nostro mondo. Ora la priorità di queste settimane sarà però il settore maschile che vogliamo rilanciare e su cui vogliamo investire facendo uno scatto in avanti. Potremmo presto preannunciare qualche piacevole sorpresa. Da Senigallia deve ripartire la pallavolo in azzurro.
Tutti in vacanza agonistica ora?
Direi tutti in vacanza sport in Puglia. Martedì prossimo partiremo con due pullman e tanti altri mezzi per il Salento per un camp tutto nostro all’insegna della pallavolo ma soprattutto dell’amicizia con oltre 100 tra ragazzi e genitori. Quest’anno che ce lo meritiamo più di ogni altra volta. Poi, a metà luglio, si ricomincia a sudare. E a sognare. Ma ad occhi aperti.

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