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PAP Senigallia risponde a Ciccioli e alla proposta di legge n.20 del 16 febbraio 2021

"Il padre detta le regole, la mamma accudisce… e della nonna che li fa giocare non parla nessuno?!"

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Potere al Popolo

Le sciagurate affermazioni di Ciccioli, oltre al grottesco che incarnano, rappresentano l’ennesimo tentativo di strumentalizzare istanze e bisogni. A fronte di una crisi economica e sociale sempre più sentita nelle Marche, il volto becero della nuova amministrazione regionale prende parola sulla salute sessuale e riproduttiva delle donne, così come sulle politiche sociali e per la famiglia, tacendo la svendita al privato e l’inesistenza di un welfare pubblico e accessibile dietro al “comblotto gender” di sostituzione etnica e crisi della famiglia tradizionale. Questo perché il fascismo vive di disuguaglianze, vive di e nel capitalismo. Ma facciamo un po’ di conti.

Nelle Marche:
– il 50% dei contratti di lavoro sono atipici e precari (Fonte: Ires Marche);
– la richiesta di Cig per il 2020 si attesta a oltre 102 milioni di ore (nel 2019 erano 14 milioni) e quella di Fis a 26 milioni (nel 2019 erano 64mila). Questo vuol dire che ci sono anche lavoratrici e lavoratori che da circa un anno sono fermi, a stipendio ridotto e senza la possibilità di accedere a nessun altra forma di intervento sociale (Fonte: Ires Marche);
– quasi 50mila persone hanno perso lavoro nell’ultimo anno nel settore terziario. Di queste oltre 36mila solo tra commercio, alberghi e ristoranti (Fonte: CNA Marche);
– secondo le elaborazioni IRES rispetto all’anno educativo 2018/2019, solo1 bambino su 4 può accedere ai servizi di asilo nido.

I dati parlano chiaro e ci raccontano il deserto politico creato da decenni di definanziamenti e privatizzazioni. Un deserto in cui l’idea di famiglia naturale posta a misura di tutte le cose non solo è aberrante e escludente ma comoda. Comoda per chi come la maggioranza di Lega-FDI dice di voler investire a sostegno della genitorialità – solo quella della Mulino Bianco però – aprendo al privato le strutture di assistenza territoriale e apponendo come clausola finale di ogni ragionamento l’invarianza finanziaria (art 24 della proposta di legge) che quindi vuol dire non investire nulla. Comoda per chi come il PD ha bisogno di ripulirsi la faccia ma non la coscienza, ergendosi ORA a difesa delle donne e della libertà di scelta.

ORA, perché quando era maggioranza i tagli al piano socio-sanitario regionale non permettevano di sostenere la genitorialità o l’occupazione. Ieri, come oggi, la famiglia tradizionalmente intesa, rimane la spina dorsale di uno stato che ha scelto di tirarsi indietro e di anteporre le ragioni del profitto a quelle della salute e della dignità umana. La famiglia era e continua a essere il primo ammortizzatore sociale e non è un caso che i nuclei monofamiliari siano sostanzialmente esclusi dalle graduatorie di accesso ai servizi. Per loro, come per tutte le altre forme di esistenza atipica e precaria, che sono però la costante di questa epoca, non rimangono che le briciole: contributi straordinari, una tantum, il contentino lasciato per fare in modo che tutto cambi senza cambiare nulla.

Per questo motivo non ci basta indignarci di fronte alle affermazioni di Ciccioli. Perché non solo non crediamo nella famiglia della mulino bianco ma neanche vogliamo essere costrettə ad affidarci a un’idea di famiglia per uscire da una crisi che non è nostra. Una crisi che privatizza i rischi, addossandoci le responsabilità di un sistema in conflitto con la vita stessa.

NON VOGLIAMO TORNARE ALLA NORMALITA’
PERCHE’ LA NORMALITA’ ERA IL PROBLEMA

da Potere al Popolo

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