Banca Marche: “In ambienti finanziari già dal 2011 si sapeva dei gravi problemi dell’istituto”
Canafoglia: " Un'altra udienza dove sono emerse condotte singolari che meritano un attento approfondimento"
Nuovo capitolo riguardante il crack di Banca Marche. Nella giornata del 12 ottobre si è tenuta una nuova udienza durante la quale sono stati ascoltati nuovi testi tra cui il Dott. Franco Gazzani, Presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Macerata, massima azionista di Banca Marche. Fissata già la data della prossima udienza che si terrà il 19 ottobre 2020.
Il dato più rilevante che è emerso è che già dal 2011 iniziavano a trapelare tra gli addetti ai lavori, ed in particolare negli ambienti finanziari di Milano, le prime avvisaglie riguardo i gravi problemi economici in cui versava l’istituto bancario. Gazzani, a domanda precisa rivolta dall’Avv. Corrado Canafoglia, legale dell’Unione Nazionale Consumatori e di oltre 3.000 risparmiatori, ha riferito che la “Finanza Cattolica” tentò in più occasioni di acquistare Banca Marche.
Più precisamente, i tentativi di acquisto avvennero a cavallo tra il 2007 ed il 2009, prima con Banca Intesa, tramite il suo amministratore delegato Corrado Passera, una seconda volta tramite Cariparma: entrambe le trattative non andarono a buon fine. Gazzani ha anche riferito che Banca Intesa propose alla Fondazione Cassa di Risparmio di Macerata di cederle le quote e che poi avrebbero pensato loro a lanciare un’offerta pubblica di acquisto delle azioni di Banca Marche in possesso delle altre Fondazioni, proposta che la Fondazione rifiutò.
Il presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Macerata venne anche approcciato “informalmente” dal dr. Giuseppe Grassano nell’agosto 2011 durante una visita di quest’ultimo al Santuario della Madonna di Loreto: Grassano, dirigente bancario di alto livello nazionale (ha ricoperto incarichi di prestigio in BNL, Banca Popolare di Vicenza, Cariferrara, Banca Popolare di Milano) avrebbe riferito a Gazzani che negli ambienti finanziari di Milano circolava ad agosto 2011 la voce che Banca Marche non navigasse in buone acque, nonostante i dati di bilancio fossero incoraggianti.
Quindi la Fondazione Cassa di Risparmio di Macerata prima dette un incarico di consulenza a Grassano per approfondire tale problematica e poi lo nominò nel 2012 membro del cda di Banca Marche in rappresentanza della stessa Fondazione. Da lì a poco scoppiò la bolla che poi portò Banca Marche alla deflagrazione in una lunga via crucis durata oltre 3 anni e passata prima al commissariamento di Bankitalia e poi alla messa in liquidazione coatta amministrativa, con l’azzeramento delle azioni di oltre 44.000 risparmiatori marchigiani.
Gazzani non è stato in grado di riferire la “fonte milanese” di Grassano in merito alle notizie sulle difficoltà economiche in cui si trovava Banca Marche ad agosto 2011, condizioni ignote a tutti, compresa Bankitalia.
Sulle dichiarazioni si è espresso anche l’Avv.Canafoglia “Un’altra udienza dove sono emerse condotte singolari che meritano un attento approfondimento, stante l’enorme danno causato ai 44.000 risparmiatori ed al territorio che oggi vede concentrato su San Paolo Intesa le posizioni bancarie che prima erano distribuite tra Banca Marche, UBi Banca, Carifabriano e lo stesso gruppo San Paolo Intesa”.
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