“Far tornare i cittadini a parlare della cosa pubblica”
Diritti al Futuro Senigallia: "una nuova legge favorisce la partecipazione"
Ricordiamo due date. Il 27 Luglio 2016 fu il giorno in cui il Consiglio Comunale di Senigallia approvò i Centri Civici che però, al momento non esistono ancora;
il 21 Luglio 2020 è stato il giorno in cui il Consiglio regionale ha approvato la nuova legge sulla partecipazione (n. 31). Quali importanti collegamenti si riscontrano?
Intanto, sulla partecipazione, vale la pena evidenziare che esistono svariate modalità per coinvolgere i cittadini nelle scelte pubbliche. Le esperienze ci mostrano, infatti, come esse tendano a disporsi lungo un continuum rappresentato da due poli che possiamo definire rispettivamente come il «modello della pressione» e il «modello del confronto». Il primo considera la partecipazione come uno strumento destinato a dare voce ai soggetti sociali deboli, marginalizzati o tradizionalmente esclusi. Il ‘modello del confronto’, viceversa, intende la partecipazione come un confronto, tra cittadini che hanno idee, punti di vista o interessi diversi o contrapposti, allo scopo di elaborare soluzioni comuni e trovare punti di intesa.
La nuova legge sulla partecipazione pare riprendere quest’ultimo modello, avvicinandosi all’ideale della democrazia deliberativa, secondo il quale, l’essenza della democrazia consiste nella discussione di argomenti tra tutti i soggetti coinvolti. I sostenitori della democrazia deliberativa ritengono che la partecipazione possa generare soluzioni migliori, più in sintonia con i bisogni di tutti, diffondendo così un maggiore senso di appartenenza alla collettività.
Anche il regolamento che istituisce i Centri Civici si pone sulla stessa linea della norma regionale (l’art. 2 recita “s’intende per processo partecipativo, il percorso strutturato di informazione, dialogo e confronto, che viene avviato in riferimento all’elaborazione di un progetto futuro o ad una futura norma o ad una politica di competenza della Regione, degli enti locali o di altri soggetti pubblici, mettendo in comunicazione enti, soggetti privati, associazioni e persone che vivono, lavorano, studiano o soggiornano a qualsiasi titolo sul territorio, al fine di ottenere la completa rappresentazione delle posizioni, degli interessi o dei bisogni sulla questione in funzione della scoperta di elementi di condivisione e di accordo) dove all’art. 9, h) è previsto che si possano “attivare processi di partecipazione diretta grazie ai quali i cittadini possono proporre, condividere e discutere pareri e suggerimenti riguardanti l’intervento oggetto di discussione. A tale scopo i Centri Civici possono avvalersi, nello svolgimento delle proprie attività, del supporto metodologico della progettazione partecipata”.
A proposito della metodologia, affinchè i processi partecipativi attivati si svolgano nel rispetto dei tempi e dei modi di confronto, la legge regionale prevede la presenza di ‘facilitatori’. Queste sono figure specializzate nel disegnare i processi decisionali, coinvolgere gli attori rilevanti, favorire la partecipazione dei cittadini comuni, mettere gli attori in relazione tra di loro, stimolare il confronto, facilitare le interazioni tra le parti e aiutarle ad ascoltarsi, mediare tra di esse, affrontare e gestire i conflitti, assistere i negoziati, favorire lo sviluppo di processi deliberativi, gestire le dinamiche di gruppo, tenere sotto ragionevole controllo lo sviluppo dei processi, aiutare le parti a redigere i testi di eventuali accordi. Il valore apportato dagli specialisti esterni non consiste solo nella loro conoscenza delle metodologie e nella loro capacità di usarle in modo appropriato. Consiste anche nella loro terzietà. Nel clima teso, carico di sospetti e risentimenti, che caratterizza spesso i rapporti tra amministrazioni e cittadini, l’intervento di uno ‘straniero competente’ può fare la differenza (L. Bobbio).
Negli ultimi decenni sono fiorite, in diverse parti del mondo, svariate esperienze di coinvolgimento dei cittadini nelle scelte pubbliche. Le pratiche partecipative sono ormai raccomandate da molte organizzazioni internazionali, promosse dai programmi europei (p.es. Urban e Leader) e hanno fatto capolino anche nella legislazione italiana, soprattutto nel campo della riqualificazione urbana, delle politiche sociali e degli interventi per lo sviluppo locale (Piani di zona, Piani Integrati locali). Le regioni italiane che fino ad oggi hanno approvato una legge sulla partecipazione sono: Toscana, Emilia Romagna e Puglia. Nelle Marche ci sono state alcune esperienze strutturate di partecipazione dei cittadini alle scelte di politica pubblica (la più importante è quella attivata recentemente dal Comune di Ancona per l’approvazione del Piano strategico, con il metodo dell’Open Space Technology), ma in ogni caso metodologicamente lontane dai processi di democrazia deliberativa precedentemente illustrati.
Anche a Senigallia, a titolo sperimentale e in occasione delle prossimi elezioni amministrative, interessante è stato il tentativo, rivolto alla cittadinanza, di ascoltare ciò che i cittadini ritenevano meritevoli di attenzione per lo sviluppo della loro città.
L’incontro, sostenuto da una metodologia ben precisa, organizzato e coordinato dalla Commissione della Pastorale Sociale della Diocesi di Senigallia, ha visto la presenza di una sessantina di persone, di diversa età anagrafica, status sociale e professionale. Sono state registrate oltre quaranta idee che successivamente sono state aggregate in 12 macro aree ed infine votate con l’aiuto dei post-it. In due incontri successivi si sono approfonditi i temi maggiormente sostenuti in sede di valutazione che, infine, verranno proposti ai vari candidati sindaci. Il clima generato da questi incontri è stato molto costruttivo, cordiale ed attento a rispettare l’indicazione del fare proposte concrete e non le solite critiche disfattiste.
In conclusione, grazie a questa nuova legge, la partecipazione dei cittadini alla vita della città, attraverso i futuri Centri Civici, potrà essere rafforzata. Far tornare la gente a discutere della ‘cosa pubblica’, costituisce, infatti, una sfida importantissima per reagire alla crisi della politica, ormai da troppo tempo piegata alle logiche dei partiti.
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