Senigallia, Volpini traccia un quadro sulla situazione sanitaria territoriale
"Mettere in chiaro quelle necessità per cui mi batto da anni e che oggi l’emergenza Covid-19 dovrebbe aver reso chiaro a tutti"
Sabato prossimo, 11 luglio, il Comune di Senigallia ha convocato un Consiglio Grande sul tema “Gestione emergenza sanitaria Covid-19. Prospettive del presidio ospedaliero di Senigallia e medicina del territorio”. Si tratta di una sessione straordinaria del Consiglio comunale che verrà aperta dalla relazione del Sindaco Maurizio Mangialardi e del Presidente della Regione Marche Luca Ceriscioli (che è anche titolare della delega sulla Sanità in regione).
Ovviamente qualcuno ha già approfittato della situazione per rilasciare dichiarazioni alla stampa definendo questo appuntamento una “passarella elettorale” per la mia campagna… così, tanto per il gusto di fare polemiche senza senso e, naturalmente, senza alcun fondamento. Perché non è previsto un mio intervento, e non ci sarò.
Considerato però il mio lavoro di medico nella città, il mio ruolo di Presidente della Commissione Sanità regionale e anche la mia candidatura a Sindaco di Senigallia, dopo aver tranquillizzato i polemisti di professione, mi sembra doveroso tracciare un quadro sulla situazione sanitaria territoriale, cosa è stato fatto e cosa, soprattutto, c’è da fare nella nostra città, mettendo in chiaro quelle necessità per cui mi batto da anni e che oggi l’emergenza Covid-19 dovrebbe aver reso chiaro a tutti.
Cercherò di essere sintetico, ma devo avvertirvi che, al di là dei discorsi da bar, la materia oltre a essere di grande importanza è anche piuttosto complicata.
Molti infatti sono gli attori in gioco: lo Stato, le Regioni, la Asur, i presidi unificati, le strutture, i dirigenti, i medici, tutto il personale sanitario, etc (la lista è lunga). Ciascuno di questi attori ha la proprie esigenze di servizio e di bilancio, ognuno è parte di un sistema complesso e molto normato, nessuno è capace di poter incidere da solo nell’organizzazione e nella soluzione delle criticità.
Tenendo bene in mente tutto questo, la questione di fondo rimane solo una: garantire livelli sempre migliori di assistenza sanitaria ai cittadini, cioè lavorare bene con l’obiettivo di migliorare costantemente quell’idea, giustissima, di tutela della salute per tutti sancita dalla nostra Costituzione.
La mia visione, e non è un segreto per nessuno, vede al centro la Sanità Pubblica. Tornare, a livello centrale, a investire e potenziare il Servizio Sanitario Nazionale non è una necessità ma una priorità assoluta. E mi sembra proprio che questo concetto sia oramai ben chiaro a tutti (anche alla Comunità Europea!), soprattutto dopo l’emergenza Covid-19.
Oggi questi investimenti sono possibili e sarà importantissimo sfruttarli nel migliore dei modi. Questo mi porta a un secondo grande tema, meno generale e più particolare, che è più vicino e pressante: quello dell’organizzazione territoriale dei servizi sanitari.
C’è molto da fare, anche in termini di fluidità dei processi (e quindi snellimento delle procedure) ma è arrivato il momento di prendere piena coscienza di un’idea che sto – stiamo – proponendo da anni: la medicina territoriale è lo strumento strategico per garantire non solo la sostenibilità ma anche la qualità dell’assistenza sanitaria la sua capacità di prevenzione (altro teme cardine in materia di tutela della salute). E su questo voglio essere chiaro: spostare l’asse assistenziale verso il territorio significa anche migliorare e rendere più efficiente il luogo di cura per eccellenza, l’ospedale.
Volendo sintetizzare, tre sono i punti che voglio esporre in forma più ragionata e ritengo siano determinanti per una gestione sanitaria efficiente a favore dei cittadini.
Il primo è quello che comporta un grande sforzo, tanto organizzato quanto culturale: favorire velocemente e virtuosamente il processo di integrazione fra ospedale e territorio. Per farlo è necessario superare il confine fra sanità e welfare, continuando a lavorare con determinazione verso un modello che sappia incrociare virtuosamente le prestazioni sanitarie con quelle assistenziali.
Di conseguenza, il secondo punto è quello di investire maggiormente sul territorio, sulle cure primarie e sulla medicina generale, affiancando le risorse umane e tecnologiche necessarie al buon funzionamento delle attività di prevenzione, assistenza alla cronicità, supporto alla non autosufficienza. Solo così si può imporre questo nuovo modello che aumenta l’efficienza complessiva del sistema e comporta vantaggi per tutti: i cittadini che sono più assistiti e monitorati (anche a domicilio), l’Ospedale che può lavorare meglio (gestito e potenziato con l’arrivo di nuovi medici e con macchinari all’avanguardia). Quindi, investire per crescere in termini di professionalità dedicate e per dotare delle necessarie tecnologie sia l’Ospedale che i Medici di Medicina Generale che devono poter disporre per i loro pazienti di strumenti diagnostici di primo livello (ECG, Holter, Ecografia generalista, Spirometria…) indispensabili per far fronte alla crescente domanda di salute.
Il terzo punto è un appello che rivolgo a tutti e riguarda l’attuale opportunità (che, non dimentichiamolo mai, è “figlia” di uno shock terribile e doloroso) che abbiamo oggi. Dobbiamo essere pronti a recepire le risorse che arriveranno dal governo e dall’Unione Europea con progetti concreti: non abbiamo bisogno di polemiche sterili, di chi coltiva solo il loro orticello, ma di idee competenti per migliorare l’assistenza e la cura per tutti i nostri cittadini, in Ospedale e sul territorio.
Solo così, con un sistema più organizzato, virtuoso e tecnologico, la Sanità potrà aumentare in termini di qualità e essere più vicina alle persone. E questa è l’unica cosa che conta.
I piani di rientro regionali – Da allora le cose sono andate sempre peggio. In nome del risanamento dei bilanci locali e delle aziende sanitarie sono scattati i piani di rientro per le Regioni con uno squilibrio nella sanità superiore al 5 per cento del finanziamento complessivo. Così i governatori hanno tagliato ancora. Nel Lazio, ad esempio, Nicola Zingaretti ha cassato 3.600 posti letto e chiuso diversi ospedali. In compenso il bilancio regionale della sanità è tornato in positivo, ma il prezzo da pagare per la collettività è stato alto in termini di costi e servizi. Al posto degli ospedali, sono proliferate le più “economiche” Case della salute, strutture ambulatoriali sul territorio nate per offrire alcune cure primarie. Tuttavia, un focus sullo stato di salute della sanità pubblicato dall’Ufficio parlamentare di bilancio il 2 dicembre 2019 ha evidenziato tutti i limiti del nuovo modello messo in campo dai governatori: “L’insufficiente potenziamento dei servizi territoriali pone un’incognita sul successo dell’operazione, con segnali di razionamento delle prestazioni rispetto ai bisogni, che emergono in particolare nei servizi di emergenza”.
....mentre tornavo a casa ho visto una luce forte provenire dal cielo
....la macchina si e' spenta ed una luce fortissima mi ha accecato
....mi sono svegliato ed ero sdraiato su di un tavolo con degli "esseri" che mi guardavano
....uno di essi mi ha detto : Tornerai sulla terra e dirai a tutto il mondo che la terra e' piatta !!!
....poi mi ha bisbigliato un'altra cosa nell'orecchio, senza farsi sentire dagli altri
....mi sono svegliato ed ero di nuovo nella mia macchina
....da allora, dico a tutti che la terra è piatta e voto da sempre PD !!!!
Leonardo Maria Conti
l'ipotesi di una sanità pubblica. Si è sempre adeguato agli ordini del
suo partito e non agli interessi dei cittadini. Lui parla di sanità del
territorio: nel 2015 avevo presentato una mozione per istituire a
Senigallia l'infermiere di quartiere h24 per permettere a tutte le
persone di avere un presidio domiciliare. Volpini era assessore alla
sanità e mi disse che era una ottima idea. Poi è diventato oltretutto
presidente della commisione sanità ragionale e non ha mai mosso un dito
per far partire questo progetto. E che dire delle condizioni in alcuni
casi drammatiche in cui versa l'Ospedale di Senigallia? E che dire dei
13 ospedali chiusi nel 2015 nelle Marche? E che dire del Covid Hospital
di Civitanova dove Ceriscioli ha fatto costruire una nave nel deserto
senza potenziare gli ospedali del territorio? Volpini è sempre stato
zitto (a parte dire su Facebook che non era d'accordo). Non si è mai
dimesso da nulla, continua a prendere un lauto stipendio come
consigliere regionale e continua a stare nello stesso partito che gli ha
sempre dato una poltrona. Con VOlpini Sindaco l'Ospedale di Senigallia
chiuderà definitivamente in battenti. Paolo Battisti
Per poter commentare l'articolo occorre essere registrati su Senigallia Notizie e autenticarsi con Nome utente e Password
Effettua l'accesso ... oppure Registrati!