Fratelli d’Italia sulla proposta Ue dei 172 miliardi euro all’Italia
Bello (FdI): "Opportuna prudenza. La partita è ancora aperta: potremmo chiedere di più a fondo perduto senza vincoli inutili.
In questi giorni, molti mi chiedono un parere sui 172 miliardi di euro circa, che dovrebbero arrivare dall’Unione europea, da destinare all’Italia per il rilancio e la ripresa dopo la parentesi Covid-19 e lo stato di emergenza, che ha annichilito l’economia reale del nostro Paese.
Ecco, allora, qualche riflessione sull’argomento che, data anche la mia esperienza a Bruxelles nelle istituzioni comunitarie, mi suggerisce estrema prudenza sul tema e sulla proposta UE, salutata favorevolmente ed in anticipo dal premier Conte e dai suoi alleati (PD-M5S).
Il Governo, anzitutto, ha fatto male a ringraziare la Presidente della Commissione UE, Ursula von der Leyen, mentre dovrebbe – a ragion di logica – alzare la voce su cinque punti cruciali e porsi altrettanti interrogativi, appena avrà l’occasione di confrontarsi nelle fasi conclusive delle trattative.
1) Quali e quanti vincoli metteranno i burocrati europei? Questo è un grosso punto interrogativo, perché se queste risorse saranno gravati da troppe procedure e cavilli, finiranno per essere difficilmente utilizzabili per le priorità di imprese, enti, soggetti eleggibili e cittadini.
2) Saremo liberi di usare queste risorse per finanziare gli obiettivi, che interessano davvero il nostro territorio nazionale e il tessuto economico, sociale e produttivo? In verità, ancora non lo sappiamo; dalle pressioni che stanno facendo alcuni Stati, a partire dalla Germania, rischiamo che per avere queste risorse dovremmo subordinarle a richieste particolari imposte da Bruxelles.
3) Le risorse, che riceveremo sono davvero risorse in più? Solo in parte, perché i fondi paiono tanti, ma in realtà l’Italia, fino a questo momento, è un contributore netto, cioè per decenni ha dato all’Europa molto più di quanto ha ricevuto. Quindi, ci avvantaggeremmo solo relativamente. Bisognerebbe, pertanto, chiedere di più ai tavoli europei.
4) Arriveranno subito queste risorse? No. Anzi, i tempi rischieranno di essere lunghi e incompatibili con la velocità richiesta dalle necessità dettate dalla crisi e dall’emergenza: infatti, queste risorse cominceranno ad essere disponibili tra circa sette/otto mesi, non prima comunque di gennaio 2021, ovvero saranno disponibili soltanto quando partirà il nuovo bilancio comunitario settenale 2021-2027, quello che prevederà procedure e capitolati, come sempre, e che riguarderà, in modo particolare, i programmi di finanziamento diretti e strutturali, e non solo.
5) I fondi sono tutti nostri? No. 82 miliardi sono sovvenzioni a fondo perduto, mentre 90 miliardi sono prestiti da restituire.
Quindi, la partita è tutta ancora aperta e rimandata al Consiglio europeo del prossimo giugno, che fisserà le modalità, le condizioni e i tempi di utilizzo. Solo allora capiremo se queste risorse saranno davvero utili per una ripartenza dell’economia reale italiana o se saranno l’ennesima presa in giro del Governo Conte.
Massimo Bello
Responsabile regionale Dipartimento ‘Politiche UE’ – Fratelli d’Italia
A mio parere, invece, occorrerebbe entrare nel merito. Soprattutto, quando si desidera argomentare o rispondere ad altri. Ed è ciò che mi accingo a fare, tralasciando ovviamente quanto ho già scritto nel mio articolo.
1) Anzitutto, non c'è bisogno di uscire fuori dall'UE. Non l'ho mai detto e neppure scritto. Sono da sempre un sostenitore dell'Europa. Credo, comunque, che questa Europa vada modificata. E per modificarla è necessario cambiarne la struttura portante, cioé i Trattati, che l'hanno istituita. Sappiamo tutti che è un processo articolato, ma è urgente farlo. Un'Unione europea federale (Manifesto di Ventotene di A. Spinelli) oppure un'Europa confederale. Il dibattito è aperto. A me piace un'Europa, nella quale sia chiara la supremazia della politica sull'economia. Non deve più esserci l'Europa delle burocrazia, delle banche e della finanza. Ma un'Unione, nella quale prevalga il diritto alla politica di governare le dinamiche di un Continente allargato.
2) La quota netta 'associativa' che l'Italia versa all'UE è considerevole. Si aggira tra i 45 e i 55 miliardi di euro. Siamo il terzo Paese membro, che 'finanzia' l'Unione, dopo Germania e Francia. Abbiamo - o dovremmo avere - un ruolo importante. Invece, ciò non accade. I motivi sono molti, Ma in questa sede è superfluo menzionarli. Anche perché alcuni sono palesi.
3) Rimanere in Europa ha dei privilegi e dei vantaggi. L'esempio, a cui Lei accenna, è uno dei tanti, anche se quello, che ha scritto sul 'roaming e su internet' è impreciso: in realtà, vi è un abbattimento parziale dei costi tariffari. Ciò che è più importante, invece, sempre per rimanere in tema di internet e telefonini, è la 'politica digitale' dell'UE per informatizzare il rimanente 80% della popolazione europea la parte più importante del dibattito, che dovremmo approfondire. Oggi l'UE dà l'opportunità di potenziare una rete di infrastrutture di telecomunicazione, che ci permetterà nel futuro prossimo di migliorare servizi e fruizione. Ed è di ciò che, forse, dovremmo discutere.
4) Chiedere di più non è opportunismo, è un diritto. Proprio perché siamo il terzo il Paese membro, che versa più risorse all'UE, è giusto chiedere di più. Soprattutto alla luce di una crisi di economia reale, che sta colpendo, in primis, l'Italia. Allo stesso tempo, è utile informare di più e far conoscere meglio le opportunità finanziarie, che offre l'UE attraverso il suo Bilancio settenale e la sua programmazione con i fondi diretti ed indiretti (strutturali). In questo modo, daremmo la possibilità concreta a tutti i soggetti eleggibili (PMI, grande impresa, enti pubblici e privati) di presentare progetti e investire risorse in tutti i settori.
5) L'UE, da una parte, offre risorse finanziarie attraverso i Bandi, che altro non sono che l'attuazione pratica dei Programmi diretti ed indiretti. Lo fa con delle regole. Le regole vanno rispettate. Ma ancor prima conosciute. E, in questo, mi collego al punto 4): serve più informazione e più attenzione, lasciando agli esperti di parlare e di operare. Le regole ci sono e l'UE le fa rispettare. Chi non le rispetta, è punito ai sensi dell'ordinamento.
6) Le risorse dell'UE, ovvero dei Programmi e dei Bandi, non vanno in tasca di alcun mafioso e non vanno ad ingrassare nessuno. Generalizzare non serve a nessuno. Che vi siano stati alcuni casi, in Italia come in altri Paesi membri UE, di frode o di altri reati finanziari, ciò è noto a tutti. Le procedure di infrazione che l'Ue ha avviato nei confronti di quei Paesi membri, che hanno violato le regole, ad esempio, sulla gestione dei fondi strutturali sono tante. Ma ciò non inficia l'obiettivo e le finalità della settenale programmazione finanziaria dell'UE.
7) L'UE dà risorse sulla base di progetti. Se ci sono progetti, che rientrano nelle finalità dei Bandi e questi progetti rispondono ai requisiti, l'Unione li finanzia. Ovviamente, oltre ai fondi diretti ed indiretti, esistono altri strumenti UE per finanziare lo sviluppo e le infrastrutture. Come, ad esempio, la BEI. Ed altri ancora. Ma, scrivendo ancora, il mio intervento si allunga e non voglio tediare i lettori.
Concludendo, Le dico che a me e a tanti altri dell'Europa importa perché desidereremmo un'Unione Europea più forte, unita e politicamente in grado di fronteggiare le sfide dei prossimi anni. Sfide, che varcano i confini europei e che hanno come avversari la Cina, gli Stati Uniti d'America e il sud-est asiatico. Per non parlare dell'Africa e dell'America del sud. Per tornare, invece, all'argomento del mio articolo, che lei ha commentato, credo che l'attuale Governo Conte possa e debba chiedere di più, ma soprattutto che lo possa e lo debba fare proprio in relazione a quei 'vincoli', che dovrebbero essere meno pesanti di quel che vorrebbero imporre le burocrazie europee. Altrimenti, potremmo correre un rischio altissimo, cioè quello di non riuscire - visti i dati della nostra economia - a non rispettarli e a trovarci in difficoltà. In un momento di rilancio, l'Italia, come altri Paesi membri UE, hanno bisogno di libertà e non di 'lacci', che potrebbero impedire o rallentare la ripresa. Un'ultima chiosa. Non creda, comunque, che le risorse (i 172 miliardi circa) arrivino tra una settimana! Perché così non è!
Per l'Italia, uscire dall'UE significherebbe sommare una serie di svantaggi. E' vero che il Regno Unito l'ha appena fatto, anche se la procedura, solo formalmente, è stata conclusa da poco. In realtà, vi sono tanti aspetti ancora all'ordine del giorno, che si stanno definendo proprio in queste ore. L'UK è uscita dall'UE per tante ragioni. Politiche, ma ancor prima economiche. Ha una sterlina forte e una capacità di sviluppo diversa e più forte rispetto alla nostra, e Istituzioni politiche più stabili.
Ciò detto, l'Italia può benissimo rimanervi. Ma deve cambiare rotta e comportarsi diversamente. L'UE è un'opportunità, ma necessita chiarire i presupposti, con cui desideriamo confrontarci con gli altri Paesi membri e, soprattutto, dobbiamo interrogarci su quale tipologia di Unione vogliamo. Oltre a questo, dobbiamo essere capaci di manifestare più autorevolezza ed autorità quando sediamo al tavolo con i partners UE.
Ripeto, non è vantaggioso uscire dall'UE. Il punto è come vogliamo rimanere al suo interno.
Il punto è proprio questo. Ecco perché mi sono permesso di fare qualche annotazione nel mio articolo, ponendo fondamentalmente qualche interrogativo per riflettere. Ciò non significa allontanarsi dal tavolo delle trattative UE, ma capire come debba sedersi l'Italia attorno a quel tavolo, che cosa realmente chiedere e sulla base di quali progetti.
A me pare, invece, che dietro la richiesta di fondi all'UE, l'attuale governo italiano non abbia alcun progetto organico. Ed è questo che mi preoccupa.
Interessante è la pioggia di risorse UE soltanto se c'è una strategia italiana, che ti permetta di spenderle. Ciò, invece, che non vedo, per quel che attenga l'Italia, è proprio quella strategia: sia per uscire definitivamente da questa emergenza pandemica che per uscire da questa recessione economica.
Ho il timore, leggendo quanto ha scritto (anche confusamente), che Lei non abbia letto non solo i miei commenti e il mio articolo, ma non legge e non comprende neppure i suoi!
Ciò che scrivo o penso, in questa materia (l'Unione Europea) non è il frutto di notizie assunte da qualche trasmissione televisiva, ma da quasi vent'anni di di esperienza maturata nelle istituzioni comunitarie e in altrettanti anni di studio ed approfondimento di una branca a me cara e a cui mi sono e mi sto dedicando.
Per un istante, se ce la fa, lasci la contrapposizione politica e la velata animosità da una parte, e si concentri su come possa argomentare meglio e bene ciò che scrive.
Il mio commento precedente non è un comizio. E' semplicemente la risposta, declinata in punti, a quanto da lei asserito nel suo primo commento. Se quanto da me scritto non la soddisfa o non lo condivide, è affar suo. Comunque, mi spiace che lei non abbia capito nulla su ciò, di cui si sta discutendo. Ecco perché ritengo che ciascuno di noi si debba occupare ed interessare di ciò che sa e conosce.
Le dico una ovvietà. Si prepari meglio sull'argomento, la prossima volta, ed intervenga se ha cognizione di causa sulle politiche comunitarie e su tutto ciò che ruoti attorno a fatti e dinamiche UE. Perché nel suo lungo e confuso secondo commento (che non è neppure un comizio, ma un coacervo di banalità) confonde tanti aspetti, categorie, concetti e dinamiche, di cui non conosce affatto né la storia né l'evolversi. Non è colpa sua, mi creda, e non si può certo essere tuttologi.
Le dico un'altra ovvietà. Se non si sa argomentare e se non si riesce ad entrare nel merito degli interrogativi posti nel mio articolo, non è necessario intervenire e commentare. Si può anche rimanere in silenzio. Perché, spesso, intervenendo, si corre il rischio di uscire fuori dal seminato. Come Lei ha fatto puntualmente, senza dire nulla, ma sottolineando le solite amenità e i soliti luoghi comuni.
Le dico, ancora, un'altra ovvietà. Il fatto che io faccia politica non significa avere una visione distorta della realtà, come lei ha cercato di fare. Semmai, è il contrario. Proprio perché faccio anche politica e vivo la realtà di Bruxelles, ciò mi dà l'opportunità di osservare i fatti da più angolazioni e con cognizione di causa.
Ciò detto, legga meglio il mio articolo e il mio commento, o comizio a parer suo - che non sono, tra l'altro, esaustivi dell'argomento - e magari in un'altra occasione, quando avrà le idee più chiare e sarà più preparato sull'unione europea, ne riparleremo.
Un cordiale saluto.
Lei è davvero strano. Prima lancia il sasso e poi nasconde la mano. Ovvero, prima interviene nel dibattito, pretendendo di avere ragione, e poi scivola via, avanzando le solite amenità. Quelle amenità, che si usano quando si ha poco o niente da argomentare.
Invece di tacere, ha continuato a sproloquiare. Tra l'altro, lo ha fatto senza conoscere neppure l'argomento, pretendendo pure di avere ragione. E, con orgoglio, si è messo pure a fare la morale sulla politica.
Se avesse un po' di coraggio - e da quel che ha scritto non ne ha - ammetterebbe un po' di sana umiltà. Ma non ce la fa perché troppo orgoglioso. Un orgoglio, che lo ha portato a perdere il filo della matassa. Per poi, alla fine, perdersi tra i meandri del nulla.
Che io possa essere anche un politico, non vedo cosa vi possa essere di così singolare. Che lei non possa condividere il mio pensiero o le mie riflessioni, neppure. Eppure, lei persevera.
Eè lei che non ha voluto affrontare un 'discorso concreto'. E non ha voluto perché probabilmente non ha gli strumenti per farlo. Ma non vuole ammettere. Cioè, non vuole ammettere che possa esservi qualcuno che, forse, ne sa un po' più di lei. E, allora, si alza e va via, adducendo le solite scuse di chi non è in grado di affrontare un confronto serio su una questione articolata, come è appunto quella sull'Unione europea.
Le dico di più. o non svio proprio nulla. Anzi, entro nel merito. Lei, al contrario, farnetica. La differenza tra me e lei è che io parlo e scrivo se so cosa scrivere e se sono informato e competente in materia. Altrimenti rimango in silenzio, ascolto e, magari, faccio qualche domanda per saperne di più.
Lei, invece, ha la presunzione di sapere tutto, di essere un tuttologo e di poter dare lezioni a tutti. Al contrario di lei, io non ho alcuna presunzione perché mi occupo di ciò che so fare e che so fare.
Le differenze tra me e lei? Anzitutto, quella che quando intervengo non mi nascondo perché mi firmo con nome e cognome. Lei no. Poi, quella che faccio politica, come tanti miei colleghi, sapendo anche di non poter risultare simpatico a tutti, ma mi candido lo stesso, senza alcuna paura. Lei no. Infine, quella che io manifesto il mio voto e la mia appartenenza politica, senza alcun timore. Lei no.
E, da ultimo davvero, lei può avere tutte le opinioni di questo mondo su di me, dandomi anche dell'incompetente confusionario, come ha scritto. Rimane il fatto, però, che la sua reazione scomposta dimostra come lei sia infantile e disorientato.
Anzitutto, io non sto facendo la morale ai cittadini, tanto meno a lei. Semmai, è lei che sta facendo la morale a tutti, a destra e a manca. Poi, io sto parlando con lei, non con altri.
Lei può fare, ripeto, tutto quello che vuole, ma si astenga da elucubrazioni 'qualunquiste' e di intervenire se non conosce l'argomento. Tutti non possono conoscere tutto.
Se ha una lista di mafiosi, collusi e di incompetenti, la renda nota. Ma questo non ha a che fare con il contenuto dell'articolo.
La permanenza o meno dell'Italia nell'UE, a cui ho accennato nel mio primo commento, è stata soltanto una premessa, con cui ho cominciato il mio primo commento e per introdurre l'argomento. Il fatto che lei non l'abbia capito, dimostra la sua malafede e il suo infantilismo percettivo.
Per il resto, che ha scritto, francamente, non saprei cosa dirle. Le dico solo che mi pare ancor più confuso di quando è iniziata questa conversazione. A lei, noto con piacere, piace la polemica e poco la sostanza degli argomenti. A me interesse ben altro.
Le do un consiglio. Parli e scriva su ciò che sa e su ciò, di cui ha cognizione e competenza. Non è necessario intervenire su tutto, come spesso lei fa con commenti indecifrabili ed incomprensibili, anche da un punto di vista stilistico.
Infine, io ho scritto il mio articolo e ho risposto al suo commento. Altro non ho da aggiungere.
Su lei e su ciò che ha scritto, prima ho avuto qualche dubbio; ora ne ho la certezza.
Mi creda, la disistima è reciproca.
La prossima volta, però, si firmi, utilizzando il suo nome e cognome per esteso. Perché, vede, è facile tacciare altri di essere mafiosi quando chi, per primo, sproloquia, senza argomentare e senza cognizione, ma ha paura e timore (o altro) di farsi riconoscere con nome e cognome. questa condotta ha un nome solo: viltà.
Ciò detto, mi fermo qui. Ma lo faccio non perché temo il confronto. io mi confronto con chi è capace e da chi posso apprendere. E da lei posso posso apprendere solo viltà e miseria d'animo.
Mi fermo qui perché è inutile continuare a parlare con chi non ha il coraggio di firmarsi e con chi si nasconde, senza rilevare la sua vera identità. Non mi va di discutere con un 'avatar'.
Anzitutto, si manifesti, scriva il suo nome e cognome per intero. E, poi, si vedrà. Ma, soprattutto, scriva cose intelligenti, si informi, studi e approfondisca, si faccia un esperienza in questo settore (Europa) e acquisisca competenza.
Probabilmente, lei non conosce neppure il significato del termine 'comizio'. Lo usa a sproposito come a sproposito ha scritto i suoi commenti.
Alla fine di tutto ciò, ho compreso soltanto una cosa: a lei non interessa nulla dell'argomento. Lei ha a cuore soltanto una cosa: manifestare la sua antipatia nei miei confronti. Cosa che mi fa davvero piacere. Detto da lei, mi creda, è un piacere perché mi ha dato l'opportunità di capire che io, per fortuna, non sono stato, non sono e non sarò mai come lei.
Lei si è allontanato dalla politica da solo, non certo per colpa mia o di altri. Probabilmente, si è allontanato perché qualche politico non le ha fatto qualche cortesia, oppure perché non lo ha accontentato. Oppure perché si è stancato della politica in generale. Magari, ha votato il Movimento 5Stelle, ma poi è stato deluso dalle loro azioni e dalla loro ipocrisia. E, quindi, si è stancato anche di Grillo e di Di Maio.
In poche parole, nel corso degli ultimi trent'anni si è stancato di tutti. Ora, da orfano della politica, sta cercando di capire chi e cosa votare. Oppure, l'ha capito, ma non vuole dirlo. Forse, ha deciso di dare il voto di nuovo alla sinistra, al PD, oppure al Partito comunista di Rizzo. Oppure, ancora, a Forza Italia o al centrodestra, alla Lega, a Fratelli d'Italia. Oppure, al movimento di Emma Bonino.
Scommetto che è confuso. Ce l'ha con tutti. Ce l'ha con me. Ce l'ha con il mondo intero. Interviene, senza conoscere, su tutto. Con sproloqui e amenità, banalità. Critica senza conoscere e pretende di avere ragione su tutto. Ha liste fantomatiche di mafiosi, ma le tiene in tasca. Non ha il coraggio neppure di firmarsi con un nome e cognome per esteso, ma si erge a moralizzatore.
E, con questa ultima chiosa, ho terminato.
E' ancora confuso. Molto confuso. Il suo livore è alle stelle. Si calmi. Sproloquia ed è pieno di rancore. Si calmi, ma soprattutto manifesti il suo nome e cognome per intero. Non si firmi GlaucoG, ma abbia il coraggio di di scrivere il suo nome e cognome. Rilegga quello, che ha scritto, e cominci a vergognarsi. Lei è un cittadino, come lo siamo tutti. Ma soprattutto, cominci a firmarsi con nome e cognome, senza nascondersi dietro @GlaucoG.
Si chiarisco con se stesso e rinsavisca. E, soprattutto, scriva con ordine e stile. Metta nome e cognome nei suoi commenti. E' segno di civiltà e di educazione presentarsi, dicendo il proprio nome e cognome. Ma, forse, l'educazione e la civiltà sono 'categorie' lontano da lei.
P.S. Ha visto, @GlaucoG, che so scrivere anche poche righe, con il dono della sintesi, senza fare alcun comizio? Una questione di allenamento. Così facciamo contento anche @henry
In sintesi: confuso, con livore, sproloquio, senza nome e cognome (anonimo), poco educato, fuori tema.
La buona educazione, ancor prima che il dovere giuridico, vorrebbe che chiunque si presenti col suo nome e cognome laddove parli od interloquisca con altri. Ma prendo atto che non sia sempre così. E' difficile spiegarle la base delle buone maniere. Se ancora non le ha imparate, è un suo problema.
Lasci perdere la questione delle libertà civili. Per lei è un campo minato, visto che non sa neppure di cosa sta parlando.
Insultare lei? Non mi permetterei mai! Confuso, con livore, sproloquio, senza nome e cognome (anonimo), poco educato, fuori tema: se pensa davvero che queste siano offese, significa che lei non conosce neppure le fondamenta della lingua italiana. Semmai, controlli e rilegga ciò che lei ha scritto.
Lei è un oceano di contraddizioni. Scrive a sproposito e lo fa con livore, perdendosi in ragionamenti del tutto fuori dalla portata della buona educazione.
Tutti hanno diritto ad un nome ed un cognome. Soltanto che lei si vergogna e si astiene da dircelo. Se è davvero un uomo e se davvero crede in quello che scrive, si firmi e si manifesti con il suo vero nome e vero cognome.
Le patenti di stima non è certo lei che le distribuisce. Proprio lei, che non ha il coraggio neppure di firmarsi, ha la pretesa di giudicare! Suvvia, sia più serio.
Le dico un'ultima cosa. Ha voluto polemizzare, sfogandosi, e ha scritto i suoi commenti, sproloquiando a destra e a manca. Ha avuto il suo momento di celebrità e di visibilità. Così è stato. Ora, ritorni a fare quello che ha fatto sempre e non parli più di politica. Mi creda, lasci perdere. Non fa per lei. Impari un po' di educazione e, soprattutto, impari a firmare ciò che scrive. Lo faccia con il suo nome e cognome, quelli veri. Sempre che ne abbia il coraggio. Nascondersi è segno di debolezza e sproloquiare disordinatamente è segno di confusione.
Candidarmi a sindaco? Non rientra tra i miei obiettivi. Si candidi lei.
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