Mangialardi a muso duro contro un esponente di Fratelli d’Italia
"Quando il sole della cultura è basso anche i nani possono sembrare dei giganti"
Mangialardi a muso duro contro un esponente di Fratelli d’Italia. Il primo cittadino di Senigallia ha risposto pubblicamente attraverso i social ad un esponente di Fdi. Nonostante non sia mai citato il nome è evidente che il riferimento sia a Massimo Bello, reo secondo Mangialardi di aver insultato tramite Facebook la Resistenza e i partigiani senigalliesi, accusandoli di vigliaccheria e di ogni sorta di nefandezza allo scopo di attaccare il consigliere del Partito democratico Simeone Sardella.
“Si sa, quando il sole della cultura è basso anche i nani possono sembrare dei giganti – afferma il primo cittadino – È probabilmente questo il motivo che permette a certi personaggi di scambiare i propri vaniloqui per argute riflessioni, senza che neppure si rendano conto di quanto possano essere penose e farneticanti le loro parole.
Capita così che un noto esponente di Fratelli d’Italia, celebre più che altro per la sua ingloriosa parentesi amministrativa in un Comune del nostro territorio, al solo scopo di attaccare il consigliere del Partito democratico Simeone Sardella si permetta impunemente di insultare tramite Facebook la Resistenza e i partigiani senigalliesi, accusandoli di vigliaccheria e di ogni sorta di nefandezza.
Accuse che di certo denotano nel personaggio in questione un totale sprezzo del ridicolo, ma soprattutto un cinismo senza eguali che ignora le sofferenze, i lutti e le infamie subite proprio dalle popolazioni del nostro territorio durante la seconda guerra mondiale, tra cui i drammatici eccidi di Arcevia e di Monte Sant’Angelo, costati la vita a decine di partigiani e civili. Tragedie che videro sempre a fianco dei nazisti, nella solita e più che adeguata veste di servi schiocchi e crudeli, i fascisti delle nostre zone. Gli stessi che per qualcuno, evidentemente, rappresentano ancora oggi un richiamo ideale, etico e politico.
Sarebbe invece bene che questi nostalgici da operetta, pseudo storici “da bar stadio” e lettori seriali di calunniatori, iniziassero ad andare oltre la loro ristretta visione da Minculpop, ad abbandonare le loro ossessioni nei confronti dei partigiani cattivi e comunisti, a provare a conoscere anziché propagandare idiozie conclamate.
Facessero lo sforzo di essere seri, avessero il buon gusto di non citare le faziose e strampalate ricostruzioni di Giorgio Pisanò e Giampaolo Pansa, rifiutate in blocco da tutta la comunità scientifica, di destra, di centro e di sinistra. Provassero (ma costa fatica) a studiare il dibattito storiografico più recente, peraltro meno ideologizzato rispetto al passato.
Magari riuscirebbero finalmente a scoprire che tra quei partigiani che si ostinano a definire vigliacchi ci furono non solo i tanto odiati comunisti, ma anche e soprattutto grandi uomini che si rifiutarono di servire Hitler, militari fedeli al giuramento prestato al proprio Paese, antifascisti di tutte le culture politiche – socialisti, cattolici, repubblicani, liberali – costretti a trascorrere i migliori anni della propria vita all’estero, lontano dai propri, al confino, in carcere o in clandestinità, solo per essersi opposti alla dittatura di Mussolini e alla dottrina mortifera del fascismo.
Magari capirebbero anche perché, molto correttamente, l’ultimo consiglio comunale ha respinto la mozione con cui il gruppo consiliare di Fratelli d’Italia avrebbe voluto intrinsecamente equiparare il profilo limpido e democratico di Enrico Berlinguer a quello di Giorgio Almirante, proponendo per entrambi la dedica di una via.
Concludo dicendo che in genere non sono abituato a dare a tali soggetti così tanta importanza da rispondergli pubblicamente, ma in questo caso ho ritenuto di dover fare un’eccezione per il profondo sentimento di riconoscenza che provo nei confronti di chi riscattò a costo della propria vita la dignità dell’Italia dalla vergogna del fascismo e per il sincero affetto che mi lega da sempre all’Anpi e, in particolare, alla bella figura di Nibbio Greganti”.
Manca solo una cosa da dire e cioè che questi presunti paladini della libertà (da divano) che tanto elogiano le lotte per la difesa del Paese, sono i primi che oggi vogliono svenderlo e regalarlo a chiunque arrivi, gente invasata senza alcuna coerenza ancora legata ad eventi storici raccontati alla comodo.
Fortunatamente sono 4 gatti
Qui c'è stata una dittatura fascista, non comunista.
La resistenza è stata fatta da cattolici, comunisti, repubblicani,socialisti.
Di fascisti a fare la resistenza non ce n'era manco uno.
Quindi chi in qualche modo inneggia al ventennio o a quell'esperienza non deve avere cittadinanza nella nostra repubblica.
Quindi smettiamola con questo benaltrismo.
I fascisti erano fascisti e basta e tutto ciò che è successo dopo la guerra non è niente in confronto a vent'anni di dittatura
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