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“La scienza del dubbio o il dubbio sulla scienza?”, il resoconto dell’incontro

Nell'auditorium San Rocco di Senigallia si è parlato di un tema attuale

Auditorium San Rocco

Incontro dibattito dal titolo: “La scienza del dubbio o il dubbio sulla scienza? La scienza sa di non sapere per questo è democratica” organizzata dal Coordinamento regionale Veneto per la libertà vaccinale (Corvelva) in collaborazione con il Dr. Claudio Piersimoni. Auditorium S. Rocco 26 ottobre 2019.


Il modo con cui i media hanno alimentato la paura nei confronti di alcune malattie infettive utilizzando ogni mezzo per promuovere l’obbligatorietà vaccinale suggerisce scenari di matrice orwelliana.

Non si era mai vista una tale campagna di mistificazione, così ben coordinata, per denigrare chiunque metta in discussione l’efficacia e la sicurezza dei vaccini e per garantire la continua espansione dei programmi di vaccinazione.

Praticamente ogni mezzo di informazione ha abboccato alla propaganda prodotta da Big Pharma e non ha saputo (voluto) analizzare i fatti in modo indipendente. La posta in gioco è molto alta.

Si tratta di portare l’intera popolazione ad accettare il concetto che la vaccinazione è il modo più efficace per rafforzare la funzione immunitaria e quindi per prevenire le malattie infettive e le loro complicanze. Si è deciso di chiudere entrambi gli occhi sui macroscopici conflitti di interesse insiti nel partenariato finanziario pubblico-privato tra industria e agenzie governative.

Quanto è accaduto segnala inequivocabilmente la crisi di credibilità che la scienza sta affrontando nel suo intersecarsi con l’uso istituzionale dei saperi scientifici da porre a fondamento delle scelte pubbliche.

Nell’ambito italiano, la limitata diffusione di una cultura scientifica e sociale sui rapporti tra scienza e istituzioni democratiche tende a offuscare il differente significato di politica della scienza rispetto alla strumentalizzazione politica della stessa.

Mentre la prima riflette sul giusto posto della scienza nelle società democratiche di diritto e sull’interazione dinamica tra ciò che collettivamente conosciamo e le nostre regole di convivenza, la seconda adotta in forma autoritaria un particolare esito scientifico, utilizzandolo direttamente come un potere che non va giustificato in quanto scientificamente dimostrato.

Ma proprio perché nelle società tecnologicamente avanzate quali sono quelle contemporanee la scienza è un potere, diventa fondamentale che i saperi da porre a fondamento delle scelte pubbliche passino attraverso adeguati processi di chiarificazione epistemica e democratica.

Ciò significa, come ha ben chiarito la studiosa di science policy Sheila Jasanoff, che “le condotte e le pratiche valide nella scienza e nella democrazia si fondano sui medesimi valori. Fedeltà all’argomentazione; trasparenza sui criteri di giudizio e decisione; apertura alle critiche; scetticismo rispetto a valori dominanti acriticamente accettati; volontà di dare spazio alle voci dissenzienti, valutandone la validità; disponibilità a riconoscere le incertezze; atteggiamento critico di fronte alle autorità indiscusse; attenzione ai problemi di legittimazione e giustizia; equità nella comunicazione: tutti questi fattori si applicano ugualmente alla scienza e alla democrazia”.

Lungi dal rappresentare l’applicazione del voto di maggioranza alla validazione del sapere, tale espressione evoca la necessità di costruire le istituzioni che utilizzano i saperi scientifici in modi trasparenti, accessibili e affidabili, per scongiurare il rischio della tecnocrazia: il monopolistico binomio di sapere e potere autogarantiti in nome di una scienza fittiziamente neutrale.

Il clima difensivo che ha caratterizzato le controversie italiane sui vaccini – e che riflettono largamente il dibattito europeo, statunitense e internazionale – si posiziona nel solco di difesa tecnocratica e autoritaria della scienza.
La (presunta) necessità di “legittimare” la scelta normativa coercitiva può indurre a semplificare i dati scientifici, ed a minimizzarne l’incertezza per meglio giustificare la compressione dei diritti individuali.

Ma la sottovalutazione a priori dell’incertezza scientifica è anche epistemologicamente ed educativamente indesiderabile ed inefficace: non solo non corrisponde allo stato attuale delle conoscenze sugli effetti imprevedibili di sistemi complessi, ma soprattutto non fornisce ai cittadini gli strumenti di conoscenza adeguati a vivere in società che esigono la collettiva familiarizzazione con l’incertezza e con nozioni scientificamente sofisticate.

La strada di un’educazione scientifico civica a un diritto collaborativo alla salute è qualcosa di diverso: si concentra sulla conoscenza di tutti gli aspetti quotidiani e ineliminabili di incertezza che una società altamente tecnologica comporta e sull’educazione civica all’uso dei diritti individuali e collettivi a ciò adeguata.

In questo contesto scienziati e cittadini dovrebbero contribuire all’acquisizione da parte delle istituzioni di tutta la conoscenza rilevante per produrre le migliori scelte regolative.

Dagli

Organizzatori

Commenti
Solo un commento
Gnagnolo
Gnagnolo 2019-10-30 21:39:45
Io tifo sempre per i piccioni di Piazza Garibaldi e per il loro apparato intestinale.
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