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Vasche d’espansione: “progetto superato e inutile per Senigallia”

Paolo Landi: "non porteranno giovamento alla sicurezza del fiume Misa"

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Fiume Misa: allagamenti tra Vallone e Bettolelle

Paolo Landi interviene sui lavori nel corso del fiume Misa annunciati recentemente con un articolo che pubblichiamo qui sotto integralmente.

Alle buone notizie diramate in commissione consiliare dal Consorzio di bonifica delle Marche con gli interventi strutturali sul Misa in parte realizzati con il ripristino e il rinforzo delle arginature danneggiate ed altri previsti e da completare per lo più entro fine 2020 con il rifacimento del ponte 2 giugno, con la scogliera di prolungamento della banchina di levante, con il dragaggio e con lo stramazzo sul porto che dovrebbero incrementare la portata del canale nel tratto urbano da 140 a 220 mc/sec fino al limite di 330mc/sec in una successiva fase che dovrebbe prevedere anche il rifacimento dei ponti della statale e di via Cavallotti che, pur non mettendo in completa sicurezza Senigallia, contribuiranno sensibilmente alla mitigazione del rischio esondazione in ambito urbano, fa da contraltare però la notizia dell’affidamento dell’incarico d’appalto per la realizzazione della vasca d’espansione tra Bettolelle e Brugnetto, vista dall’immaginario collettivo come intervento risolutivo alla criticità idraulica, ma in concreto assolutamente inefficace e inutile, in quanto la laminazione in vasca avverrebbe con una portata superiore a 306 mc/sec, scaricandone l’eccedenza ma mantenendo la stessa portata inalterata alla corrispondente sezione in uscita sul fiume, quantità decisamente superiore a quella attualmente sostenibile più a valle dal tratto urbano e praticamente equivalente a quella ottenibile con l’attivazione di tutti gli interventi previsti sopra elencati ma che dovrebbe rimanere costante e senza ulteriori afflussi, per tutto il tratto da Bettolelle alla foce, situazione praticamente impossibile e che identifica proprio nella strozzatura del tratto terminale urbano di Senigallia la zona a maggior rischio alluvionale senza giovamento alcuno dalla vasca d’espansione.

Se da un lato la realizzazione di quest’ultima è oggi valutata anche dai tecnici come un errore colossale, dall’altro ci si rassegna in virtù di un appalto già conferito e la cui revoca comporterebbe un’automatica richiesta risarcitoria, tuttavia risolvibile con un accordo transattivo, poco edificante ma intelligente e razionale, di liquidazione del danno all’impresa aggiudicatrice con un importo pari al mancato utile ma con il vantaggio comunque del recupero di una importante somma di danaro sottratta allo sperpero per lavori inutili e da non realizzare assolutamente e da dirottare su un progetto che preveda nella stessa zona della vasca, con un ingombro territoriale dimezzato e una capacità di contenimento più che doppia, la realizzazione di un bacino stabile con un canale emissario di derivazione esistente e capace di svuotare interamente l’invaso in caso di necessità o grave allerta meteo sversandone il contenuto più a valle e a quota più bassa contribuendo così efficacemente a dilatare i flussi di piena su tempi più lunghi con conseguenti riduzioni delle portate.

Migliorare al massimo livello di sicurezza il territorio è comunque un obiettivo lungimirante che dovrà investire tutto il bacino idrografico dalle sorgenti alla foce e che pur attivando quegli interventi indifferibili atti a risolvere le emergenze prioritarie dovrà cominciare a valutare in chiave sinergica anche quelle problematiche diverse dalla sicurezza e le notevoli opportunità da cogliere mettendo in campo lo stoccaggio delle risorse idriche, l’agricoltura, la valorizzazione ambientale, le nuove prospettive economiche indotte e una nuova forma di sviluppo turistico rurale che goda delle eccellenze esistenti e di nuova creazione disseminate sulle aste fluviali di Misa e Nevola collegandole con percorrenze dolci per passeggiate, gite in bici o a cavallo con stazionamenti intermittenti per il ristoro.

Non è un’utopia ma qualcosa di concreto che si può sviluppare attraverso un piano strategico di bacino da impostare con il contributo di tutte le amministrazioni e di tutti i portatori di interesse attraverso il contratto di fiume.

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