Caritas, due momenti dedicati alla Giornata mondiale del rifugiato
Il 20 giugno al Foro Annonario si svolgerà un “silent play”; medesimo esperimento a Corinaldo in anteprima, il 19 giugno
Novità per quest’anno in occasione della Giornata mondiale del rifugiato, che si celebra il 20 giugno. Lo SPRAR (oggi SOPROIMI, Sistema di protezione per minori stranieri non accompagnati e titoli di protezione internazionale) del Comune di Senigallia e Ambito territoriale, gestito da Fondazione Caritas, organizza due serate dedicate alla Giornata, una a Senigallia e una a Corinaldo. Il programma è il medesimo, ma cambia la piazza.
Il 20 giugno infatti, al Foro annonario, si svolgerà un “silent play”, esperimento decisamente moderno sul tema del sociale, che utilizza lo strumento delle cuffie (le radioguide usate nei musei, per capirci) in termini teatrali: i partecipanti indosseranno queste cuffie speciali e vivranno uno spettacolo interattivo che mette in scena una riflessione sui flussi migratori, sull’incontro tra culture, sul volto dell’altro.
A coordinare la performance alcuni attivisti dell’associazione nazionale “Non dalla guerra”, che si occupa di educazione alla pace. Il primo appuntamento per lo spettacolo sarà alle ore 19, con repliche a seguire, al Foro annonario, il 20 giugno.
Medesimo esperimento e spettacolo a Corinaldo in anteprima, il 19 giugno, nella neo eletta piazza Risorgimento, quella con la fontana, alle ore 21.
Sarà un modo più divertente e interattivo di approcciarsi a un tema complesso e delicato come quello dell’integrazione, dell’accoglienza, della comprensione dei motivi dell’immigrazione. La Giornata mondiale del rifugiato, nata in seno all’ONU per commemorare l’approvazione nel 1951 della Convenzione di Ginevra, ha come obiettivo quello di prendersi cura e di far conoscere i rifugiati.
Con lo stesso ideale SPRAR Senigallia pubblica un semestrale (uscita metà giugno e metà dicembre), allegato a Voce misena, dal titolo “La finestra”, nel quale si dà voce agli stranieri accolti nel nostro territorio e a chi lavora insieme a loro, operatori sociali ma anche volontari, medici, imprenditori, vicini di casa.
Quotidianamente abbiamo cura delle famiglie accolte nel nostro territorio e siamo certi che ascoltare la loro voce – e raccontarla – sia un modo intelligente, lungimirante e delicato di guardare all’uomo, alla donna, al bambino e non al numero degli stranieri. Per chi fa accoglienza i numeri non contano, contano il benessere e la vita di chi ha bisogno di noi.
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