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L’opinione di Duilio Marchetti: “Precari: cambiare si può”

"Il governo affronti il problema, i sindacati si mobilitino"

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Precari: il futuro è giovane, peccato che ancora non c’è, questo futuro, o almeno non appartiene alle migliaia di precari per chiedere di avere un domani, magari un pò meno incerto.

Ricercatori, laureati con ottimi voti e senza una prospettiva diversa da lavori sottopagati, vincitori di concorsi non ancora assunti, sfruttati, impiegati a scadenza, dipendenti con partita iva, giornalisti senza contratto. Diritti, redditi, vogliono restare nel proprio paese, non diventare cervelli in fuga. Il precariato è una realtà che riguarda sopratutto la pubblica amministrazione, la strada per combatterla passa attraverso la formazione. E’ vero che la crisi ha colpito soprattutto i giovani.

Altra cosa è il settore privato, dove i contratti temporanei sono normalmente un ponte verso l’occupazione stabile. Oggi i giovani sono spesso precari perchè hanno una formazione inadeguata rispetto alle esigenze delle imprese. Il paradosso è che i giovani si sentono traditi dall’esecutivo nazionale e le varie istituzioni, poichè è venuta meno la politica di investimenti.

La condizione del precariato per le donne non conosce età. Sopratutto quando hanno figli. Rimettersi al giuco nel mercato del lavoro è un impresa, senza aiuti di stato. Senza un contratto di lavoro fisso, non riescono a farsi una famiglia. In Italia un precario ha la probabilità di essere licenziato maggiormente nel confronto con un lavoratore regolare. Oltre il 50% dei giovani precari marchigiani vive in casa coi genitori, per necessità.

Nel distretto senigalliese la situazione non cambia di molto a confronto del territorio marchigiano e nazionale, nonostante l’impegno costante, e le iniziative portate avanti dall’amministrazione comunale di Senigallia.

Cambiare si può. Occorre che il governo affronti il problema del precariato con maggiore impegno. E’ necessaria la mobilitazione di tutte le organizzazioni sindacali, per venire meno ad una generazione che è costretta a dipendere dai genitori, bamboccioni per forza di cose, cui è preclusa la possibilità di formare una famiglia tutta loro. Mentre il tempo passa inesorabilmente.

da Duilio Marchetti

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