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Tragedia di Corinaldo: i dubbi dei legali delle vittime sulla sicurezza del locale

Altre responsabilità andrebbero individuate nell'entourage del trapper

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Vista dall'esterno della discoteca Lanterna Azzurra dopo la tragedia di sabato 8 dicembre

Uscite di sicurezza inadeguate ed un evento “trabocchetto” che avrebbe indotto molti genitori a mandare i figli alla Lanterna Azzurra convinti che si trattasse di un concerto live con inizio ad un orario “accettabile”. Queste alcune delle istanze presentate dagli avvocati delle parti offese ai magistrati titolari dell’indagine penale nella giornata del 4 febbraio in merito ai tragici fatti di Corinaldo che lo scorso 7 dicembre sono costati la vita a sei persone.

I legali hanno illustrato le loro istanze: è plausibile che all’inchiesta ben presto si aggiungano nuovi indagati, oltre i quattro proprietari della discoteca, i due soci e l’amministratore unico della società Magic Srl, che gestiva il locale, il deejay ritenuto l’organizzatore di fatto dell’evento e il responsabile del servizio di sicurezza ed il ragazzino sospettato di aver spruzzato lo spray urticante.
Secondo gli avvocati delle vittime altre responsabilità potrebbero ben presto emergere: a finire sotto la lente d’ingrandimento l’iter tecnico-amministrativo che ha portato al rilascio dell’autorizzazione del locale ed l’ok della commissione di vigilanza sui pubblici spettacoli.

Nel dettaglio, a essere contestate, la rampa dell’uscita numero 3, dove si è formata la calca e dove decine di persone sono cadute in un fossato per il cedimento delle ringhiere, l’ ampiezze delle uscite di sicurezza e sul raggio d’apertura dei portelloni antipanico.

Altre responsabilità andrebbero individuate secondo i legali nell’entourage del trapper Sfera Ebbasta, che era atteso a Corinaldo per le 22.00: oltre all’incongruenza con l’orario annunciato, il produttore, partecipando con il promoter locale all’organizzazione dell’evento e definendo luogo, tipologia di spettacolo e modalità di promozione (sarebbe stato fornito anche materiale pubblicitario) non poteva ignorare i rischi relativi alla sicurezza e, sempre secondo i legali delle vittime, avrebbe dovuto sincerarsi del rispetto delle norme sulla capienza e sulla sicurezza.

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