Un appello per sistemare le strade di Scapezzano -FOTO
Elena Paolini: "Abbiamo scritto al Comune, incontrato il Sindaco ma la situazione non è stata risolta"
Un appello sui social per chiedere all’amministrazione di Senigallia di intervenire in merito al desolante stato di alcuni tratti stradali di Scapezzano. L’autrice di quello che lei stessa definisce “ultima spiaggia” è Elena Paolini, giovane senigalliese che, insieme alla sorella Maria Chiara Paolini, da anni si battieper i diritti dei disabili. La lettere aperta racconta le disavventura che è costretta a subire a causa della dissestata strada che verserebbe in condizioni fatiscenti da mesi e che nonostante le promesse fatte dai vari organi comunali, è rimasta ancora un’incompiuta.
“La strada che porta a casa mia, a Scapezzano di Senigallia, – scrive Elena – è un colabrodo. Da quando non viene più fatta manutenzione dal Comune, a ogni pioggia si trasforma nella pozza in cui Shrek fa il bagno, o se preferite nel mare di sabbie mobili in cui muore il cavallo di Atreiu. La strada in realtà è più buche che strada, e un paio di crateri sono a forma di cuore. Forse è la strada stessa che ci implora di perdonarla per il suo cattivo stato: “Non è colpa mia, che ci posso fare se non mi fanno più manutenzione? Perdonami, ti imploro!! Non mi insultare tutte le volte che passi su di me!”
L’operatore che ritira l’immondizia, da marzo 2018 si rifiuta di arrivare con il camion da noi, perché ha paura di impantanarsi. Cosa? Sì sì, la tassa per l’immondizia continuiamo a pagarla, certo.
Anche il postino si lamenta della strada, perché una volta vi è rimasto impantanato e ha aspettato per un paio d’ore la sicurezza stradale: volevo informare i negozi da cui compro cose online o chiunque volesse inviarmi pacchi che al giorno d’oggi è meglio se mi mandate un piccione viaggiatore. Temo infatti che un bel giorno il postino manderà affanculo noi e la nostra strada rifiutandosi di recapitarci la posta, e dovremo reindirizzare l’esasperato postino al Comune di Senigallia: la strada non è privata perché non è presente nell’atto di acquisto nostro né dei nostri vicini.
Tutte le persone che vengono da noi ci chiedono perché la strada sia in quello stato, e quando se ne vanno gli resta il ricordino attaccato alla macchina sotto forma di strato fangoso. E poi ci riferiscono che Ia gente chiede loro: “scusate ma che avete fatto? Un rally??”
Io e mia sorella Maria Chiara usiamo delle carrozzine elettriche, e quando passiamo su quella strada, cioè tipo tutti i giorni, diventiamo cocktail da bar, dove la macchina è lo shaker e io e mia sorella il drink. Cavalchiamo la strada con cautela e fermezza, come in un rodeo.
Se è appena piovuto, poi, le buche sono così profonde e abbondanti che ci tocca portare una persona in più in macchina che ci tenga ferma la testa, per evitare rotture di collo. Se l’ultima espressione vi sembra strana è perché vi aspettavate “rotture di caxxo”, che ci starebbe pure. Però qui stavamo parlando di rotture di collo, non vi distraete.
Passiamo su quella strada a due all’ora, impiegando cinque minuti per una strada di trecento metri, perché le buche sono davvero profonde.
È capitato che trovassimo macchine impantanate che ostruivano il passaggio, da dover chiamare i pompieri.
In un paio di queste occasioni dovevo passare per tornare a casa. Io li vorrei pure i cingoli da trattore sulla mia carrozzina – e anche le ruote chiodate alla bisogna – però al momento non li ho: e la mia carrozzina mi ha detto “col cacchio che ti porto su questa strada di merda.” E allora mi sono fatta duecento metri in braccio a un bipede per tornare a casa, tipo salvataggio di principessa de stocazzo: una goduria, che piuttosto avrei grattato le unghie sul muro o avrei mangiato cioccolata con maionese.
E poi quando questo inverno si è sciolta la neve si è creata una pozzangherona di dimensioni epiche: i bipedi potevano uscire di casa con gli stivali, passare sul campo e arrivare alla terraferma. Io e Chiara siamo state quattro giorni senza poter uscire.
Sì, sto parlando della neve. Sì, la neve è stata un sacco di mesi fa. Sì, la storia va avanti da tanto. Sì, abbiamo scritto al Comune. Sì, abbiamo incontrato il sindaco (a fine luglio). Sì, abbiamo scritto ancora al Comune (a settembre). Ma la situazione non è stata risolta.
Quindi. È quasi dicembre. Tra poco fa la neve. Ho una fifa pazzesca di rimanere intrappolata a casa. Io e la spazzatura, una love story.
E allora eccomi qui, a scrivere questa cosa scegliendo la famosa e gettonata soluzione “ultima spiaggia”, sperando sia risolutiva”.
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