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Da Don Cionchi auguri a Vescovo di Senigallia e stoccate alle associazioni diocesane

"Celebrazione in un Duomo che si sarebbe potuto riempire con i rappresentanti degli oltre 50 gruppi e aggregazioni"

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Mons. Francesco Manenti - Vescovo di Senigallia

Giovedì 22 novembre 2018, i fedeli della Diocesi di Senigallia si sono riuniti in Cattedrale alle ore 18 per una concelebrazione di ringraziamento per il dono del Vescovo Franco Manenti il quale, nato il 26 giugno 1951, ordinato sacerdote a Crema il 28 giugno 1975, eletto Vescovo il 17 ottobre 2015, è stato ordinato il 22 novembre 2015, ed ha fatto l’ingresso in Diocesi il 10 gennaio 2016.

In Cattedrale erano presenti i fedeli tra i quali diversi sacerdoti concelebranti (ma erano di più in Seminario!), i diaconi, alcuni lettori e vari ministri straordinari dell’Eucaristia, il gruppo corale diocesano, alcuni rappresentanti di varie associazioni che potevano riempire il Duomo se almeno il presidente, il vicepresidente e il segretario avessero partecipato; infatti dalla “Guida diocesana 2017”, possiamo contare oltre 50 (cinquanta) Associazioni/Aggregazioni/Gruppi: dall’Ordo virginum, alle Comunità religiose Maschili e Femminili, dall’Azione Cattolica all’Apostolato della preghiera, dalle ACLI agli Scouts, dall’AVULSS, all’Unitalsi, dai Catecumenali al Rinnovamento dello Spirito, dai Terz’Ordini ai Servizi Caritas, e così di seguito… Perché, purtroppo, il loro leader è superiore… anche a Papa Bergoglio: più intenti a fare proselitismo che a vivere la “diocesanità”, come ricorda spesso Papa Francesco e come ha ribadito a Milano ai milanesi e ai Gruppi che vorrebbero “sequestrare” lo Spirito Santo. Dopo il saluto del Vescovo emerito Giuseppe Orlandoni, e i riti celebrativi, il Vescovo nell’omelia ha ringraziato Dio e tutti per il dono e il servizio per tutti.

A quasi tre anni dal suo ingresso in Diocesi, è quasi impossibile ripercorrerne il “diario” che “La Voce Misena” pubblica ogni settimana, sia pure a p. 10 (ma non sarebbe meglio a p.2/3, dato che il settimanale è diocesano, magari a fianco di una fotobox con una frase tipica del Papa che ne ha tante di frizzanti?).

Il Vescovo Franco, scorrendo il diario, è un presenzialista e sempre disponibile agli inviti…per sentire “l’odore delle pecore”, come dice spesso Papa Francesco. Va in bicicletta al porto…per salutare i pescatori, ed è facile al saluto, all’incontro, al dialogo, alla disponibilità, senza fretta, “ricciature”, insofferenze…

Ma è anche un interventista ed ha tracciato le linee pastorali nella “Lettera pastorale 2017-2019” della quale ci piace evidenziare l’insistere su “l’attenzione da porre da parte delle persone che animano la celebrazione: far cogliere il senso, la bellezza dei gesti e il loro significato per il nostro cammino di credenti” (p.27). Diciamo la verità. Dove sono gli animatori? Alcune celebrazioni sono da museo, scheletriche, mangiate, affrettate (“fa’ presto…perché dopo c’è la riunione”, sussurra un leader al prete celebrante!, come se le chiacchiere con gli uomini/donne fossero più importanti delle “chiacchiere” con Dio!), incomprensibili con un certo linguaggio biblico di un genere letterario di duemila anni fa, specie con le lettere di Paolo: con il duello fra “carne e spirito, giorno/notte, tenebre/luce, circoncisi/incirconcisi, santi/peccatori, Ebrei/non Ebrei/gentili” e simili… che se non spiegati in termini correnti diventano un punto interrogativo per tanti. Senza parlare dei microfoni, dei canti, dei messalini, dei fogli per i canti, dei gruppi corali, dei solisti… che non coinvolgono affatto i presenti.

La Diocesi è ricchissima di parrocchie, Diaconi, Gruppi/Associazioni per la Liturgia, la Catechesi, la Carità…ma ha il buco nero: la chiusura di alcune parrocchie per la mancanza di sacerdoti. A nostro modesto parere, tale chiusura è un vero cancro pastorale, senza pensare a soluzioni alternative, almeno come surrogati per una presenza di almeno tre ore pomeridiane, per la liturgia, la catechesi, la carità, l’oratorio, le famiglie, i giovani… specie con i diaconi presenti e…futuri, uomini e donne (la commissione per il diaconato femminile istituita per una soluzione rapida del problema, ricordando che san Paolo parla già della “diaconessa di Cencre”, prolunga le sedute…speriamo non per il “gettone di presenza” (nostra malignità peccatrice!).

Ma la Diocesi è ricca di tanti Gruppi, come abbiamo riferito sopra, i cui rispettivi responsabili potrebbero servire le parrocchie; oppure creando operatori o referenti pastorali scelti – dopo opportuni corsi di formazione e il discernimento del padre Vescovo – sempre per il medesimo servizio. E’ infatti certissimo che le parrocchie chiuse sono un peccato mortale pastorale; Papa Francesco esclama: “che pena le chiese (e le parrocchie, ndr) chiuse”; e il Santo curato d’Ars ha detto: “lasciate per vent’anni una parrocchia senza prete e vi si adoreranno le bestie”.

C’è anche la speranza che in un futuro, speriamo prossimo, si sblocchi anche l’ordinazione sacerdotale di ”viri probati” sposati e non. Anche questa pratica è sul tavolo del Papa. Ne abbiamo tanti in Diocesi. Certo hanno bisogno di Corsi specifici, come c’erano una volta i Corsi per le vocazioni adulte lavoratori, il discernimento del Vescovo, ma non possiamo chiudere le parrocchie con l’idolatria e il blocco della non-ordinazione di vocazioni adulte di sposati e non. D’altronde, gli Apostoli erano quasi tutti sposati. Perché non avere il coraggio di affrontare il futuro, almeno con “sperimentazioni” e proposte finalizzate proprio alla cura pastorale, perché – come ripete spesso Papa Francesco – “salus animarum suprema lex”?

da Don Giuseppe Cionchi

Commenti
Solo un commento
Gnagnolo
Gnagnolo 2018-11-24 15:04:49
Alla terza riga m'è venuta l'orchite.
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