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Potere al Popolo Senigallia: “Come sta davvero la nostra sanità?”

Tra disservizi e malfunzionamenti le performance della nostra sanità sono tutt'altro che brillanti

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Dè Este - Medicina e chirurgia estetica - Odontoiatria - Senigallia, Chiaravalle
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Come sta davvero la nostra Sanità?

Alcune settimane fa il Presidente Ceriscioli, Assessore alla sanità ad interim, ed il suo “luogotenente”, con delega all’attuazione, e nostro concittadino Fabrizio Volpini festeggiavano per le brillanti performance della Sanità nella regione Marche.

Erano gli stessi giorni in cui venivano pubblicati i dati del Censis-salute in base ai quali si veniva a conoscenza del fatto che nel 2017 gli Italiani avevano speso di tasca propria 37,3 miliardi di euro per la Sanità, in gran parte in strutture private; che la spesa sanitaria privata era aumentata nel periodo 2013-2017 del 9,6%; che 7 milioni di persone lo scorso anno si sono dovute indebitare per pagare le cure, 2,8 milioni dei quali, per far fronte alle spese sono state costrette a svincolare i propri risparmi. Per cui c’è poco da festeggiare, se solo i nostri governanti invece degli “algoritmi” e delle statistiche che fanno comodo, guardassero in faccia i reali problemi delle persone in carne ed ossa, come dovrebbe fare la buona politica.

La situazione della Sanità nella nostra Area vasta 2 (Senigallia-Osimo- Fabriano-Jesi) è sotto gli occhi di tutti per quanto riguarda la cessione di un intero nosocomio, quello di Osimo (cessione di ramo d’azienda con tutti i beni e gran parte del personale) le liste di attesa, il funzionamento dei servizi e degli ambulatori, le difficoltà dei Pronto Soccorsi e del 118.

Tutte situazioni che costringono i marchigiani che scelgono o sono costretti a scegliere per il servizio pubblico, a lunghe file di attesa nei Pronto Soccorsi (la distorsione dell’utilizzo dei quali inficia la sua reale destinazione) e a lunghi mesi di attesa per una visita specialistica, un’esame diagnostico o un intervento, o a spostarsi da un posto all’altro, spesso anche in altre regioni (cosiddetta mobilità passiva, che se andasse tutto così perfettamente bene non dovrebbe non dico esistere, ma quantomeno non aumentare come invece avviene in modo anche importante), o per chi può permetterselo a “contribuire” a quei 37,3 miliardi di euro in sanità ai privati.

Ma cerchiamo di vedere come si declina questa “sanità modello” qui a Senigallia, città di residenza sia del Direttore Generale ASUR Marini che del Consigliere regionale Volpini, perché alla luce dei proclami alcune scelte risultano veramente incomprensibili:

Abbiamo nel padiglione di ultima costruzione presso il nosocomio un nuovo reparto di radiologia: peccato che ci siano una sola TAC per routine ed emergenza, per di più malfunzionante o funzionante a singhiozzo, che obbligano poi in emergenza a provvedere a trasporti dei pazienti a Jesi, o al rinvio di esami programmati, ovviamente conosciuti all’ultimo minuto con i relativi disagi creati agli utenti che magari dopo aver aspettato, si vedono vanificare la richiesta di un giorno di permesso dal lavoro.

Per non parlare della vicenda della risonanza magnetica per cui siamo al ridicolo anche su scala nazionale: apparecchiatura all’avanguardia 3 anni fa mai messa in opera per inadeguatezza dei locali. Una persona che si accinge a comprare una cucina nuova a casa sua di solito prende le misure, ma magari per le attrezzature ospedaliere questo non è richiesto…

Pare ci sia un contenzioso alla base dei ritardi nei lavori, ma il buon senso e la diligenza del buon padre di famiglia che dovrebbero guidare la mano di ogni pubblico dirigente ed amministratore, che gestisce quindi denaro pubblico, non imporrebbe di lasciare il contenzioso in tribunale e nel frattempo dare la precedenza al non spreco (razionalizzazione di cui la politica al governo regionale si riempie la bocca) ed alla salute come interesse della collettività (art. 32 Cost.)?

Non ancora vecchia la notizia della chiusura del reparto di Gastroenterologia, fiore all’occhiello del nostro nosocomio dall’avvento del dott. Brunelli. Ma qual è il problema? Medici giovani che scelgono, a loro pieno diritto, di lasciare la precarietà di contratti a termine perchè vincitori di posti di ruolo. E come biasimarli? Solo il primario a tempo indeterminato in una unità operativa di degenza? Sono 2 anni che l’Area Vasta 2 non bandisce concorsi pubblici per medici. Ecco che ad essere compromessa non sarà solo la degenza, ma tutta la diagnostica già in sofferenza da tempo: colon e gastroscopia ad esempio.

L’Utic è ormai chiusa, e da questa chiusura nacquero addirittura due comitati cittadini ed un gruppo di informazione. Si volle tranquillizzare la cittadinanza perchè al suo posto sarebbe arrivata, per la nuova efficientissima “rete cardiologica”, di cui non si vedono però ancora le maglie, la riabilitazione cardiologica, che dopo un anno non è ancora partita, nemmeno i locali sono stati attrezzati per tale scopo con una palestra e quant’altro possa essere necessario. La Chirurgia a Senigallia ha mantenuto solo 3 U.O. ovvero Chirurgia generale, Ortopedia e Ginecologia.

In Area Vasta ci sono 2 POTES (Postazione Territoriale dell’Emergenza Sanitaria) a Senigallia e ad Arcevia con soli 7 medici, mentre il Pronto Soccorso è sempre in affanno. E questo è solo il conosciuto per informazioni che escono online, volente o nolente il governatore regionale, ma il resto dell’Area Vasta non naviga in buone acque: è ad esempio di qualche giorno fa la notizia della chiusura del punto nascite dell’ospedale “Profili” di Fabriano.

Provvedimento spacciato per obbligatorio per decreti molto più alti della competenza regionale, ma si da il caso che tale obbligo può essere derogato qualora la Regione si faccia carico del servizio in quanto valutato necessario a seguito di un analisi della situazione reale. Con tutte le razionalizzazioni non è possibile garantire un servizio talmente importante da aver sollevato non più di 2 anni fa la lotta delle donne del territorio, sostenute dall’associazionismo e dall’intera cittadinanza?

E sì che il dott. Volpini convenne, all’iniziativa “Diritti al futuro” di settembre 2017 a Senigallia, che non erano cose buone le riforme a doppia velocità, cioè tagliare prima di rendere accessibile il servizio altrove programmato. E con i collegamenti sul nostro territorio regionale la vedo difficile raggiungere le destinazioni programmate come ospedale unico d’Area Vasta spalmato su tre nosocomi nei tempi legalmente necessari. Una donna incinta dell’entroterra fabrianese in pieno inverno con la neve la si immagina bene a partorire in piena sicurezza sulla superstrada per Jesi, magari su qualche ponte o sotto qualche galleria.

Ma del resto questa maggioranza di governo regionale, soprattutto in materia sanitaria, è refrattario alla “vox populi”, che può anche diventare grido, ma resta inascoltata, ne abbiamo riprova a Senigallia dove da più di un anno un comitato cerca di mostrare le carenze, ma nessuno se ne occupa, ne restano solo i comunicati e l’indignazione di chi ancora crede nel diritto di parola, nella demo-crazia, che è rimasta solo nel nome del partito che spesso ha votato!

Siamo consapevoli della necessità della riorganizzazione della rete Ospedaliera e Distrettuale, ma innanzitutto rifiutiamo che questa riorganizzazione sia stata fatta sulla base di un decreto nazionale del 2012 imposto al Ministro della Sanità dall’allora ministro del Tesoro del governo Berlusconi e poi riaggiornata in base alla “spending rewiew” del 2015, cioè la Sanità governata e gestita non sulla base dei bisogni dei cittadini ma in base ai bisogni della economia, della finanza, del ricatto del debito pubblico, sotto i diktat del Ministero del Tesoro a sua volta sottoposto alle pressioni della UE.

Ma poi almeno che questa forzosa “riorganizzazione sotto tutela” venga fatta con criteri di equità e trasparenza , in base ai bisogni di salute dei cittadini, non con criteri clientelari su pressioni del politico di turno o in base alla provenienza territoriale del Presidente di turno della Regione.

Da Potere al Popolo Senigallia

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