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M5S Senigallia su cardiologia-UTIC: “Sveglia Sindaco!”

"L’Ospedale di Senigallia, un tempo ospedale di primo livello ma ormai ridotto a ospedaletto di rete"

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M5S Senigallia su cardiologia-UTIC

Come volevasi dimostrare, a Senigallia l’UTIC è stata soppressa e il Sindaco Mangialardi e il Presidente della Commissione Regionale Sanità Volpini hanno finalmente calato la maschera. In un ampio articolo pubblicato il 24 gennaio 2018 su di un noto giornale cartaceo viene scritto, nero su bianco, che la Cardiologia di Senigallia è declassata a reparto riabilitativo e l’UTIC non c’è già più.

Fino ad un mese fa sia Volpini che Mangialardi esultavano affermando che “l’Utic è salva”, come ripreso anche dalla stampa locale, salvo poi smentirsi annunciando che la Cardiologia sarebbe stata rimodulata.

L’Ospedale di Senigallia, un tempo ospedale sede di DEA di primo livello ma ormai ridotto a ospedaletto di rete, serve la seconda città più popolosa della provincia e la sesta della regione Marche, è la vittima predestinata da sacrificare sull’altare di inconfessabili progetti di sistematico smantellamento della sanità regionale, con gravissimi rischi per la salute pubblica.

Il bacino teorico di utenza di Senigallia è di circa 100.000 persone (tutta la valle del Misa e Nevola, la Val Cesano, tutta la zona a sud di Senigallia), che in estate arriva a triplicare (solo il Summer Jamboree porta a Senigallia 300mila persone).

FACCIAMO CHIAREZZA E TOGLIAMO OGNI ALIBI A COLORO CHE ANCORA GETTANO FUMO NEGLI OCCHI AI SENIGALLIESI.
La Delibera di Giunta Regionale n. 1219/2014 preannunciava che in Area Vasta 2 ci sarebbero state solo 2 Cardiologie con UTIC, mentre la terza sarebbe diventata riabilitativa.

Da nessuna parte c’era scritto che doveva essere Senigallia. Poi, con la DG ASUR n. 361/2017, confermata dalla 732/2017, il PD regionale (mai ostacolato dal PD locale) ha decretato lo smantellamento di un reparto di eccellenza, rimandando le ricadute organizzative della soppressione della Cardiologia – UTIC a decisioni che dovranno essere prese di concerto tra la direzione medica di Senigallia e i primari di PS e Cardiologia, in linea con la nuova organizzazione. La 732 è in vigore dal 15 dicembre scorso, tuttavia non si ha traccia dei documenti che dovrebbero chiarire i percorsi dei pazienti e le attività sanitarie.

Tutti si affannano a rassicurare che è tutto come prima, che nulla è cambiato. Ma allora, perché mettere in piedi tutto questo putiferio? In Regione e in ASUR avete tempo da perdere? Cambiate nome e codici a un reparto per acuti, facendolo – di fatto – diventare degenza riabilitativa, fate sparire l’UTIC e poi dite che la terapia intensiva è rimasta. Fandonie!!!

E’ come se si togliesse il motore a una Ferrari, si mettesse al suo posto il Bianchina, Fantozzimotore della bianchina di Fantozzi e si pretendesse che è tutto come prima!

La Cardiologia – UTIC di Senigallia è la più grande dell’Area Vasta 2, l’unica che rispetta i requisiti previsti dal decreto Balduzzi in termini di dimensioni (20 + 6 posti letto) e di volumi di prestazioni e che possiede tutti i requisiti previsti dal manuale di autorizzazione e accreditamento delle Marche, in quanto ha anche l’ambulatorio pace maker, che è tra i primi 5 della regione. Nell’articolo viene assicurato che a Senigallia si continueranno a impiantare i pace maker. Una cosa assolutamente priva di significato, senza una Cardiologia – UTIC.

I pazienti con infarto che necessitano di rivascolarizzazione (il 30%, dalle statistiche mediche) vengono – come dappertutto – trattati con il “palloncino” in Ospedali di riferimento con emodinamica, tutti gli altri vengono trattati in una Cardiologia con UTIC “di primo livello”.

E sono gestiti egregiamente, visto i dati dell’UTIC di Senigallia, che ha trattato, nel 2017 ben 353 pazienti (di cui 284 da pronto soccorso) e una mortalità solo del 6%. Ricordiamo che il PNE (Programma Nazionale Esiti) raccomanda di mantenere solo i reparti di Cardiologia per acuti che trattano almeno 100 infarti l’anno!

Cosa succederà ai pazienti (il restante 70%) che Senigallia non potrà più trattare? In che modo verrà garantito l’immediato trasferimento a Jesi o Fabriano? Il tasso di occupazione dei posti letto di Senigallia è ben superiore al 75% previsto per legge (>85% con degenza media di circa 8 giorni in Cardiologia e 4 giorni in UTIC), e Fabriano e Jesi hanno meno posti letto di noi. Se anche si riuscisse a garantire in tempi decenti il trasporto (con personale specializzato), chi potrà garantire che ci sarà il posto letto disponibile?

LA CARDIOLOGIA RIABILITATIVA NON ESISTE!
Nel DPCM gennaio 2017 “ Definizione e aggiornamento dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) , in cui la riabilitazione” viene generalmente legata alla fisiatria, con il codice 56. Un ricovero in regime di riabilitazione “vale” molto meno di quello di ricovero ordinario o addirittura di terapia intensiva, e il valore si ricava dalla SDO (Scheda di Dimissione Ospedaliera), il documento amministrativo compilato dal medico che indica diagnosi, prestazioni e codice identificativo del reparto.

Questo codice è 50 per l’UTIC e 08 per la Cardiologia. Il codice per la riabilitazione (che è fisiatrica e non cardiologica) è il 56, ed è completamente scollegato dal tipo di attività che viene attualmente svolta dai cardiologi e dagli infermieri di Senigallia.

Nell’articolo pubblicato di cui sopra, il sindaco “baratta” la perdita della Cardiologia – UTIC con la richiesta di un altro cardiologo … senza però dire che il reparto è sotto organico di due medici da 4 anni e mezzo!!! Per far funzionare un (ottimo) reparto come la Cardiologia – UTIC di Senigallia occorrono infatti 12 medici, mentre trasformando forzatamente il reparto in realtà riabilitativa (codice 56) basterebbero solo 3 cardiologi.

La pistola è ancora fumante ed i mandanti sono ben noti.
Ricordiamo, ancora una volta, il tentativo fatto dal M5S a livello regionale per restituire la sanità ai cittadini, e “disinnescare” la riforma sanitaria voluta dai governatori PD Spacca e Ceriscioli che ha nel tempo accentrato il controllo della sanità nelle mani della Giunta regionale a scapito dell’Assemblea Legislativa, sottraendo una materia di così fondamentale importanza per tutti i cittadini al dibattito democratico.

A tale proposito, l’11 gennaio 2016 moltissimi cittadini – provenienti da tutta la regione – protestarono davanti al Palazzo del Consiglio regionale in Ancona, con striscioni e cartelli, contro l’attuazione di questa riforma sanitaria.

Per poter abbinare il referendum alle elezioni amministrative del giugno 2016 occorrevano 20.000 firme, da raccogliere entro il 28 febbraio, ma i tempi erano troppo stretti. Una strada alternativa era quella di far deliberare la richiesta da almeno 20 Consigli comunali, e su istanza dei Consiglieri comunali del M5S, di concerto con i portavoce nazionali e regionali, fu proposto a molti Sindaci della Regione Marche di deliberare in tal senso.

A Senigallia il sindaco Mangialardi anticipò il suo ostracismo alla proposta del Movimento 5 Stelle in un comunicato stampa in linea con le direttive espresse dal PD regionale, affermando in maniera strumentale che “in termini di legge la riforma della sanità non può essere oggetto di referendum“. È lampante che il sindaco e la maggioranza siano complici di quanto a tutt’oggi sta accadendo alla sanità regionale e locale.

da Stefania Martinangeli, Elisabetta Palma
portavoce M5S in consiglio comunale Senigallia

Commenti
Ci sono 2 commenti
octagon 2018-01-25 18:00:19
Mi dispiace per chi a problemi di cuore, ma avete rivotato pd con il ciuffo compreso? V'aranciate vi sta bene pecoroni! Per quanto riguarda il loro sindaco e l'amichetto o solo parolacce pertanto mi astengo.
octagon 2018-01-25 20:48:12
Ah, a proposito, qualcuno aveva promesso di dimettersi! CITAZIONE DELL'ASSESSORE “Se tra qualche mese Senigallia non avrà più l’Utic, io rassegnerò le dimissioni“. Ma sappiamo benissimo come andrà a finire!
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