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Ambulatorio “Maundodè” e Forum sanità pubblica: due facce della stessa medaglia

"Opporsi a deriva sociale in atto e mettere in campo percorsi di aggregazione dal basso, perchè la salute torni a essere un diritto"

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Sanità

Negli ultimi giorni dal mondo dell’associazionismo senigalliese sono arrivati dei segnali significativi per quanto riguarda il diritto alla salute.

Sabato scorso, 13 gennaio, un’affollata assemblea al teatro la Fenice ha visto la nascita dell’ambulatorio sociale “Maundodè”, un progetto dedicato al compianto Paolo Simone, medico, attivo nell’ambito del volontariato. Poco più di quarantotto ore dopo, un comunicato ha annunciato la creazione del “Forum per la Sanità Pubblica”, iniziativa di associazioni di base, lavoratori del comparto centri sociali, singoli cittadini. Un progetto che va ben oltre i confini locali. Un progetto in cui ci siamo spesi insieme ad altri, e che verrà presentato alla cittadinanza il prossimo febbraio.

Ci sembrano due eventi su cui vale la pena riflettere.

La sanità pubblica è stata oggetto in questi anni di un processo di mercificazione e privatizzazione esemplare. La sua progressiva aziendalizzazione è emblematica e evidenzia quelle politiche antisociali che da tempo imperversano nel nostro paese e in tutto l’Occidente.

In Italia non è un caso che si sia passati dalla definizione di Usl a quella di Asur, dove la denominazione “azienda” è centrale. Non a caso le recenti statistiche e gli stessi operatori sanitari attestano come sia in atto una inversione di tendenza rispetto alle aspettative di vita, fino a poco tempo fa espressione di uno status sociale ancora dignitoso. E non può che essere così. Il processo di impoverimento, le crescenti disuguaglianze, la perdita di ogni garanzia rispetto al reddito, sono una costante nazionale e continentale. Un quadro che ha pesanti ricadute anche in realtà come quella senigalliese, dove seppur in un contesto ancora non drammatico, nelle pieghe del tessuto sociale ormai gli indicatori evidenziano la crescita del disagio, come ha attestato la stessa assemblea di sabato, con i dati forniti dalla Caritas senigalliese.

Ecco allora che mettere in atto forme di autorganizzazione sociale che diventino una risposta concreta al quadro sopra delineato è fondamentale. Dare vita ad un ambulatorio sociale punto di riferimento degli emarginati e di chi a causa delle difficoltà economiche non riesce a usufruire delle adeguate cure, così come organizzare un Forum che vuole aggregare quelle soggettività che si oppongono alla trasformazione della salute non più in un diritto, ma in un privilegio, sono due facce della stessa medaglia.

A nostro avviso sono segnali forti e tentativi generosi e autorevoli che cercano di frenare la disgregazione sociale e di dimostrare come sia possibile “fare società”, costruire legami sociali e forme di cooperazione che siano in grado di coprire il campo abbandonato dalle istituzioni pubbliche. Segnali che a nostro avviso vanno raccolti e sostenuti. Segnali che evidenziano come solo dai processi reali, partecipati e autorganizzati, sia possibile aggregare e offrire una prospettiva alle moltitudini oggi disorientate, spaventate e preda dei più ipocriti populismi.

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