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Maria Chiara ed Elena Paolini in piazza per i diritti dei disabili

La manifestazione, promossa dalle due giovani senigalliesi, si terrà il 3, 4 e 5 novembre

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Maria Chiara e Elena Paolini

Una manifestazione per chiedere il diritto alla Vita Indipendente e all’assistenza personale per i disabili. E’ questo il fulcro su cui poggia l’iniziativa “Liberi di fare“, promossa da Maria Chiara e Elena Paolini, due giovani senigalliesi, già salite alla ribalta delle cronache per le loro iniziative social.

Le due sorelle, entrambe disabili, da tempo si battono per sensibilizzare l’opinione pubblica contro il mancato rispetto dei diritti per le persone non autosufficienti. Una protesta che ha preso forma ed è sfociata nella manifestazione sincronizzata che si terrà il 3, 4 e 5 NOVEMBRE (venerdì, sabato e domenica), sempre alla stessa ora, dalle 15 alle 16 in svariate città tra cui Senigallia, Ancona, Macerata, Fermo, Porto San Giorgio, Acqualagna, San Benedetto, Fano Pesaro, Roma, Bologna, Perugia, Torino, Napoli, Milano, Comazzo,

Siamo una rete di persone disabili nata in seguito ad alcune riflessioni sulla Vita Indipendente – questo quanto scritto a motivazione della manifestazione – I fondi stanziati per l’assistenza personale in Italia sono ancora largamente insufficienti. Nonostante i progressi raggiunti in molte regioni, in altre la Vita Indipendente rimane ancora un concetto largamente sconosciuto, e anche dove la situazione è più rosea a livello di fondi rimangono problemi non da poco: ad esempio la precarietà del non sapere se verranno rinnovati i progetti, oppure il considerare il reddito personale come discrimine per il diritto ai fondi (nonostante sia incostituzionale in quanto si tratta di supporto per compiere e azioni base essenziali alla persona per vivere). O ancora, il limite di età imposto a 65 anni. Insomma, i problemi sono tanti e noti a chi ne ha esperienza.
La questione è grave e urgente, dato che al momento quello che viene dato non è sufficiente. Si può dire senza esagerare che la stragrande maggioranza delle persone non autosufficienti sia agli arresti domiciliari. Il problema ovviamente è che come succede quando si è molto oppressi, molti stanno troppo male per protestare. Molte persone disabili sono chiuse nelle RSA, senza possibilità decisionale e senza futuro, vulnerabili a potenziali abusi da parte di chi dovrebbe assisterli. L’idea è quella di dare vita a manifestazioni sincronizzate in varie piazze italiane tutti i giorni alla stessa ora, dalle 15 alle 16. Attraverso la pagina Facebook dell’evento già in tanti hanno dato la loro adesione. Oltre a Senigallia anche Milano, Napoli, Lecce, Piacenza, Lodi”.

Anche questa volta, ad innescare questa reazione a catena era stata una lettera aperta; destinatario stavolta il Presidente del Consiglio ed i Ministri:
Ve la riportiamo integralmente

Caro Presidente del Consiglio e cari Ministri,
Come butta?
Siamo due sorelle, Elena (quella con la maglia bianca) e Maria Chiara (quella con la maglia gialla).
Siamo disabili. Più precisamente, da sole, non riusciamo a fare quelle cose che la gente di solito fa se vuole restare viva. Quindi mangiamo, ci laviamo, puliamo casa e abbiamo una vita sociale innanzitutto grazie a delle assistenti personali.
Le nostre assistenti agiscono al posto delle nostre gambe e braccia, e questo ci permette di “fare cose vedere gente” e in generale vivere come c***o ci pare.
Le paghiamo grazie a due cose: i fondi ridicoli che lo Stato ci dà e gli enormi sforzi economici della nostra famiglia.
Ma questi soldi finiranno presto, e allora dovremo limitare seriamente la nostra vita, e indipendenza, e felicità. La nostra libertà ha una data di scadenza.
È molto semplice. Senza assistenti, non potremo più uscire liberamente. Magari perché non avremo qualcuno che guidi la nostra macchina per andare dagli amici. O magari non potremo fare la doccia quando vogliamo. O non avremo nessuno che cucini al posto nostro.
Farsi un toast, arrivare a uno scaffale alto, scostare le coperte e scendere dal letto, fare la doccia, mettere il reggiseno, caricare il cellulare, depilarsi. Sono funzioni basilari, eppure c’è una categoria di cittadini che per soddisfarle deve tirare fuori i soldi e pagare, oppure rinunciare.
Sì, perché i contributi statali attuali, di entità diversa di regione in regione, sono niente più che un’elemosina, una presa per i fondelli neanche tanto sottile.
“Non c’è budget”, e intanto una persona non esce di casa da un mese. “Hanno tagliato i fondi”, e intanto qualcun altro non si può lavare da una settimana. “Non ci sono i soldi”, e intanto un ragazzino non può uscire con gli amici.
Eppure paghiamo le tasse, e ci aspettiamo che ci tornino.
I fondi che ogni tanto vi vantate di stanziare per i disabili in realtà vengono destinati in gran parte alle case di cura, perché dietro alla case di cura – diciamolo ad alta voce – ci sono lucrosi interessi.
È lì che va chi non ha parenti, partner o amici che possano lasciare il loro lavoro per assisterlo. Ma cosa succede in una struttura residenziale per disabili?
Immaginate di non poter uscire, non poter vivere con chi vi pare, non poter compiere scelte e non avere libertà di movimento. Che tutto questo sia legale, solo perché sei disabile. Che tutto questo sia sconosciuto e sotterraneo, perché i reporter là dentro non ci arrivano.
Siamo assolutamente pronte – e con noi tanti altri – a lottare fino a che sarà necessario contro una vita di costrizioni e di rinunce.
Lo Stato ha il dovere di intervenire: proteggere le persone più vulnerabili e oppresse è proprio la sua funzione primaria. Andate a ripassarvi la Costituzione la Carta dei diritti ONU del 2009, e le leggi specifiche. Poi applicatele.
È imbarazzante, sembrate un bambino che non ascolta la maestra e poi si fa male o sporca dappertutto, e piange. Adesso però non frignate, potete ancora pulire questo gran casino.
Abbiamo bisogno di assistenza ora, per vivere le nostre vite adesso. Al momento ce la caviamo alla meno peggio e perdiamo opportunità, facendo con quel che c’è e rimanendo schiacciati: molti di noi stanno in pratica morendo, sprecando la vita.
Spesso non possiamo neanche fare una cosa normale come cercare lavoro, perché semplicemente non possiamo permetterci una persona che ci vesta tutte le mattine, e lo spiegate voi al mio capo che non dispongo pienamente del mio tempo?
Diciamo chiara una cosa. La tragedia non è il non essere autosufficienti: la tragedia è vivere in un paese che pensa di essere ancora nel Medioevo.
Siamo qui per assicurarvi questo, semmai ce ne fosse bisogno: non siamo passivi oggetti di cura da rabbonire e lisciare con promesse di cartapesta o briciole di diritti. Abbiamo una lunga lista di ambizioni e aspirazioni, e nessuna intenzione di lasciar perdere.
Siamo stanchi di sacrifici, fondi insufficienti e in ritardo, continue attese, contentini temporanei e rimbalzi di responsabilità. La clessidra della nostra sopportazione sta finendo, e siamo pronti a scendere in piazza se non vediamo risposte concrete.
Vogliamo che venga dato a ciascuno secondo il proprio bisogno di assistenza. Sappiamo che quando volete vi muovete veloci, quindi aspettiamo azioni, e in fretta. Siamo qui, e non ce ne andiamo.
Maria Chiara e Elena

Per tutti gli aggiornamenti sulle manifestazioni in programma: manifestazioneliberidifare.blogspot.it/

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