“Leggo dunque sono”: Rita Forlini (ASC Senigallia) racconta il Salone di Torino
La studiosa parla dell'esperienza piemontese e dei suoi studi sulla storia delle donne - INTERVISTA
I segni di un 30^ Salone del Libro di Torino faticoso sono visibili. Insieme però alla soddisfazione provata.
È soddisfatta prof.ssa Rita Forlini?
“Assolutamente sì e pronta a ripartire anche subito”.
Riassuma questa edizione.
“È stata l’edizione di un nuovo corso: sbaragliata la concorrenza e potenziate le presenze (120.000 dicono le rassegne odierne), si è respirata un’atmosfera di vivacità e creatività: l’amore per la lettura condiviso tra i partecipanti”.
Una novità che l’ha colpita?
“Vedere un giornalista sportivo famoso intervistare, in una sala prestigiosa come il Caffè Letterario, uno storico, il nostro presidente (Marco Severini), sul senso di appartenenza granata. Non è stata la solita intervista sul calcio, ma un focus sulla storia, sulla cultura e sui costumi degli italiani, con tanti riferimenti all’attualità”.
Due immagini che l’hanno colpita?
“Tra gli eventi “in” la convivialità di certi espositori, allegri intrattenitori tra un buon libro e un calice di bollicine. Tra quelli “off”, l’imbrunire lungo le vie di borgo Filadelfia punteggiate di drappeggi granata, intorno ai nuovi spalti del Filadelfia. Immagini evocanti il calcio puro di altri tempi. Tutto questo detto da una persona che non ha esperienza di tifoseria calcistica”.
Com’è andato lo stand associativo?
“Direi alla grande. Triplicate le vendite e intrecciate nuove relazioni, le proposte editoriali di qualità hanno attratto l’interesse dei visitatori”.
E quale spazio hanno avuto le sue ricerche?
“Hanno goduto di una ribalta privilegiata: parlare delle donne della Resistenza ascolana e di una pioniera come Franca Matricardi è stata una profonda soddisfazione”.
Prospettive?
“Prospettive di genere, in primis. L’Associazione sta lavorando su un bellissimo progetto che riscriverà in modo innovativo la storia delle donne, valorizzando la ricchezza ancora sommersa di tante marchigiane”.
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