Senigallia, calano ancora le assunzioni: boom dei voucher
Contratti (quando ci sono) sempre più precari. Buoni lavoro cresciuti in un anno del 106%
La crisi economica non è affatto conclusa. Uno dei segnali che lo testimoniano è il calo di assunzioni che sta interessando anche il senigalliese: -4,5% nell’ultimo trimestre del 2016 rispetto agli stessi mesi del 2015, secondo i dati forniti dai sindacati e dal Centro per l’Impiego.
Una situazione non nuova per la verità, che a Senigallia – meglio che in altre città della regione – si riesce a tamponare grazie al turismo: soprattutto il turismo estivo porta con sé infatti occasioni di lavoro, un maggiore commercio e, in generale, più afflusso di denaro in tutta l’area. “La situazione a Senigallia va a singhiozzo – afferma il segretario della Cgil Mohammed El Hasani – d’estate si respira di più perché con il turismo crescono le assunzioni, ma la crisi è ancora in atto e d’inverno tornano a calare“.
Ma questo non basta a superare le difficoltà che attanagliano soprattutto le imprese: basti pensare che il 78% dei contratti stipulati nel 2016 è a tempo determinato e solo il 15% a tempo indeterminato. A ciò va aggiunta una porzione ancora minore (7%) di contratti di apprendistato che difficilmente però si trasformano in accordi a tempo indeterminato (solo 3 su 100) come sarebbe nella loro ‘natura’. Così come scendono sempre di più i contratti che da determinato passano a forme più durature e stabili.
Su ciò pesa anche il mancato rinnovo dei bonus sull’assunzione: terminati i vantaggi e gli sgravi, le imprese sono tornate a licenziare.
Un allarme che i sindacati non smettono di lanciare, anche perché a ciò si affianca l’uso spropositato di voucher. I cosiddetti “buoni lavoro”, infatti, erano cresciuti già nel 2015 quando l’incremento segnava +30%. Nel 2016 sono più raddoppiati: +106%.
“C’è in generale – afferma Piermattei, della Cisl – una tendenza a utilizzare contratti che abbassano i costi della produzione: ecco perché si ricorre sempre più spesso a voucher. Senza contare poi i licenziamenti ‘sospetti’, quelli che cioè nascondono il passaggio da una forma di contratto stabile a una più precaria“.
Segno che le difficoltà per le imprese sono tante, ma quelle dei lavoratori ancora maggiori, a meno che non vogliano sottrarsi a questa logica e ritrovarsi senza rinnovo e senza lavoro.
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