La Città Futura, Sostegno Inclusione Attiva: criteri esageratamente stringenti
"Il progetto risulta del tutto illusorio: come sempre, negli ultimi anni, i Comuni dovranno fare da soli"
La crisi strutturale, che da circa otto anni sta attraversando il sistema economico occidentale, ha avuto effetti nefasti in particolare sulla società italiana. Si è drammaticamente allargata la forbice tra ricchi e poveri, con netto aumento delle persone in stato di povertà e aumento della ricchezza concentrata in poche mani.
I governi che si sono alternati in questi anni hanno tutti colpevolmente avallato le politiche liberiste e di deprimente austerità dettate dall’Unione Europea. L’ISTAT ci ricorda che 650.000 famiglie italiane sono al di sotto della soglia di povertà e circa 400 nel nostro Ambito Sociale Territoriale n.8, di cui Senigallia è il comune capofila.
Una luce di speranza si era accesa quando nel maggio dell’anno scorso il governo nazionale aveva istituito il SIA (Sostegno Inclusione Attiva), un fondo di 750 milioni di euro per il 2016 e di 1 miliardo l’anno per i prossimi 7 anni, che valgono 14 milioni per la regione Marche.
Tale intervento di contrasto alla povertà si avvale di una Carta SIA che garantisce fino ad un massimo di 400 euro mensili al nucleo familiare beneficiario, ma anche di un “patto assistenziale” tra nucleo familiare e Servizi Sociali con l’obiettivo, attraverso azioni di implementazione di conoscenze, di emancipazione dalla povertà e reinserimento lavorativo e sociale. Quindi i Sevizi Sociali, con personale dedicato, dovrebbero coordinare una rete di sostegno formata da Centri per l’Impiego, Imprese, Cooperative (tipo A e B), Sindacati, Scuola, Umee, Umea, finalizzata all’obiettivo dell’assunzione al lavoro anche attraverso l’organizzazione di corsi di formazione e con le Imprese parte attiva del percorso.
L’assessore Girolametti ha condiviso e sostenuto l’azione organizzativa messa immediatamente in moto dall’Ufficio Comune diretto dal dott. Mandolini, e il Comune di Senigallia è risultato il più sollecito della Provincia nel raccogliere le domande dei cittadini per l’inclusione da inviare all’INPS.
Constatato che i criteri per l’inclusione descrivevano una povertà estrema (nuclei con reddito ISEE annuo inferiore a 3.000 euro, figli minori, disabili, anziani, donne in gravidanza, ecc.), si è deciso di accogliere anche domande di nuclei familiari con situazioni socio-economiche lievemente superiori ai requisiti richiesti. Rispetto ai 400 nuclei familiari considerati al di sotto della soglia di povertà, sono state recepite circa 230 domande ma l’INPS ne ha accolte solo 37! Con il risultato che le risorse, ipoteticamente messe a disposizione, non potranno essere utilizzate per i criteri esageratamente stringenti.
I Comuni italiani che avevano accolto questa iniziativa di governo con soddisfazione, eventualmente criticando l’esiguità di un miliardo l’anno per il contrasto alla povertà, si trovano pressoché nella situazione di Senigallia, quindi di non poter utilizzare le risorse che risultano solo fittizie. Il progetto risulta del tutto illusorio (eppure la sperimentazione fallimentare dello scorso anno in alcune città con più di 250.000 abitanti doveva essere indicativa!) e come sempre, negli ultimi anni, i Comuni dovranno fare da soli .
La qualità della convivenza e della coesione sociale, condizioni indispensabili per non cadere nei populismi di ogni tipo e caratteristiche inderogabili della nostra città, dovranno continuare ad essere garantite con risorse comunali, e i Servizi Sociali non potranno essere indeboliti dai prossimi bilanci, tutt’altro.
da La Città Futura
www.lacittafutura.info
lacittafuturasenigallia@gmail.com
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