Riduzione in schiavitù: la vicenda Bertolini finisce all’università di Perugia
Incontro "Libere di scegliere?" alla facoltà di diritto, preambolo per il progetto nazionale di difesa delle donne in rete
Il caso Bertolini e le violenze psicologiche subite dalle donne saranno al centro di un incontro, giovedì 24 novembre, all’università di Perugia. L’iniziativa, promossa dalla titolare della cattedra di filosofia del diritto Simona Sagnotti dal suggestivo titolo “Libere di scegliere?” vedrà la partecipazione di Marco Bertolini, il quale parlerà della propria esperienza e dei motivi che hanno indotto lui e sua moglie a rendere pubblico il proprio eclatante caso per cui oggi è pendente processo per riduzione in schiavitù a danno di due giovani ragazze ed altri reati davanti alla Corte di Assise di Ancona.
Presente anche l’avvocato Roberto Paradisi il quale interverrà all’incontro, non riservato agli studenti ma aperto al pubblico. Previsto durante il convegno l’intervento dell’avv. Matteo Giambartolomei del Foro di Perugia, uno dei coordinatori (insieme proprio all’avvocato di Senigallia Paradisi) del progetto nazionale “Difesa legittima in rete”; progetto che prevede la messa in “rete” di avvocati, psicologi, medici legali, consulenti e palestre di arti marziali in tutta Italia per approntare una vera e propria rete protettiva per le donne che subiscono violenze (con la collaborazione e partnership di “Ju Jitsu Progetto Donna Italia” coordinato dalla dott.ssa Linda Ragazzi).
“Si tratta di un’iniziativa di rilievo anche accademico – ha spiegato l’avv. Paradisi – perché l’Università entra così nella vita di ogni giorno e nelle dinamiche di rilievo penale e sociale. Situazioni estremamente complesse da spiegare e su cui fare luce, offrendo – peraltro – un importante contributo in termini di studio e analisi di fenomeni purtroppo molto più diffusi di quanto appare“.
Allegati
Aggiornamento rispetto al contenuto: con sentenza della Corte di Assise di Ancona del giorno 20/12/2018, il sig. Alessandro Predieri è stato assolto o comunque prosciolto da ogni accusa, eccezion fatta per un capo di imputazione relativo alla violenza sessuale, per il quale è stato condannato con medesima sentenza ad anni 8 e mesi 6 e ad il risarcimento in favore della parte civile costituita. La difesa dell’imputato, respingendo ogni accusa, ha impugnato la sentenza.
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