“La ‘Buona Scuola’ che proprio tanto ‘buona’ non è”
Uno studente avrebbe danneggiato involontariamente un Pc: l’insegnante avrebbe chiesto i soldi agli alunni per ricomprarlo
Si parla tanto di “Buona Scuola”, ma ogni giorno ci accorgiamo, vuoi per un motivo o vuoi per un altro, che proprio tanto “buona” non è purtroppo, o almeno così sembra. Parliamo di un episodio accaduto la scorsa settimana all’IPSIA. Ne parliamo in maniera costruttiva e non in chiave polemica e chiediamo alla Direttrice, Dott.ssa Elena Giommetti, se ne era a conoscenza in primis, se condivide o è d’accordo sulle scelte e sulle parole operate da un insegnante e quale posizione prende essendo appunto la Direttrice.
I fatti. La prima superiore OMTA, quindi parliamo di ragazzi di 15 anni, era nell’aula informatica per una lezione. A quanto ci è stato raccontato dai genitori dei ragazzi, pare che un alunno abbia “bruciato” un computer, non ci è dato sapere se il ragazzo lo abbia fatto volontariamente o no, ma immaginiamo che avendo appunto15 anni, può capitare di essere maldestri e combinare qualche involontario guaio.
Sempre secondo quanto ci hanno riferito i genitori, l’insegnante avrebbe chiesto i soldi a tutti gli alunni della classe per ricomprarlo. Essendo 19 gli alunni, e chiedendo 11 euro a testa, ci pare strano che con 201,00 euro si ricompri il computer bruciato, caso mai si farà riparare. Già questo non ci sembra un modo corretto di agire perché è nell’ordine delle cose che simili incidenti possano capitare, e se non viene provata la volontarietà nel commettere un atto vandalico non si possono gravare gli alunni di una spesa che di certo non spetta a loro. Anche perché all’inizio dell’anno scolastico, la scuola ha chiesto ben 100 euro di “Contributo Volontario, ma Obbligatorio”, quella famosa prassi tanto odiosa, e a dimostrazione alleghiamo la foto del bollettino che fu dato ai genitori all’inizio dell’anno scolastico.
Nel caso invece venisse provata la “colpa” allora la scuola dovrebbe chiamare i genitori del ragazzo e chiedere a loro di rifondare il danno, ma gli stessi genitori che ci hanno chiamato ci hanno riferito che il ragazzo “incriminato” non lo ha fatto volutamente, come tutti i ragazzi di quell’età ha “mosso le mani” forse oltre il dovuto, ma per semplice curiosità o inesperienza, quindi senza dolo. Perché quindi chiedere i soldi a tutti gli alunni? E con quale diritto, così ci è stato riferito dai genitori, l’insegnante si permette di dire ai ragazzi che “chi non paga salterà le lezioni di informatica”? E inoltre, sempre stando al racconto dei genitori, come mai gli 11 euro del ragazzo “incriminato” li ha messi l’insegnante?
Piccole cose, ma secondo noi c’è un qualche cosa di sbagliato in questa vicenda, chiediamo quindi gentilmente alla Dirigente, Dott.ssa Elena Giommetti, di appurare bene il tutto ed evitare la “questua” degli 11 euro cadauno, anche perché le famiglie già ne hanno versati 100 ad inizio anno come “contributo” e non ci pare corretto e giusto chiederne altri per un, purtroppo normale, incidente tecnico.
Vogliamo inoltre sperare che la frase detta ai ragazzi dall’insegnante: “chi non paga salterà le lezioni di informatica”, sia stata detta in un momento magari di rabbia, e in questo caso ci può stare, ma se fosse stata detta con altre intenzioni, allora no, non ci stiamo proprio.
A proposito, la prof.ssa Gommetti è la Dirigente, non la direttrice, quella c'era quando facevamo noi le elementari, i tempi sono cambiati, si aggiorni prima di parlare.
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