La Città Futura in Festa a Senigallia: mercoledì 14 l’anteprima con un film
Proiezione in via Carducci di "Là-bas", pellicola coraggiosa su un tema scottante
Anche quest’anno La Città Futura in Festa, che si inaugurerà ufficialmente giovedì 15 settembre alle 17:00, vivrà un’interessante anteprima cinematografica.
Mercoledì 14, alle 21:15, sempre in Via Carducci, avrà luogo la proiezione del film “Là-bas – Educazione criminale” di Guido Lombardi, premio “Venezia Opera prima” e premio del pubblico “Settimana della Critica” alla mostra del cinema di Venezia, edizione 2011.
Interverrano: Michele Anselmi, critico cinematografico; Esther Elisha, attrice protagonista del film; in collegamento Skype Mimmo Lucano, sindaco di Riace e Giusi Nicolini, sindaco di Lampedusa e Linosa; coordinerà gli interventi Marco Lion de La Città Futura.
Giusi Nicolini è stata definita dalla stampa francese una “leonessa”, in occasione del Premio “Simone de Beauvoir” assegnatole nel 2016 “per la sua azione coraggiosa e pionieristica in favore dei rifugiati”. E infatti, anche nel suo discorso di accettazione del Premio, non ha usato mezzi termini per criticare la politica migratoria europea: “Davanti alle bare del naufragio del 3 ottobre 2013 hanno detto ‘mai più morti in mare’, ma poi invece di attivare canali umanitari sicuri, invece di fare gesti di pace almeno smettendo di dare le armi ai Paesi in guerra, hanno chiesto la chiusura di Mare nostrum, l’operazione umanitaria della marina italiana, ritenuta colpevole di salvare troppe vite, ritenuta colpevole di incentivare gli arrivi”.
Mimmo Lucano è riuscito a realizzare, nel tessuto sociale della sua comunità, l’integrazione di profughi di tanti paesi, che hanno trovato non solo accoglienza nelle case degli emigrati di Riace, sparsi in tutto il mondo, ma anche un’occupazione, soprattutto nel campo artigianale.
E così Riace, nota per i suoi bronzi, che però sono finiti altrove, è rinata ed è diventata modello a livello mondiale di ospitalità e integrazione.
A Michele Anselmi abbiamo chiesto di anticiparci qualcosa sul film “Là-bas – Educazione criminale”:
“Ogni tanto i festival servono. Se a Venezia 2011 la giuria presieduta da Carlo Mazzacurati non avesse attribuito a “Là-bas” il Premio Luigi De Laurentiis per il migliore esordio, cioè 100 mila dollari in soldoni, probabilmente Istituto Luce Cinecittà non l’avrebbe mai distribuito nelle sale, sia pure in 15 copie.
Meno male. Immigrati & integrazione è un tema delicato. Non che il cinema italiano sia distratto in materia, di recente è uscito, tra premi e buoni risultati di pubblico, “Fuocoammare” di Gianfranco Rosi e “La prima neve” di Andrea Segre; e negli anni si sono visti “Cose dell’altro mondo” di Francesco Patierno, “Terraferma” di Emanuele Crialese e “Il villaggio di cartone” di Ermanno Olmi, tre modi diversi di parlarne.
Ma “Là-bas”, ora seguito dal sottotitolo “Educazione criminale”, applica all’argomento uno sguardo originale. L’ha diretto il napoletano Guido Lombardi, classe 1975, trovando nei produttori Dario Formisano, Gaetano Di Vaio e Gianluca Curti tre “complici” ferventi e sensibili.
Realizzato con circa 450 mila euro, dei quali 80 mila vengono dalla Regione Campania, “Là-bas” è un film atipico, scostante, a tratti ingenuo ma impavido nella sua prospettiva “all black”. Lo interpretano attori africani sconosciuti; è recitato in francese, inglese e dialetto stretto, il che ha richiesto l’uso di sottotitoli; non offre un punto di vista “bianco” sull’immigrazione clandestina. Di sicuro l’ex sindaco di Castel Volturno avrebbe preferito che il film non fosse girato. Rimozione pura: da quelle parti la comunità africana conta tra le 18 e le 20 mila persone, per una buona metà senza permesso.
“Là-bas”, che in francese sta per “laggiù”, a dire l’Europa vista dall’Africa, si ispira infatti al massacro di Castel Volturno del 18 settembre 2008. Un commando di camorristi, travestito da forze dell’ordine, irruppe in una sartoria frequentata da immigrati sparando all’impazzata. Sei ragazzi restarono uccisi, un settimo, il ghanese Joseph Ayimbora, si salvò fingendosi morto (purtroppo un aneurisma l’ha stroncato qualche giorno fa, era ancora sotto protezione). Il boss Giuseppe Setola voleva dare una lezione a un gang nigeriana. La magistratura chiarì che le vittime non erano coinvolte in traffici illeciti.
Nel film la ricostruzione è più “libera”, romanzesca, appunto da educazione criminale. Infatti resta sul terreno anche un piccolo ras africano che si sente intoccabile, mentre il sopravvissuto alla strage di San Gennaro, suo nipote Yussuf, musulmano fervente finito nel giro malavitoso dopo aver provato a vendere fazzoletti sulla costa domizia, troverà infine accoglienza presso una comunità di onesti immigrati clandestini.
All’epoca ribattezzato dai critici il “Gomorra nero”, il film non è un documentario sociale. Non agita solo un problema, descrive una condizione umana, tra paure e illusioni, in una chiave di spettacolo a forti tinte. Certo il regista ha idee chiare: ‘Stiamo importando schiavi per sostenere la nostra economia. Ma cosa succede se un africano, stanco di guadagnare una miseria lavando automobili o sfinendosi nei campi, s’accorge di poter guadagnare 100 euro in un’ora?’. Già”.
(Michele Anselmi)
La Città Futura
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