Senigallia, il pannolino lavabile che fa acqua
Breve storia di un lungo confronto che piano piano si è trasformato in un'imposizione
Un mese fa più o meno, nelle testate online del territorio, è comparso un dibattito serrato sul progetto, approvato dall’Amministrazione Comunale, per l’introduzione dei pannolini lavabili nei nidi senigalliesi. Il botta e risposta tra le parti si è acceso e spento nel giro di una settimana, prendendo pieghe inevitabilmente ideologiche e partitiche.
Siccome in quella circostanza i genitori sono stati chiamati più volte in causa, ora, all’inizio di questo nuovo anno, ci sembra opportuno, come rappresentanti dei genitori dei nidi, prendere la parola. Lo facciamo per cercare di chiarire alcuni dati di fatto e soprattutto per condividere una riflessione su alcuni aspetti fondamentali che – riteniamo – in quella polemica si sono persi.
La questione dei pannolini non è argomento di destra o di sinistra, per fortuna, ma è una tematica prettamente politica, perché riguarda il benessere e la crescita di alcuni piccoli membri della comunità che – si spera – saranno un domani cittadini consapevoli. È questione politica perché riguarda un ambito delicato, quello dell’educazione, che in questi tempi è costantemente vessato a tutti i livelli da presunti interventi “migliorativi”. E sinceramente l’educazione dei nostri figli ci sta a cuore: ci sta a cuore che crescano in ambienti sani, ma ci preme soprattutto che la loro crescita e la loro educazione stiano a cuore a coloro ai quali vengono affidati, educatori prima, insegnanti poi. E questo fatto, pur non avendo un colore politico, rientra a pieno nella vita di una comunità, di una città.
La questione educativa coinvolge anche la vita dei nostri nidi: perché mandare un figlio al nido non significa solo affidarlo per qualche ora a dei baby-sitter o a dei controllori, ma significa credere che attraverso quella struttura passi un determinato messaggio, e significa condividere un vero e proprio progetto (un progetto valido, e non tanto per far passare un po’ di tempo), che poi sono le educatrici, con la loro esperienza e le loro competenze, a concretizzare. Per questo solleviamo la questione, e per questo l’abbiamo sollevata durante l’anno e abbiamo tenuto la discussione ad un livello sempre pacato, ma deciso, nelle varie occasioni di confronto: diamo fiducia al progetto educativo che si realizza nei nostri nidi, e diamo fiducia a coloro che agiscono perché questo avvenga.
Ora, per permettere questo, c’è bisogno di tempo, di spazi, di strutture, di calma, di serenità, di collaborazione: tutti elementi che è difficile avere contemporaneamente e mantenere nel tempo, come in ogni ordine di scuola accade. Si tratta di un equilibrio invisibile, che però permette che tutto funzioni al meglio. Per tale motivo, fin dall’inizio, la proposta di introdurre in serie nei nidi della città l’utilizzo dei pannolini lavabili ci ha dato l’impressione di minare l’equilibro di cui stiamo parlando. Ed è per questa ragione che, come genitori, ci siamo dichiarati fin da subito (almeno nella maggior parte dei casi) contrari.
Ma andiamo per ordine.
Con una delibera di giunta dell’otto giugno scorso, l’Amministrazione comunale ha deciso di approvare il progetto “Lavabile è sano” relativo all’introduzione dei pannolini lavabili nei nidi comunali, nello specifico nelle strutture Prato Verde, Mimose e Cannella.
Si tratta di una decisione che idealmente rappresenta una presa di posizione netta dell’Amministrazione nei confronti dell’ambiente e della riduzione dei rifiuti. Nella realtà dei fatti però questa decisione è destinata a generare una spaccatura, dati gli antefatti e le premesse che hanno portato alla scelta di procedere in maniera univoca su una materia così delicata (visto che ad essere coinvolti sono i bambini di 0-3 anni che frequentano i nostri nidi). Il progetto coinvolgerà da settembre in realtà soltanto la sezione dei lattanti, quindi all’incirca una quarantina di bambini. Dopo l’ennesima riunione sulla questione, come rappresentanti dei genitori dei nidi coinvolti ci sentiamo ormai in dovere di informare la comunità del percorso che ha portato e porterà a questa spaccatura.
Nel novembre dello scorso anno l’Amministrazione comunale si era prodigata per presentare nelle strutture dei Nidi suddetti un progetto, proposto da privati, in merito alla possibile introduzione del pannolino lavabile all’interno dei nidi. Questo progetto avrebbe previsto una iniziale sperimentazione di due mesi e poi, in caso di risultati positivi, una stabilizzazione a regime che avrebbe comportato un aumento dei costi del servizio a carico del genitore. Il progetto (che si sarebbe avvalso al momento per il lavaggio del servizio “Lavanda” con sede nel bolognese), sperimentato già l’anno precedente da 3 asili privati e da 5 famiglie della zona, concretamente avrebbe previsto quindi l’utilizzo di pannolini lavabili che due volte a settimana, ogni tre giorni circa, sarebbero stati trasportati a Bologna (così venne detto in quella presentazione) per il lavaggio e la procedura di igienizzazione, certificata dalla A.S.L. di Bologna. In occasione di questa presentazione si disse che in tempi immediati ci si sarebbe attivati per sondare le disponibilità dei genitori a partecipare alla sperimentazione.
A fronte di questa presentazione i genitori manifestarono interesse per le problematiche ambientali, ma evidenziarono nel contempo diversi punti deboli del progetto, che avrebbero meritato discussioni approfondite e chiarimenti: le criticità emerse già dalla sperimentazione diretta con le famiglie e con gli asili privati di cui si parlava poc’anzi in merito alla scarsa tenuta del tipo di pannolini utilizzato, e alla sua poca fruibilità per alcune attività; le criticità in merito alla “didattica” prevista all’interno del nido e inevitabilmente condizionata dall’aumento dei cambi; le criticità in merito alle modalità di richiesta di adesione, in merito alle modalità di svolgimento del progetto e sui costi previsti eventualmente a carico delle famiglie.
Per tutti questi punti critici, quando a febbraio (due mesi dopo la presentazione del progetto) ci fu chiesta una effettiva adesione alla sperimentazione, ben 111 famiglie su 126 espressero parere negativo, risultato che ci venne comunicato solo dopo nostra formale richiesta nel mese di maggio, dopo che non si era saputo più nulla del destino dell’iniziativa.
Ora, a fronte di un dissenso così evidente, ecco che quasi a inizio estate l’Amministrazione decide in maniera univoca, con delibera di Giunta, di procedere comunque all’attuazione del progetto, ignorando completamente le opinioni dei genitori (richieste peraltro dalla stessa Amministrazione) e imponendo questa scelta virtuosa ai lattanti che entreranno nei nidi a Settembre. Ci chiediamo: perché ignorare il parere di quasi il 90% dei genitori? Perché questa insistenza? Perché l’imposizione e non la libera scelta? Quali criticità individuate nel progetto sono state davvero affrontate e risolte? Perché l’Amministrazione chiede (per quando il progetto andrà a regime) ai genitori una maggiorazione della retta e non dà invece un incentivo alle famiglie, visto che l’iniziativa dovrà ridurre i rifiuti? Ma soprattutto: perché intervenire su un servizio così delicato, che si dedica ad una fascia di persone che non possono recriminare, né opporsi, né esprimere ancora pienamente a parole il proprio disagio?
È per questo che ci esponiamo oggi pubblicamente, chiedendo alle autorità competenti di rivedere questa scelta che non solo è una presa in giro per tutti quelli che già da mesi, con cognizione di causa, si sono espressi per impedirne la realizzazione, ma è anche a questo punto un’imposizione, peraltro piuttosto approssimativa e goffa. Non si tratta di una posizione contro qualcosa o qualcuno, o contro l’idea della difesa dell’ambiente. Come genitori abbiamo semplicemente riflettuto sul progetto proposto, fatto le nostre considerazioni e detto di no. Peccato che poi il progetto è stato comunque deciso nelle sale del potere.
Questa è un po’ la storia (a grandi linee) della questione “pannolini lavabili”. È chiaro che a noi piacerebbe che il Comune tornasse sui propri passi e sulle proprie scelte. Sappiamo che questo, purtroppo, non avverrà. In tal caso seguiremo attentamente le fasi di attuazione (e soprattutto di verifica) della sperimentazione, per fare in modo che, alla fine, venga rispettata l’opinione dei genitori. Proprio nel momento in cui Senigallia promuove una apertura indiscriminata verso forme alternative di eticità, chiediamo che sia rispettata la libertà che ciascun genitore ha di crescere i propri figli secondo i criteri che ritiene migliori, e soprattutto chiediamo che sia rispettata la libertà dei bambini di poter essere ospitati in nidi che possano rimanere (come sono ora) luoghi di crescita secondo un preciso progetto didattico condiviso ed efficace.
I rappresentanti dei genitori dei nidi di Senigallia
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