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Riduzione in schiavitù e violenza sessuale su minorenni, senigalliese rinviato a giudizio

Una delle due presunte vittime ha ribadito le accuse durante l'incidente probatorio; l'altra è invece l'attuale moglie dell'uomo

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Tribunale, sentenza

Rinviato a giudizio lunedì 21 marzo il trentenne senigalliese a cui sono contestate la riduzione in schiavitù, la violenza sessuale e l’istigazione al suicidio nei confronti di due minorenni, all’epoca dei fatti sue fidanzate, per episodi iniziati nel 2009.


Il processo prenderà il via nel luglio 2016 presso la Corte d’Assise di Ancona.

Lunedì 21 marzo si è svolto l’incidente probatorio durante il quale una delle due presunte vittime – costituitasi parte civile – ha ribadito le accuse nei confronti dell’uomo, che l’avrebbe ripetutamente plagiata, limitandone fortemente la libertà personale: la ragazza, all’epoca dei fatti sedicenne, ha inoltre riferito di una terza giovane che avrebbe subito lo stesso trattamento.

Secondo la Procura, l’imputato si sarebbe comportato come un vero padrone, allontanando le due ragazze dai nuclei familiari e dalle amicizie, imponendo discutibili abitudini personali dal punto di vista igienico, decidendo del loro vestiario e spingendole a rapporti sessuali di tipo bondage e a comportamenti autolesionistici come estrema prova d’amore.

L’altra presunta schiavizzata, ora ventiduenne, ha poi sposato il senigalliese e non si ritiene parte offesa: secondo i suoi genitori – costituitisi parte civile – però anche lei è stata plagiata.

La difesa dell’uomo respinge le accuse sostenendo che non vi sono prove per supportare gli addebiti che vengono mossi.

Allegati

Aggiornamento rispetto al contenuto: con sentenza della Corte di Assise di Ancona del giorno 20/12/2018, il sig. Alessandro Predieri è stato assolto o comunque prosciolto da ogni accusa, eccezion fatta per un capo di imputazione relativo alla violenza sessuale, per il quale è stato condannato con medesima sentenza ad anni 8 e mesi 6 e ad il risarcimento in favore della parte civile costituita. La difesa dell’imputato, respingendo ogni accusa, ha impugnato la sentenza.

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