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L’ultima bandiera: INTERVISTA al capitano della Pall.Senigallia Mirco Pierantoni

Il lungo non si sente tale ma i record parlano chiaro: 13 anni in biancorosso, ed oltre 400 presenze

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Mirco Pierantoni - Pallacanestro Senigallia

Giocatori e allenatori che vanno e vengono con la frequenza di treni, squadre che mutano ogni anno diventando irriconoscibili ai loro stessi tifosi.

È lo sport globalizzato, magari spettacolare ma troppo spesso privo di identità e bandiere. Il basket non fa eccezione, ma in provincia, a Senigallia, c’è una storia che sembra uscita dalla pallacanestro di un tempo dove uomini e club si legavano a vita o quasi.

Mirco Pierantoni, 34 anni, ala-pivot di 202 cm, nativo di Fano, ha sposato i colori biancorossi della Goldengas quando ancora non c’era nemmeno l’euro, nel 2001, e da allora, se si fa eccezione per il periodo 2005-2007, non se ne è più staccato. Il lungo sta frantumando ogni record: 13 stagioni con la società di via Capanna, di cui 9 da capitano, 400 presenze, toccate il 13 dicembre quando è stato premiato con una toccante targa, con tutto il PalaPanzini in piedi ad applaudire.

Pierantoni, che effetto fa tutto ciò?
“La premiazione è stata davvero una sorpresa per la quale tengo a ringraziare la dirigenza. Sì, mi sono commosso”.

Ha vissuto tutto il periodo d’oro della storia della società. Quale il momento migliore?
“Ricordo con grande emozione la mia prima promozione, dalla C1 alla B2, in casa col Cesena (2002, primo anno di militanza in squadra)”.

La delusione più grande?
“La sconfitta nello spareggio per la B1 col Casalpusterlengo a Consandolo (2004) fu una delusione enorme. Ma ricordo anche quel momento con emozione. Ogni stagione a suo modo è stata istruttiva e indimenticabile, così come ricordo con affetto tutti i compagni”.

Targa 400 presenze a PierantoniQuattro vittorie di fila, compresi due derby esterni. Come si spiega il gran momento della Goldengas?
“Siamo in un buon periodo, nel derby di Porto Sant’Elpidio siamo stati bravi a rispettare il piano partita e a non cedere quando i locali hanno provato a scappare. Per continuare così dobbiamo però mantenere la stessa cattiveria agonistica, senza mollare di un centimetro”.

Nel derby ha toccato le 401 presenze. Ma Pierantoni si sente bandiera?
“No, non penso di poter essere il tipo di giocatore definibile come tale. Però sono orgoglioso, questo si, di aver fatto parte di questi colori, di questa società, che per me è ormai davvero una seconda famiglia”.

Allora appuntamento per la prossima intervista a quota 500 presenze?
“Non credo…ormai sono vecchio!”.

Ma, dato il sorriso con cui lo dice, e il rendimento ancora al top (13 punti, 10.8 rimbalzi), non ne saremmo così sicuri.

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