Arte, cultura e società al cinema Gabbiano di Senigallia
Continua la rassegna sulle cattedrali della cultura, si chiude il mercoledì d'essai: ecco il programma del 9 e 10 dicembre
Dopo il successo delle proiezioni su Firenze e gli Uffizi e sul teatro alla Scala, la stagione della grande arte al cinema Gabbiano prosegue con “L’Accademia Carrara – Il museo riscoperto”.
E’ questo il terzo appuntamento con il ciclo dei “mARTEdì – Cattedrali della Cultura” distribuiti da Nexo Digital, che questa settimana, vista la concomitanza con una giornata festiva, sarà eccezionalmente posticipato con un doppio spettacolo: alle ore 18.30 di mercoledì 9 dicembre e alle ore 21.15 di giovedì 10.
La pellicola racconta la storia dell’Accademia Carrara di Bergamo, uno dei numerosi tesori d’Italia rimasti a lungo chiusi – dal 2008 non era visibile al pubblico per restauri – e ora finalmente tornati a risplendere: dalla sua recente riapertura, avvenuta lo scorso aprile, l’Accademia sta infatti registrando un numero eccezionale di visitatori. D’altra parte la sua pinacoteca annovera una collezione di oltre 600 dipinti, tra cui opere d’arte di autori come Raffaello, Mantegna, Bellini, Botticelli, Tiepolo, Canaletto, e tanti altri grandi artisti che si collocano dal Rinascimento all’inizio del Novecento.
A filmare la storia dell’Accademia è stato Davide Ferrario, un brillante regista indipendente cresciuto proprio a Bergamo, che ha voluto raccontare la riapertura della pinacoteca proponendo al tempo stesso una sua personale riflessione per immagini sul senso del guardare. Tantissime immagini, dunque, accompagnate dalle dichiarazioni di autorevoli esperti quali lo storico d’arte Giovanni Romano e l’antropologo Desmond Morris. Ingresso per lo spettacolo a 8 euro.
Mercoledì 9 dicembre è però anche la giornata in cui si concluderà – come sempre con spettacolo unico alle ore 21.15 – il tradizionale ciclo delle proiezioni d’essai. E lo farà con uno dei film più attesi e richiesti in programmazione, nel tassello occupato dal film a sorpresa della rassegna.
Si tratta di “The Lobster“, primo film girato in lingua inglese dal geniale regista greco Yorgos Lanthimos, acclamato in vari festival fino a conquistare il premio della giuria a Cannes.
La storia muove da un’idea assolutamente originale: in un futuro prossimo le persone che rimangono single vengono confinate in un luogo dove avranno 45 giorni di tempo per trovare un partner, pena un destino irrevocabile. Attraverso questo semplice meccanismo narrativo si alimenta una tensione sottile, in grado di rendere il film affascinante e disturbante al tempo stesso, anche grazie alle ottime interpretazioni di un cast di alto livello, tra cui spiccano Colin Farrell, Rachel Weisz e Léa Seydoux.
Lanthimos riesce a costruire una serie di situazioni grottesche caratterizzate da un geniale umorismo nero, suggerendo varie distorsioni dei ruoli sociali e familiari. Dietro il paravento di una “dittatura della coppia” si vuole forse mettere in discussione una società fondata su una idea di famiglia troppo rigida, ma anche ricordare con questo film bello e angosciante la banalità del male. The Lobster disorienta e può senz’altro disturbare, mettendo lo spettatore in condizione di non sapere più quali personaggi comprendere e quali ripudiare, quando temere per loro e quando invece temere per ciò che potranno fare.
Tutto ciò in un film di rara bellezza estetica: la fotografia offre un paesaggio livido e l’ambientazione dei boschi riesce a creare una continua sensazione di malessere di fronte a questa società terribilmente distopica.
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