Silvana Amati: “Perchè non ho votato la riforma costituzionale”
La Senatrice di Senigallia spiega: "Tra quei 179 sì non c'è il mio. La Costituzione va applicata e difesa, mai alterata"
Il 13 ottobre il Senato ha approvato in terza lettura il testo della riforma costituzionale, che supera il bicameralismo e istituisce il “nuovo Senato”. Tra quei 179 voti a favore non c’e il mio.
Come già nell’agosto 2014, in occasione della prima lettura, ho scelto di non aderire, questa volta non partecipando al voto finale perché non condivido il contenuto del testo.
La mia è una posizione consolidata nel tempo e questa è stata, è e resterà la mia posizione nel Partito Democratico. Infatti ho sempre ritenuto che la nostra Costituzione andasse applicata, difesa e mai alterata.
Per questo dal 1994 ho aderito ai Comitati per la difesa della Costituzione, promossi da Dossetti.
Dai tempi della Bicamerale D’Alema al programma dell’Ulivo, dal testo proposto dal Governo Letta fino ad oggi, ho mantenuto la stessa convinzione e quindi lo stesso atteggiamento, devo dire sempre più solitario.
Quest’ultima proposta di riforma accentua peraltro le criticità: elimina un contrappeso politico, riduce fortemente la funzione rappresentativa, realizza nei fatti il controllo dell’esecutivo su tutti gli organi di garanzia, dalla Corte costituzionale alle Authority, finanche alla Presidenza della Repubblica. Questo solo volendo ricordare le principali criticità, accompagnate dal dato che il “nuovo Senato” credo moltiplicherà i conflitti tra le assemblee locali e la Camera dei Deputati, restando in piedi la Conferenza Stato-Regioni.
Il funzionamento della democrazia è certo cosa difficile e, in tempi di antipolitica, troppo spesso svilito. Non basta certo garantire l’azione del Governo, di qualunque governo, per risolvere i veri problemi del Paese. Il tema centrale è come risolverli, trovando davvero soluzioni condivise con le cittadine e cittadini.
Dunque, nel ricordo delle motivazioni e delle ragioni storiche che portarono i Padri Costituenti ad approvare la Carta nel 1948, ho ritenuto di non contribuire con il mio voto alla fine di una storia che considero gloriosa e di garanzia democratica.
Credo fermamente che quando si è eletti in un partito si DEBBANO rispettare le scelte decise nella direzione nazionale. E' quella la sede per discutere e sostenere la propria posizione e qualora non fosse condivisa si dovrebbe avere almeno la delicatezza di dimettersi, non di votare contro. Questo nel rispetto di chi ha contribuito ad eleggerla.... Io sono tra questi ma se si dovesse ripresentare (spero di no) certo non la voterei mai più. Di certo non ha fatto una gran bella figura... non se ne vanti!
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