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Brignone: “Da Allegrezza reazioni scomposte e rancorose. Fila per firmare ha dato fastidio”

La deputata di "Possibile" risponde: "Assente dall'Aula per 3 giorni e mezzo, per fare ciò che è giusto e metterci la faccia"

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Beatrice Brignone

Capisco che fare politica in piazza, parlare con le persone, raccoglierne le istanze e la delusione, non sia comprensibile a chi sta chiuso nel Palazzo. E capisco anche che vedere la ressa degli ultimi giorni ai banchetti per firmare i referendum abrogativi delle principali riforme Renzi abbia dato fastidio, ma non credevo fino a questo punto.

Le reazioni nei miei confronti della segretaria del PD Elisabetta Allegrezza sono, come di consueto, scomposte e rancorose, ma il livore e il nervosismo che traspaiono sono significativi dello stato di salute del Pd, in città come altrove.

Un minimo di capacità di analisi politica dovrebbe consigliare di guardare con attenzione il fatto che una piccola forza politica nata due mesi fa, in pochi giorni abbia raccolto, nel silenzio totale dei media e senza l’appoggio di alcuna forza organizzata, oltre 300.000 firme in tutto il Paese, più di 2.000 solo a Senigallia. Un risultato migliore di quello fatto nel dicembre scorso dal Movimento 5 Stelle per chiedere l’uscita dall’euro e molto migliore di quanto ottenuto da Cgil e Sel un anno fa per chiedere il referendum sul fiscal compact, forze con ben altre risorse, struttura e organizzazione.

Il malcontento nei confronti di questo Governo e della metamorfosi del Partito Democratico è diffuso e tangibile e noi abbiamo messo a disposizione le nostre ferie, il nostro tempo, le nostre risorse per ridare la parola ai tanti cittadini che subiscono scelte imposte dal governo, senza che queste siano mai state oggetto di un programma elettorale.

Sapevamo che sarebbe stata un’impresa che andava oltre le nostre forze, ma alla politica del pallottoliere, preferiamo quella di Alexander Langer, quella del “fare ciò che è giusto”, mettendoci la faccia e un po’ di coraggio. Era la cosa giusta da fare e l’abbiamo fatta, con l’incredibile soddisfazione di aver dato voce a migliaia di persone. Bastava una settimana in più, o qualche media meno distratto, per arrivare all’obiettivo.

La questione delle assenzesfiora poi il ridicolo ed è ai limiti della querela. Il calcolo non riguarda le assenze ma le votazioni, che sono un centinaio al giorno in questo periodo. Ho chiesto di poter essere assente per 3 giorni e mezzo, rinunciando all’indennità, non per partecipare a convegni o a inaugurazioni o andare in vacanza, ma per compilare moduli, allestire banchetti e offrire ai cittadini l’opportunità di esercitare il diritto costituzionale alla partecipazione democratica. A ridosso della scadenza i banchetti sono stati presi d’assalto e c’era bisogno anche del mio aiuto. Credo che questo debba fare un Parlamentare, farsi carico delle istanze democratiche dei cittadini, con la passione di un militante e così intendo esercitare il mio ruolo.

Difficile da capire per chi subisce il fascino della logica dell’uomo solo al comando e delle stanze dei bottoni, ma più che delle assenze mie, consiglierei alla segreteria del Partito Democratico di preoccuparsi e indignarsi della presenza di Verdini e sodali in arrivo in soccorso a Renzi.

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