Screenshot ci fa conoscere un aspetto cruciale del cinema: il Montaggio
L'intervista doppia di Giulia Betti ci fa scoprire i segreti dei montatori
Oggi Screenshot vi invita a conoscere il Montaggio, principio fondamentale dell’arte cinematografica e lo fa intervistando due esperti del mestiere, il montantore Senior Fabio Bianchini (Macerata, 1961) e il suo assistente, il montatore Junior Simone Vacca (La Paz, 1990).
Fabio, per introdurre i nostri lettori al mondo del Montaggio, mi piacerebbe che cercassi di descriverlo con parole elementari. Perciò, chi è il montatore e in che cosa consiste il suo lavoro?
FB: Il montatore è quello che rimette insieme tutti i pezzetti in cui è stato smembrato un film durante le riprese e gli da la forma finale del film così come poi verrà visto.
Hitchcock diceva che “il cinema è la vita a cui sono stati tolti tutti i momenti noiosi”.
Ecco, il montatore è quello che materialmente “toglie i momenti noiosi”.
Ottimo, ora alziamo un po’ i toni e abbandoniamo le parole elementari. Che caratteristiche deve avere un buon montatore?
FB: Sicuramente deve aver visto molti film, letto molti libri, ascoltato molta musica e quindi avere sviluppato una sensibilità per i meccanismi e le strutture che sono alla base di queste forme di racconto.
Quando fai il montatore devi continuamente cambiare il tuo punto di vista. Un minuto prima devi immedesimarti nel regista e in quello dopo nello spettatore, ma devi cercare di capire il punto di vista del produttore e immedesimarti nel musicista che farà le musiche ma anche nell’operatore che ha composto una certa inquadratura di cui fai fatica a capire il significato e l’uso che ne puoi fare. Devi farlo molte volte nella stessa giornata e trovare sempre la sintesi che, alla fine, è ciò che sei tu, la tua sensibilità, il tuo stile di lavoro.
Ci vuole molta disciplina e moltissima cura per quello che si fa; ci vuole capacità di ascolto, verso tutti, ma anche e soprattutto verso il film, perché un film in montaggio è un organismo vivente, ingloba o espelle parti, scene, sequenze e non bisogna resistergli, non bisogna mai irrigidirsi sulle proprie convinzioni.
Perfetto, ora abbandono un istante Fabio per rivolgermi a Simone, il Montatore Junior. Ma, a proprosito, non abbiamo detto che cos’è un Montatore Senior, probabilmente molti lettori se lo staranno chiedendo. Vogliamo soddisfare la loro curiosità?
FB: Il Montatore senior è colui che ha molta esperienza. E’ colui che lavora sui punti deboli di film che sono già stati montati, o monta film di registi alla prima esperienza importante o, ancora, prepara una versione theatrical (75 minuti e più) di un film già montato per la tv (54 minuti). Ciò per quanto concerne il cinema, mentre in televisione il montatore senior è colui che coordina il lavoro di tutto il reparto (montatori, assistenti, finalizzatori) garantendo il rispetto dei tempi di messa in onda.
Molto esaustivo. Simone, ora mi riferisco a te, se volessi definire il Montaggio, dovrei chiamarlo “Arte” o sarebbe più giusto usare il termine “Artigianato”?
SV: Userò una metafora, se me lo concedi. Allora, mio nonno era calzolaio, tutti sappiamo che dietro ogni minimo gesto che rende possibile la costruzione di una scarpa c’è unsacco di sapienza, esperienza, tecnica. Esistono forme d’arte che possono prescindere dalla tecnica? Non mi piace rispondere alle domande con altre domande, ma pensiamo a Michelangelo, è sbagliato dire che prima di essere un artista era sicuramente un artigiano? Sia l’artigiano che l’artista devono avere tecnica, dal greco tèchne e cioè l’insieme delle norme applicate e seguite in un’attività, sia essa esclusivamente intellettuale o anche manuale. Sia l’artista che l’artigiano necessitano della téchne, forse quello che li distingue è proprio l’obiettivo. Azzardo a dire che l’obiettivo dell’artista sfugge alla pragmatica e all’utilità pratica dell’oggetto che ha creato. A differenza del calzolaio che ha creato le scarpe che servono per far camminare le persone, l’artista ha creato l’opera d’arte che non ha un’utilità pratica immediata. Per questo motivo, il montatore secondo me è più vicino ad un artigiano in questo senso.
Fabio, ritorno a te. Quanto in un film, il montatore è libero di creare seguendo il suo genio e spirito creativo?
FB: Ci sono film che richiedono un intervento più incisivo del montaggio e altri meno; i film della realtà (documentari), ad esempio, vengono ideati anche e in buona parte in montaggio, quindi lo spirito creativo del montatore è particolarmente apprezzato. Però non bisogna dimenticare che il montaggio deve dare un contributo al processo creativo collettivo di un film, per cui genio e spirito creativo devono essere funzionali a questo processo. Per questo il livello di inventiva e creatività richiesto a un montatore è proporzionale al livello di empatia che riesce a stabilire con il regista e con il suo punto di vista sul film; se il montatore sviluppa una sensibilità sul film comune al regista, allora la sua inventiva sarà un valore aggiunto per il film.
Oggi giorno che software come Avid, Final Cut Pro e Premiere sono disponibili a tutti, le persone in grado di montare un film sono sicuramente molte di più rispetto a quando c’era solo la moviola. Perciò vi chiedo, basta sapere utilizzare correttamente la strumentazione per essere definiti Montatori?
FB: L’utilizzo del computer e alcuni software casalinghi di post-produzione avanzata, hanno contribuito a creare l’equivoco del montaggio come mestiere tecnologico.
In realtà il lavoro di un montatore è nelle decisioni che deve continuamente prendere: cosa tagliare, dove tagliare, cosa mettere prima, cosa dopo, non è nello strumento che usa per metterle in atto.
SV: Sono d’accordo con Fabio. É fuori ogni dubbio che la téchne di cui abbiamo parlato sopra sia necessaria per montare, tecnica che sicuramente serve anche per conoscere bene un software. Leggendo delle interviste ai grandi montatori, si capisce come fino a qualche decennio fa, il cinema era veramente un’opportunità di imparare un mestiere, era un’industria che dava lavoro. Ora può essere paragonato più ad un atto d’amore verso un’attività, sempre più difficile da far diventare un mestiere, che comunque continua ad essere una fabbrica di idee.
Il fatto che i software siano oggi disponibili a più persone sicuramente abbassa la domanda di specialisti e di montatori; questo discorso vale sicuramente anche per tante altre attività creative.
Simone, prima parlando di arte e artigianato ci hai regalato una metafora che ci è piaciuta molto, sarebbe troppo chiedertene un’altra per definire l’atto pratico del Montaggio?
SV: Se dovessi definire il montaggio con una metafora la prima cosa che mi verrebbe in mente è il gioco del Domino. Affiancando una casella all’altra si possono creare delle vere e proprie sculture, dando ai “percorsi delle caselle del domino” le direzioni più disparate. La bellezza di questo gioco sta poi nel creare il famoso “effetto domino”, cioè ideare il “percorso di caduta” che le caselle effettuano. L’effetto domino mi fa pensare al ruolo del montaggio nel cinema, poiché siamo proprio noi montatori a decidere quanto veloce e a quale ritmo far “cadere” le inquadrature che daranno allo spettatore un determinato effetto piuttosto che un altro. E’ il montatore a decidere quanto deve durare un’inquadratura, parafrasando la citazione iniziale di Fabio su Hitchcock, proprio il grande regista paragonava ogni inquadratura ad una vescica, che andava tagliata nel momento in cui veramente era impossibile continuare a trattenersi.
Ed a proposito di metafore, credo sia opportuno citare Ėjzenštejn che saggiamente definiva il montatore come lo “scultore del tempo”.
Per poter commentare l'articolo occorre essere registrati su Senigallia Notizie e autenticarsi con Nome utente e Password
Effettua l'accesso ... oppure Registrati!