Saccinto, al Panzini di Senigallia il progetto “Dare un senso alla vita”
Svolto il secondo incontro con i genitori Simonetta e Vittorio e la Polizia Stradale - FOTO
Al Panzini di Senigallia il 2° incontro del progetto “Diamo un senso alla vita. I ragazzi accolgono “affettuosamente” Simonetta e Vittorio, i genitori di Francesco Saccinto, che hanno accettato l’invito di parlare del loro amatissimo figlio ucciso in un tragico incidente stradale. Non è facile raccontare il proprio dolore, ma attraverso la loro testimonianza è emerso che alla vita bisogna sempre dare un senso anche se questa vita un senso a volte non sembra averlo.
Ma perché proprio questo incontro? Francesco non frequentava l’istituto Panzini.
“Per caso – spiega la professoressa Simonetta Sagrati – circa un anno fa nel laboratorio di informatica, i ragazzi stavano facendo un lavoro sul senso e significato della vita e due di loro, Valentina e Marica, concentratissime, scrivevano e piangevano … stavano scrivendo al loro amico “Saccio” che non c’era più, quasi a continuare quel legame che non volevano assolutamente sciogliere“. Da quel giorno il ricordo di Francesco è riaffiorato più volte e in più occasioni in tante classi e quindi è stato quasi naturale inserire nel progetto “Dare un senso alla vita” un incontro con i genitori di “Saccio” e ascoltare dalla loro viva voce il “sentimento” di chi ha perso il proprio figlio.
I ragazzi si sono preparati, hanno fatto tante riflessioni per poter accogliere Simonetta e Vittorio ed entrare in empatia con loro, è stato il loro modo di abbracciarli e dire grazie.
Ospiti della mattinata anche l’avvocato Corrado Canafoglia, Padre Stelvio Sagrati, il giornalista Luca Pagliari e la Polizia Stradale di Senigallia.
Padre Stelvio ha letto una sua lettera indirizzata ai ragazzi, è stato il suo modo fraterno di riflettere a voce alta, sottolineando come la parola di Dio possa far trovare un senso al vivere. In un susseguirsi di emozioni Giacomo, Andrea, Silvana e Valentina, sono stati i portavoce dei pensieri, delle riflessioni, delle sensazioni dei loro compagni.
Ha iniziato Giacomo con la poesia “La morte non è niente”, proprio per cercare di dare forza e portare conforto, come se Francesco fosse lì in mezzo a tutti quei ragazzi.
Andrea con le sue riflessioni sul significato di PERDITA: un genitore non dovrebbe mai assistere alla morte di un figlio. Silvana invece, rivolgendosi alla signora Simonetta, ha voluto sottolineare il dolore grande che si prova per la perdita di una persona cara condividendo anche il suo dolore provato per la perdita del padre. Dolore che le ha fatto capire che l’unico senso che la vita deve e può avere è l’AMORE. Infine Valentina che scrive una lettera a Francesco e gli dice “ti voglio bene”.
Che bravi questi ragazzi! Hanno voluto aprire il loro cuore a Simonetta e Vittorio, hanno cercato di riempire un vuoto, hanno frugato nei loro sentimenti, per esprimere la loro vicinanza, il loro voler bene.
Si è creata un’atmosfera particolare, l’attenzione dei ragazzi è stata al massimo: tanto coinvolgimento, tanta emozione e questo appuntamento straordinario ha raggiunto il suo culmine quando Simonetta e Vittorio sono stati invitati ad accomodarsi al tavolo e hanno iniziato il loro racconto.
“Il cuore di una mamma che ha perso un figlio non è un cuore come gli altri, è un cuore più debole, è un cuore chiuso, ma spesso riesce ad aprirsi ed è per questo che oggi io sono qui con voi“. Nel silenzio più assoluto, con il cuore gonfio di emozione, Simonetta inizia a raccontare quello che è successo “quella maledetta sera.… il suo ultimo messaggio sul cellulare …. quel maledetto posto…. ricordi annebbiati, ma precisi …. Franci è steso sul lato della strada, è lì e non si muove …. da quel momento si apre un baratro“.
Tante domande, tanti perché, non è facile accettare una tragedia così grande, ma Simonetta sa che Francesco la sta aspettando e quando sarà il suo momento verrà lui a prenderla …. e poi il racconto di Vittorio e insieme l’invito ai ragazzi a non sprecare la vita, perché questa può cambiare in un attimo; chiedersi sempre: cosa sto facendo della mia vita?
La vita, se vissuta bene, è una grande bella avventura.
Tutti con le lacrime agli occhi, con un applauso lunghissimo hanno voluto dire grazie a Simonetta e Vittorio.
Un progetto importante quello del Panzini per aiutare gli adolescenti a costruirsi “competenze” utili a vivere e a crescere come persone.
Con questo progetto i giovani hanno riempito il loro zaino con oggetti preziosi da portarsi dietro: un “necessaire da viaggio” per aprirsi alla comprensione della vita.
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